lunedì 9 dicembre 2013

MANDATE A DIRE ALL’IMPERATORE

MANDATE A DIRE ALL’IMPERATORE

Mandate a dire all’imperatore che il mondo è cambiato,
mandategli a dire che lui non ci rappresenta più,
mandategli a dire che il mondo sul quale si è arroccato si sta sfaldando.

Mandate a dire all’imperatore che la sua cultura dozzinale è morta;
mandategli a dire che la sua cultura senza congiuntivi è scarsa in partenza, perché è una cultura che non produce ricchezza in quanto settaria e distorta nei contenuti;
mandategli a dire che la sua cultura è stata un vezzo per provare a distinguersi, ma che invece ci ha rinchiuso in un ghetto di povertà;
mandategli a dire che purtroppo questa sua idea di cultura non lascia tracce indelebili, ma anzi toglie forza all’espressione delle avanguardie.

Mandate a dire all’imperatore che i diritti di cui si riempie la bocca sono anche quelli degli altri;
mandategli a dire che quando prende voti turlupinando i giovani dicendo che gli darà spazi, deve ricordarsi che i giovani non sono soltanto i suoi di figli e quelli della sua congrega;
mandategli a dire che farsi paladino della Pace sulla carta e autoimporsi come tale nelle istituzioni pubbliche significa anche il rispetto degli altri e delle altrui idee;
mandategli a dire che quando nelle campagne elettorali per racimolare voti usa come vessillo "la difesa delle donne contro le forme di violenza", deve davvero rispettare la differenza di genere, dandogli spazi e non offendendole in maniera greve e volgare per eliminarle politicamente.

Mandate a dire all’imperatore che il sistema clientelare dei sui amici e delle sue poltrone non si sostiene più economicamente;
mandategli a dire che la tecnica dell’impallinamento delle persone con qualità ma che potevano anche criticarlo non ha portato giovamento alcuno;
mandategli a dire che essersi creato una schiera di collaboranti nani dal punto di vista culturale e intellettivo, ha manifestato apertamente tutte le sue carenze e ci ha lasciato tutti più poveri.

Mandate a dire all’imperatore che non gli pagheremo più la pensione e che non vorremmo più pagare le prebende sue e dei suoi amici;
mandategli a dire che anche lui ha reso questa Italia invivibile e clientelare;
mandategli a dire che per noi può crollare tutto definitivamente e che questo cambiamento si porti via anche lui.

Andrea Meneghetti

domenica 2 giugno 2013

CONVEGNO



Per il ciclo “ASSESSORATI GIOVANI E ASSOGGETTATI”, quiudinelibera.blogspot.com vi invita al convegno aperto al pubblico:

“CAPIRE LA POLITICA E IL DEGRADO FRIULANO ATTRAVERSO L’ANALISI DELLA NOMINA AD ASSESSORE DI GABRIELE GIACOMINI AL COMUNE DI UDINE”

Retrospettiva politica svelatrice delle trame arroganti del centrosinistra friulano nel contesto degradato e depresso della regione Friuli Venezia Giulia

Venerdì 14 Giugno ore 18:30

Sala degli affreschi, Via Mantica, 29 - UDINE


INTERVENTI

·         <<Qualità o conoscenze? Analisi del profilo professionale del Giacomini: dalle scuole cattoliche all’Università di Don Verzé.>>. Relatore: Don Gianni Dordolo – Parrocchia di SS. Cosma e Damiano.

·         <<Quale innovazione? Il metodo applicato da Honsell nella nomina all’assessorato all’innovazione, ha caratteristiche innovative nonostante il puzzo della vecchia politica clientelare?>>. Relatore: Michele Gervasi – responsabile R&D industria farmaceutica.

·         <<Giovani & Giovani: la lotta per i propri spazi o sottomissione al barone di turno? Ci sono ancora giovani pensanti ed autonomi ad Udine o la paura ha ucciso ogni speranza?>>. Relatore: Marco della Costa – Funzionario della cosa pubblica.

·         <<For the International Studies: “How Honsell affected the local scene”>>. Prof. Jean-François Lierac -  Livre  Université de Lyon  (France).
(Sarà fornita la traduzione simultanea della presentazione a cura della CLAC dell’università di Udine).

Seguirà dibattito.


Si ricordano gli altri due incontri dello stesso ciclo:
- Si accorgerà Pirone dei lavoratori sfruttati e schiavizzati nelle municipalizzate, fatti lavorare attraverso cooperative, in condizioni disumane e senza diritti? Carrellata delle principali criticità lavorative nelle controllate pubbliche Udinesi.
- Non dimentichiamoci di Venanzi: Quali qualità? Quale progetto? Prospettive e limiti dell’Assessorato al Tajut e alla Movida. Analisi delle reali necessità del commercio udinese.

(Chiaramente il presente scritto ha mera funzione satirico-goliardica per stimolare il senso critico nella popolazione)

lunedì 22 aprile 2013

TRASFERIMENTO INDIRIZZO BLOG!!!!!

Giugno 2012: Quiudinelibera si e' trasferito!
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Lo Staff

domenica 21 aprile 2013

UPIM: UDINE, PREOCCUPANTEMENTE INSIGNIFICANTE E MEDIOCRE



Rientro dalla visita del “Palazzo conTemporaneo” allestito nell’ex-edificio UPIM, con una rassegnazione che non è nemmeno più insoddisfazione. Non mi aspettavo molto da questa operazione, viste le difficoltà che ci sono nell’organizzare manifestazioni, soprattutto se auto prodotte e senza fondi, ma davvero è incredibile la distanza tra le aspettative create dai media e ciò che si può realmente vedere.
Purtroppo però, dai giornali e dalle premesse di chi la promuoveva, sembrava che si sarebbero viste cose mirabolanti; all’inaugurazione poi, più di un migliaio di persone stimate.
Invece quello che si incontra è poco più della mostra dell’oratorio del quartiere di periferia o del paesello sperduto in mezzo ai campi. Il “modello oratorio” trasuda da moltissime opere e dalla struttura organizzativa, anche se coperto (con difficoltà) dallo sforzo messo in campo.

Primo punto di critica: il tema.
A quanto sembrerebbe si sarebbe dovuto parlare di Udine, del suo sviluppo, del suo futuro, della ricerca di una via di fuga dalla crisi del territorio dal punto di vista lavorativo, intellettivo, architettonico, sociale. Questa ricerca di rinnovamento doveva essere promossa dai giovani, coloro che sono al momento messi da parte dalla società, quelli che vedono il loro futuro incerto, coloro che però nel contempo potrebbero mettere nuove energie in campo per tracciare e scoprire nuove strade e nuove opportunità. Bene, di Udine non c’è praticamente traccia, né per quanto riguarda la città, né per quel che riguarda il territorio circostante. Le sfide per il futuro come la risoluzione del problema energetico, la creazione del lavoro, la riscoperta di peculiarità che potranno darci una speranza, non vengono assolutamente toccate. Non si capisce se ci siano delle problematiche da affrontare, dei disagi da risolvere, delle criticità da considerare. Tranne che per qualche caso, la maggior parte delle opere sono immondizia, sono residui di pensieri altrui raffazzonati alla buona, un insieme di pensieri stanchi ed omologati. Quindi credo sinceramente che le cose proposte e le performances siano distanti dal tema e conseguentemente ne venga fuori un’accozzaglia senza senso oltre a non esserci nessuna critica, nessuna proposta, nessuna prospettiva, il nulla più assoluto. La cosa che fa pensare poi è che queste opere d’arte sono delle forme di autoreferenzialità e non si vada oltre e di conseguenza,  le opere vengono esposte per una mera questione di pubblicità personale. Cartina al tornasole di tutta la questione è che non c’è alcun dibattito sulle opere, c’è solo la press agent del Messaggero Veneto che fa gli articoletti di rito e basta, nessun commento, nessuna presa di posizione, la morte delle opinioni di fronte alla pochezza esposta. Di questo Palazzo conTemporaneo non rimarrà nulla. Viene da ridere che fin dall’inizio gli organizzatori dichiarano a gran voce e anche all’inaugurazione che si faranno pagare l’eventuale prossima organizzazione! Per l’amor di Dio! Li pagheremo al massimo perché non ci ammorbino di falsi ed esagerati comunicati stampa di organizzazione di eventi inesistenti.

Secondo punto di critica: i record
A Udine le cose esistono solo se si fanno i record, la qualità non interessa più a nessuno. Siamo tutti figli dei record di Cecotti e Honsell che dopo le “manifestazioni eccezionali” propinateci, negli anni successivi hanno lasciato il deserto. Ciò è accaduto a seguito del totale disinteresse nelle cose fatte per la cosa pubblica e la collettività, visto che erano state fatte soltanto per un tornaconto di immagine e per vezzo bambinesco che gli è congenito. Siamo tutti amici dell’Udinese, ma solo quando va in Champions League. Il Messaggero Veneto ci spara in prima pagina i record inutili di Nicola Pascolo, scarso rappresentante del piccolo mondo antico friulano, e di altri buoni reucci dai record di paglia, perché qua in Friuli questo conta. E allora anche questa organizzazione, indifferente alla realtà, ci snocciola dei numeri sulle presenze che valgono ben poco ai fini sostanziali e anzi gettano una luce cupa sulla capacità di discernimento del popolo friulano che, come pecore, si sposta dove gli altri gli hanno detto di andare e commentare con il classico “ce figo!” anche se non ci hanno capito proprio nulla. E quelli che non ci sono andati, non è che abbiano capito la pochezza della proposta, no, questi proprio non si erano nemmeno accorti che qualcosa stava succedendo!

Terzo punto di critica: la politica.
E sì perché dietro tutto questo si è pure intrufolata la politica che ha chiaramente interesse ad avere delle ribalte dove apparire, anzi, queste iniziative sono fatte proprio per coloro che sono un po’ ai margini per avere degli spazi di visibilità, a prescindere da  che cosa si stia proponendo. Ecco quindi che è facile continuare a prendere in giro i giovani, lisciargli il pelo, proprio come si fa ai conigli prima di spezzargli il collo! Ecco così, che ti arriva Honsell a definire gli organizzatori “nuovi rinascimentali” dove in realtà l’unica cosa che si vede è decadenza e neanche uno straccio di Decadentismo. Ed infatti è incredibilmente comico vedere la scena della conferenza stampa dove gli sguardi languidi tra Honsell e gli organizzatori si sprecano, dove ci sono sorrisini timidi ed occhiatine che somigliano ad effusioni tra innamorati ai primi incontri; facce gongolanti perché consapevoli che coloro che hanno avuto uno spazio nella lista che sostiene il sindaco uscente, potranno poi chiedere qualcosa se le cose andranno per il verso giusto. Del resto non si capisce a questo punto come possa essere definita questa manifestazione, per voce degli organizzatori, “una dichiarazione d’indipendenza culturale concreta”.

In conclusione, questo “Palazzo conTemporaneo” è un contenitore senza contenuto, si vede di più ad un qualsiasi museo della civiltà contadina, dove almeno possono essere fatti confronti tra passato e presente e potenzialità di sviluppo del territorio (consiglio a questo proposito quello di San Daniele del Friuli): è chiaro che bisogna metterci del proprio per tirare delle deduzioni valide.
 Assistiamo quindi ad una involuzione sostanziale rispetto a ciò che si poteva avere 10-15 anni fa nei giovani (quando si è iniziato a strutturare il declino) e soprattutto 30-40 anni fa nella potenzialità artistica Friulana. Purtroppo gli Under-35 andati alla scuola degli schiavi e della omologazione (magari proprio a quella Università dove Honsell faceva il rettore), più del loro compitino non hanno potuto fare. Certo, in alcuni aspetti c’è anche della professionalità, ad esempio in una parte dell’accoglienza e del materiale della mostra, ma è la stessa che si può trovare all’ufficio dell’anagrafe, di qualche bravo ragazzo che disoccupato, si occupa a fare volontariato in queste manifestazioni. Dall’altro lato si riesce a capire che chi ha messo in piedi questa cosa, che è in ultima analisi un vezzo inutile, è gente che probabilmente può permettersi di non lavorare.
Si scrive tutto ciò anche nella speranza che gli under-35 friulani ed udinesi di valore, non siano tutti qua e non ci sono perché non potevano permettersi di perdere tempo in queste sciocchezze. Nella speranza che siano altrove a esprimere i loro pensieri e le loro potenzialità, se non altro per la loro realizzazione personale.

Questo vuole infine essere il mio ultimo atto politico perché davvero è inutile continuare a perdere tempo in questo modo, cercando di esprimere i dubbi e le idee su un territorio che si inaridisce ogni giorno di più. Non c’è più tempo per nessuno. Però io il mio ultimo punto di vista lo voglio esprimere, perché il mio contributo a questo movimento è di dire basta a questa politica dei sorrisini, dei giovani che fanno politica in coda del potente di turno o di riferimento, del paraculismo spinto solo per raccogliere le briciole. E’ ora di dire basta anche a tutto questo ideologismo di coloro che vogliono uguaglianza e libertà solo quando non assegnatari di un privilegio o quando la loro lobby non glieli riesce a garantire. Questa società si deve riprendere il senso critico se non vuole implodere.
Udine, ci hai provato ad essere migliore, ma purtroppo non c’erano i presupposti e se ci ritroveremo fra trent’anni qui, troveremo solo macerie e degrado se va avanti così. Ma non è colpa tua, sono i tuoi abitanti che non hanno più niente da dire.

Andrea Meneghetti

lunedì 17 dicembre 2012

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sabato 1 dicembre 2012

CI FARANNO ENTRARE SUL 3-0



CI FARANNO ENTRARE SUL 3-0

Ieri sera sono andato ad una conferenza organizzata dal gruppo giovani di Confindustria Udine sull’argomento “Etica ed Economia” dove erano stati invitati i rappresentanti delle istituzioni statali che fanno i controlli fiscali e del lavoro nelle aziende. La tesi che si proponeva, era quella di andare verso una categoria imprenditoriale che, per una scelta etica, sia sempre più onesta, rispettosa della legge e delle regole, che sia di esempio per i comportamenti personali e riscopritrice dei valori morali e che quindi sempre più cercherà di lavorare a fianco delle istituzioni per prevenire i casi di reato; ma nel contempo viene richiesto agli organi controllanti di avere un comportamento altrettanto equo verso gli imprenditori, senza soverchiarli.

Promotore di questo incontro il vicepresidente dei giovani imprenditori, Matteo Di Giusto a capo, assieme al fratello gemello, di un’azienda di ben 800 dipendenti. Io Matteo Di Giusto ed il fratello Michele, li avevo conosciuti a scuola, visto che alle medie inferiori eravamo nella stessa classe. Sentendo gli interventi e riflettendo sugli stessi, mi è tornato in mente un episodio di quel periodo dell’infanzia che è simpatico ricordare: c’era il torneo di calcio dell’Istituto  e i due fratelli giocavano per una società, di livello, della zona e così hanno preso in mano la situazione e si sono messi ad organizzare la squadra. Io non ero un campione, ma me la cavavo, molto più della media della classe, se non altro per la buona capacità polmonare che avevo dimostrato nelle varie campestri e anche perché comunque avevo giocato un pochino in una società. Ogni modo, mi sono ritrovato presto in contrasto con le “scelte tecniche” e sono stato relegato in panchina per tutte le partite. Ricordo la partita cruciale per passare il turno, stavamo perdendo 3 a 0 e tutti erano arrabbiati della situazione. Ad un certo punto i due gemelli sono stati costretti a farmi entrare su pressante protesta degli altri componenti della classe, che comunque sapevano che potevo dare una mano alla causa comune, avendomi visto giocare più volte. Sono quindi entrato loro malgrado. Per quei 10 minuti rimasti all’incontro, grazie anche alla mia freschezza atletica e voglia di riscatto,  abbiamo sempre giocato all’attacco e quando gli avversari avanzavano, tornavo a prendere la palla fino dalla difesa. Ebbene, il gol della bandiera l’abbiamo fatto ma non è bastato.

Tornando alla conferenza, è da tempo che cerco di esprimere il concetto che la nostra crisi economica è figlia di una crisi etica. Però bisogna intendersi che etica non è seguire le regole e pagare le tasse. Non è fare i buoni ed evitare di essere cattivi. Non è riscoprire i valori dei nostri padri e dei nostri nonni. Etica è avere dei comportamenti che ci consentano di essere in equilibrio psicologico con noi stessi e nel contempo compiere delle azioni che ci consentano di essere competitivi. Grandi gruppi industriali, anche friulani, si sono sviluppati sfruttando operai e infrangendo leggi; ma i titolari degli stessi gruppi, sapevano come gestire le situazioni ed erano in equilibrio psicologico con se stessi, senza dover vivere con i rimorsi. Ed è questo in ultima analisi saper seguire l’etica, anche se, la morale, risulta essere diversa per una esigenza di equilibrio sociale e forse i veri imprenditori sanno gestire anche questo.

La mia paura è che questo sbandamento verso un utilizzo distorto del concetto di etica, porterà ad una ulteriore riduzione della capacità produttiva. La scelta di Confindustria è quella di seguire i tracciati sicuri, tranquilli e che non creino ulteriori tensioni. E’ la scelta più facile, la scelta delle NON responsabilità. Scelta lecita ma in questo momento servirebbe evitare le vetuste idee di etica ed invece iniziare a strutturarne delle nuove, scardinando i vecchi schemi e non accettando lo status quo delle cose. Solo così, rianalizzando ciò che si può fare o meno, richiedendo alla politica delle direttive chiare che salvaguardino la produzione  ed i vari operatori e che abbiano come fine il competere in maniera più efficace sia sui mercati interni che quelli esteri, si può pensare di andare avanti. Regole chiare sono importanti per strutturare il processo produttivo e se sono valide l’imprenditore troverà utile seguirle. Per assurdo, ora, per uscire dalla crisi, può servire andare oltre alla legge nel senso che questa non riesce a garantire più nessuno e quindi il sentiero etico tracciato dal Presidente Luci, perde di significato nel senso che c’è bisogno di prendere delle posizioni che impongano, più o meno legalmente ai politici di fare un certo tipo di riforme che ormai sono essenziali e vitali. Ed invece, verso la fine del convegno è intervenuto l’Onorevole Compagnon già noto alle cronache giudiziarie, a cui il Direttore del Messaggero Veneto Monestier, moderatore della serata, ha fatto un saluto più che reverenziale.
Ebbene, nel contempo, non c’è stata alcuna proposta di respiro né da parte di Di Giusto e nemmeno da parte del presidente dei giovani industriali Zamò. Se questi sono i giovani industriali, siamo messi male perché non sembrano esserci i caratteri essenziali dei dirigenti d’azienda e cioè che sappiano fare degli strappi, che traccino nuovi obiettivi e con nuove strategie, che sappiano essere leader, che sappiano confrontarsi alla pari con la politica senza piegarsi ed accettare le angherie che impone alla classe produttiva. Perché queste regole vessatorie, che in qualche modo i giovani imprenditori cercano di gestire, sono delle imposizioni deleterie che non si dovrebbero accettare.

In conclusione, questa serata mi ha fatto capire che quelli come me (con grossi limiti, soprattutto sotto l’aspetto della capacità di leadership, ma che comunque in un contesto intelligente possono aiutare la ricchezza di una società e di una popolazione) continueranno ad essere interpellati sempre quando ormai saremo sul 3 a 0. Troppo tardi.

Andrea Meneghetti

lunedì 11 giugno 2012

TRASFERIMENTO INDIRIZZO BLOG

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