Cari Amici, sono convinto del fatto che un reale cambiamento migliorativo della condizione generale di vita delle popolazioni e una maggiore equità sociale possano venirci solo e innanzitutto dalla trasformazione degli assetti economici e monetari sui quali si fonda l'attuale sistema. Tuttavia, dovendo prendere realisticamente atto della enorme (e ingiusta) resistenza che l'idea di Vero Cambiamento incontra da parte del potere finanziario dominante, mi vedo costretto a prendere in considerazione anche la possibilità di proporre delle semplici misure palliative al malessere sociale che presto dilagherà in tutta l'Eurozona, misure che pur lasciando inalterate le radici del male potrebbero però almeno alleviarne i sintomi.
Eccomi dunque a sottoporre alla Vostra attenzione un'idea di Andrea Meneghetti, cofondatore di Quiudinelibera, idea rivolta a offrire un'alternativa ai soggetti esposti maggiormente al rischio di disoccupazione cronica e alle loro famiglie, da noi in Friuli così come nel resto d'Italia.
Vi lascio invitandoVi a leggere con attenzione il testo seguente e a scriverci a perilfuturo@libero.it per esporre le vostre considerazioni, i vostri suggerimenti e le vostre proposte.
A presto
Renato Valusso
Aziende Agricole Sociali
In questo periodo di crisi, dove anche il semplice sostentamento nutrizionale è diventato un problema per ampie fasce della popolazione e diventa un grande costo economico per le casse pubbliche, c'è l'esigenza di trovare delle soluzioni. Queste soluzioni sarebbero anche piu' efficaci se prendessero in considerazione le problematiche della fascia di popolazione over 45, che uscita dal mercato del lavoro per varie ragioni, non ha la possibilità di mantenere se stessa e la sua famiglia.
Una possibile soluzione è la creazione di Aziende Agricole Sociali dove le persone bisognose possono lavorare, produrre per l'auto sostentamento ed eventualmente avere la possibilità di un alloggio.
Queste Aziende agricole a seconda dei territori italiani, produrranno ciò che è piu' adeguato e redditizio, sia in funzione di completamento delle esigenze interne alla comunità, che di scambio con le altre Aziende italiane, dello stesso tipo, messe in rete.
I surplus produttivi dovranno/potranno essere venduti alle istituzioni pubbliche che acquistano prodotti alimentari ed altri beni come ad esempio case di riposo, asili, scuole eccetera che facciano anche servizio di somministrazione di alimenti e bevande.
Ci potrebbero essere tre livelli di coinvolgimento della popolazione in questo progetto:
a) Alto: i disoccupati cronici e coloro che non riescono a mantenersi (anche famiglie intere), entrano in queste comunità con lo scopo di produrre per il loro sostentamento, avere un tetto ed un letto.
b) Medio: persone che si trovano in un periodo di transizione lavorativa o che hanno un alloggio, entrano in comunità con lo scopo di produrre per il proprio sostentamento e quello della loro famiglia. Questa formula è quella che può avere il migliore effetto sociale visto che consente il migliore benessere psicologico (si rimane nell'ambiente famigliare, si rimane occupati, si mantengono i rapporti sociali e non ci si sente né un peso per la famiglia, perché si porta a casa qualcosa, né per la società).
c) Basso: i vari soggetti , per pura scelta personale (ad esempio mantenimento del livello qualitativo di vita, integrazione nutrizionale, aumento della varietà dietetica in periodi di riduzione economica), possono fare dei lavori interni all'azienda, anche utilizzando strumenti o prodotti personali e ricavarne un vantaggio (ad esempio allevare animali per ricavarne carne e altri prodotti, raccolta di legna per il riscaldamento abitativo, trasformazione delle proprie produzioni, partecipazione alla raccolta in cambio di una quota di prodotto).
Come regola generale queste aziende non possono vendere i prodotti ai privati se non in condizioni particolari da valutare (ad esempio una fiera annuale o la fornitura per casi di necessità o carenza sul mercato) e necessariamente senza creare concorrenza al libero mercato.
Alcune delle attività che le Aziende agricole potranno svolgere potranno essere servizi al territorio su richiesta delle altre attività economiche della zona e questi servizi verranno forniti dietro un compenso di mercato, se non altrimenti deciso.
Queste Aziende agricole potranno funzionare come fattorie didattiche.
In questo quadro, in un'attività organizzata, anche persone con varie disabilità possono entrare nel processo produttivo con attività calibrate alle loro problematiche.
I ricavi delle Aziende all'oggetto serviranno prima di tutto a pagare dei contributi pensionistici ai lavoratori, per consentirgli, al raggiungimento della età del ritiro, una vita dignitosa. Un'altra parte dei ricavi dovranno necessariamente servire per ricostituire il capitale aziendale. Infine i lavoratori, in base anche alla produttività aziendale, potranno ottenere una remunerazione, magari bassa, ma che gli consentirà una certa autonomia ed una vita sana anche dal punto di vista sociale. E' importante legare questa forma di compenso alla redditività aziendale cosicché i lavoratori ed il management saranno incentivati a rendere efficiente la struttura.
Il fatto di essere inseriti nelle attività della Azienda sociale, non esclude la possibilità di poter cercare lavoro o fare dei lavori aggiuntivi al di fuori dell'azienda, anche nel tempo libero. In questi casi, il lavoratore potrà sospendere il lavoro nell'azienda senza perdere il diritto all'alloggio. I lavoratori che sospendono in tutto od in parte la loro attività all'interno dell'Azienda, contribuiranno con lo stipendio o in altra forma alle spese della comunità. Dopo un anno che non si svolgono più attività lavorative, a seguito dell'ottenimento di un nuovo lavoro, la possibilità di alloggio cessa. Rimane valido, come per tutti i cittadini, la possibilita' di partecipare nelle forme b) e c) già menzionate sopra.
Visto che queste aziende sociali sono un caso che altererebbe la concorrenza di un mercato e che le norme europee non consentono particolari contributi ad aziende che operano sul mercato comune, nessuno però vieta che le aziende all'oggetto facciano dell'export una azione commerciale autonoma. In quest'ottica, potrebbero organizzare anche le aziende private del territorio o addirittura di tutta la Comunità Europea.
Queste Aziende sociali possono avere inoltre un grosso impatto sulle problematiche ambientali dei vari territori, andando a recuperare terreni incolti, abbandonati, frazionati, poco redditizi e andando a ripristinare delle tecniche di coltivazione più sostenibili.
Andrea Meneghetti
so che per le idee di Renato, questa mia proposta non ha grossi elementi di scardinamento dello "status quo" e soprattutto non ha elementi di particolare innovazione. Pero', cosa ci puo' essere di innovativo nel nutrirsi e vivere? Lo si fa nello stesso modo da miglioni di anni. La proposta, visto che a mio parere la struttura produttiva non potra' cambiare,ha solo elementi organizzativi innovativi, nell'ordine di mantenere una condizione sociale sana.
RispondiEliminaAndrea Meneghetti
Il grosso vantaggio, se queste aziende punteranno all'export, sara' di avere dei prezzi alla produzione estremamente competitivi. Pensiamo ad esempio all'esportazione di frutta e verdura e di altri prodotti alimentari nei mercati russi e mediorientali.
RispondiEliminaAndrea Meneghetti
ehm... milioni di anni, non con la gli..ehem...
RispondiEliminaSembra un idea facile da mettere in pratica,oltretutto un paio di settimane fa ho letto da qualche parte che la regione FVG ha proposto una legge che parla proprio di terreni incolti,abbandonati e frazionati da recuperare e dare in gestione ...
RispondiEliminacredo fortemente che ci sia uno spazio in questo sens
RispondiEliminaGuardate ad esempio questo esempio, è il nostro caso (da leggere fino in fondo):
RispondiEliminahttp://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2011/11/11/news/alla-volpares-un-rifugio-per-gli-animali-maltrattati-1.1663131