lunedì 30 gennaio 2012

Attenzione alla decrescita! Non e' Serena, piuttosto e' Maria: una droga per i poveri

Carissimi, non ho il tempo di fare un post articolato come vorrei, ma mi sento in dovere di limitare, o comunque bilanciare, lo sbandamento verso "La Decrescita Serena" che si sta vedendo in questo sito.
Secondo me questo movimento non portera' miglioramenti e rappresenta una forma di depressione sociale.
A tal fine riportero' in calce degli stralci del testo del libro che sto scrivendo e che e' praticamente concluso e che tange anche questo argomento in un paragrafo.

Andrea Meneghetti

La velocità della vita. Ma la paura e l'ansia del cambiamento nasce anche sul problema della velocità come elemento competitivo ed elemento di disturbo (dell'equilibrio) nella società, ma anche della psicologia del singolo. La società è caratterizzata da un continuo dinamismo, che non sempre tutti riescono a gestire e sopportare, perché oramai abituati ad una situazione che li aveva esclusi dalla competizione più cruda, oppure perché non hanno la plasticità neuronale per affrontare le nuove sfide che il cambiamento porta, anche sotto la spinta di coloro che non hanno nulla e non perdono niente a provare ad avere una condizione migliore. La soluzione a questo dinamismo è diversa per ogni soggetto che cerca di alleviare il disagio psicologico che deriva dal cambiamento.

Decrescita Serena
Un accenno doveroso, anche se tange solo leggermente gli argomenti di questo libro, va al movimento, soprattutto europeo, della “Decrescita Serena”. E' un movimento di carattere moderno che evidenzia una società matura ma che ha in sé il germe dell'involuzione, molto rischioso per la sua sopravvivenza. Quando una società intraprende questi percorsi filosofici manifesta apertamente il sintomo della depressione. [...] 

Riduzione della capacità produttiva. In questo quadro si inserisce il discorso della riduzione della capacità produttiva per motivi etici. Una delle circostanze che si possono creare è che a seguito della propria etica ci si metta un limite anche nella capacità di produrre ricchezza e questo riguarda sia il singolo che la società nel suo complesso. [...]
Evitando tante teorizzazioni, si può spiegare il fatto con un esempio: si decide che l'uso del petrolio inquina e non si vuole più usarlo. Se per motivi etici una persona sceglie, quindi, di non usare più la macchina, come conseguenza c'è un limite nella possibilità di movimento. Infatti, non si può scegliere di coprire grandi distanze a piacimento, soprattutto di notte, tutta una serie di professioni non possono essere svolte perché sarebbe necessario un mezzo proprio per spostarsi e comunque certi lavori non possono essere svolti senza l'uso di un mezzo, come fare il rappresentante. Ma in più, c'è anche un limite nel tempo impiegato a fare le cose: se bisogna spostarsi di tre chilometri in un'area di periferia con la bicicletta, è più impegnativo in termini di tempo che farlo con una automobile. Ciò riduce il tempo a disposizione della persona. Per quello che interessa a noi, tutte le produzioni agricole del mondo sviluppato non potrebbero essere svolte (al momento) senza mezzi agricoli e l'uso del petrolio. Ma non tutti la pensano così: <<Se il petrolio non è più in grado di fare aggio al lavoro – la meccanizzazione agricola ha questo fine – dobbiamo tornare a valorizzare il presidio umano sull'attività produttiva: l'agricoltura contadina o la pesca artigianale rappresentano a tal fine una risposta coerente.>> (Colombo e Onorati 2009, p. 147). Queste forme di “stanchezza” sono sotto certi aspetti deleterie perché richiamano ad un mondo da favola, che in realtà, non lo è mai stato. La fame e la scarsità produttiva (oltre che intellettiva) prima dell'avvento delle tecnologie erano la normalità. Ma ci sono due punti da mettere ulteriormente in luce: 1) se si vuole “tornare indietro” bisogna essere consapevoli che la maggior parte dei nostri orpelli tecnologici dovranno essere abbandonati: dalle televisioni ai computer, dai telefonini all'Iphone. Ma nel contempo dovremo rinunciare alla possibilità di avere una cultura competitiva ed emancipativa e alla possibilità di conoscere altri mondi; 2) se anche si rinuncia al progresso e ci annulliamo, altri prenderanno il nostro posto. Altri con diverse etiche che accetteranno altri livelli di competizione rispetto a chi ha perso forza mentale e si è assuefatto alla ricchezza ed al surplus produttivo.

Ritornando quindi al discorso della decrescita serena, raccontarsi di voler una migliore qualità della vita anche riducendo il reddito sono pensieri non vitali. Rinunce che nei casi più estremi eliminano molti degli strumenti che servono a stare nella società con la conseguenza di avere la difficoltà a vivere. Posto anche che questa scelta sia un'azione volontaria e non coercitiva, in quanti avranno fatto delle rinunce? Ma gli altri faranno lo stesso o vivranno sulle spalle di chi ha rinunciato?
Scegliere di vivere con meno è un pensiero nevrotico perché non riesce a valutare la totalità degli agenti in atto e si mette in una posizione di rinuncia per se stesso e tende a colpevolizzare gli altri, che riescono invece a vivere senza rimorsi.>>



La Pillola del Lunedì


Ieri sera, domenica 29 gennaio 2012, alle ore 23,30 è mancato Ivan, 21 anni, fulminato da un cancro al cervello. Era mio cugino.
Oggi ogni mio pensiero va a sua madre Silvia, suo padre Enzo e a suo fratello Cristian oltre che a tutti i familiari. Oggi rallento. Vado lenta, lenta.

In questa giornata triste vorrei fare un elogio alla lentezza. Len... tez......za.
Capitalismo, velocità. Decrescita, lentezza.
Lo vogliamo capire quanto danno ci ha procurato il capitalismo? lo vogliamo capire che la vita ci passa davanti mentre abbiamo in mano il telefonino e contemporaneamente scaldiamo il pranzo al micronde e contemporaneamente scriviamo la lista della spesa e contemporaneamente non ascoltiamo ciò che ci dice l'altro al telefono e contemporaneamente Ivan muore? Molliamo un po' di cose, lasciamole andare, pensiamo a come lavorare meno e vivere di più.
Molliamo.
Anna Facchini

venerdì 27 gennaio 2012

AVAAZ CONTRO ACTA: FERMIAMO LA PIU' GRANDE MINACCIA ALLA LIBERTA' DI INTERNET

Cari amici, 

 

Un nuovo trattato globale darebbe carta bianca alle multinazionali per controllare tutto quello che facciamo su internet. La scorsa settimana 3 milioni di noi hanno fermato le leggi censorie americane. Se agiremo ora potremo far sì che il Parlamento europeo affossi questo nuovo pericolo per tutti noi:

Firma la petizione!
La settimana scorsa 3 milioni di noi sono riusciti a respingere l'attacco americano a internet! Ma ora c'è una minaccia persino più grave, e il nostro movimento globale per la libertà di internet è l'arma migliore per annientarla.

ACTA, un trattato mondiale, darebbe il potere alle multinazionali di censurare internet. Dopo che è stato negoziato in segreto da un manipolo di paesi ricchi e poteri forti, ora potrebbe mettere in piedi un organismo nell'ombra per combattere le contraffazioni e che permetterebbe a interessi organizzati di controllare tutto quello che facciamo su internet, imponendo sanzioni che prevedono addirittura il carcere contro chi metterebbe in pericolo i loro affari.

L'Europa sta decidendo ora se ratificare o meno ACTA: se non lo farà questo attacco globale alla libertà di internet cadrà. In passato si sono già opposti a ACTA, ma ora alcuni parlamentari vacillano: diamo loro l'ultima spinta per rigettare il trattato. Firma la petizione: faremo una consegna spettacolare a Bruxelles non appena avremo raggiunto le 500.000 firme:

http://www.avaaz.org/it/eu_save_the_internet/?vl

E' una vergogna: i governi dei quattro quinti della popolazione mondiale sono stati esclusi dai negoziati dell'Accordo commerciale anti-contraffazione (ACTA) e burocrati non eletti hanno lavorato spalla a spalla con i lobbisti delle multinazionali per scrivere le nuove regole e un regime sanzionatorio pericoloso. ACTA sarebbe inizialmente esecutivo negli Stati Uniti, in Europa e in altri 9 paesi, poi in tutto il resto del mondo. Ma se riusciremo a far dire no all'Europa, il trattato perderebbe il momento buono e potrebbe essere chiuso in un cassetto per sempre.

Grazie a queste regole liberticide persone in ogni dove potrebbero essere sanzionate per semplici gesti come condividere l'articolo di un giornale o scaricare un video di una festa dove c'era musica protetta dal copyright. Venduto come un trattato commerciale per difendere il diritto d'autore, ACTA potrebbe vietare anche la vendita di farmaci salvavita e mettere in pericolo l'accesso degli agricoltori ai semi di cui hanno bisogno. E, incredibile ma vero, la commissione ACTA avrebbe carta bianca per cambiare le sue stesse regole e sanzioni senza alcun scrutinio democratico.

Potenti interessi organizzati stanno facendo di tutto per far passare il trattato, ma il Parlamento europeo si è messo in mezzo. Inviamo un grido enorme ai parlamentari per contrastare le lobby e difendere la libertà di internet. Firma ora e inoltra questo appello a tutti:

http://www.avaaz.org/it/eu_save_the_internet/?vl

La scorsa settimana abbiamo visto in concreto la forza del nostro potere collettivo: quando milioni di noi hanno unito le forze per fermare gli Stati Uniti dall'adottare la legge sulla censura a internet, che avrebbe trafitto il cuore della rete. Abbiamo anche dimostrato al mondo quanto possono essere potenti le nostre voci. Uniamole ancora una volta per contrastare questo nuovo pericolo.

Con speranza e determinazione,

Dalia, Alice, Pascal, Emma, Ricken, Maria Paz e il resto del team di Avaaz

Più informazioni:

Pirateria, l'Unione europea firma ACTA: "Bavaglio al web e alla ricerca medica"
http://www.repubblica.it/tecnologia/2012/01/26/news/pirateria_acta-28803676/

La Polonia marcia per il web libero: in 10.000 contro ACTA
http://www.giornalettismo.com/archives/193127/la-polonia-che-marcia-per-il-web-libero/

ACTA, inizia un'altra battaglia per la Rete
http://daily.wired.it/news/internet/2012/01/26/acta-censura-internet-copyright-sopa-16742.html

Accordi segreti minacciano la libertà di espressione (e non solo)
http://www.valigiablu.it/doc/607/accordi-segreti-con-le-multinazionali-minacciano-la-libert-di-espressione-e-non-solo.htm

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mercoledì 25 gennaio 2012

Ci vorrebbe un Cappello – Di Natale


La mia non è una nostalgia per le passate festività natalizie ma vuole essere una riflessione sul momento culturale che caratterizza la società friulana e più in generale quella italiana.

Oramai esprimere un pensiero è quasi impossibile nella nostra società, perché oltre a non esistere più gli spazi fisici nei quali trovarsi, non ci sono soprattutto gli spazi mentali delle persone. In altre parole, la gente è proprio incapace di fare dei ragionamenti sociali che vadano oltre al “mangiare-bere-figa-udinese-metallica” (o un qualsiasi altro artista che verrà ad esibirsi a Udine). Tabula rasa nelle menti, una tremenda apatia che si riscontra anche negli studenti universitari: quei quattro che ancora discutono fanno dei discorsi così superficiali e così poco strutturati che fanno quasi tenerezza ad essere ascoltati (perché loro almeno dicono qualcosa).

I nuovi filosofi sono i giocatori e gli allenatori di calcio. Se uno nel suo tempo libero va a guardare una partita non è una brutta cosa, ma impostare tutta la vita sociale intorno a questo sistema (non)-culturale è drammatico.

In questo quadro è da un po' che seguo l'evolversi della dinamica di promozione dell'attività per far ottenere al poeta Cappello i benefici della legge Bacchelli. I politici con fare benevolo, a parole sostengono questa azione, ma a me sembra che lo facciano poco convintamente e per un tornaconto di visibilità personale. Seppur con molti estimatori, poi, il gruppo di facebook ad oggi ha circa 1200 aderenti che non sembrano sufficienti a creare un movimento che si possa definire “importante”. Ma il tutto sembra andare su un binario di stanchezza, senza una consistente dimensione culturale della motivazione per la quale il beneficio dovrebbe essere dato e senza un riverbero sul territorio.

Allora viene da chiedersi se alla fine gli daranno questo beneficio perché, purtroppo per lui, è su una sedia a rotelle e non per una unanime condivisione delle sue capacità letterarie.

Per smuovere i friulani, per aumentare “l'appeal” a questa azione, ci vorrebbe quindi un Cappello – Di Natale. Cioè, purtroppo, per stimolare i friulani a sostenere i figli di cultura della propria terra, bisogna creare un personaggio, di bassa cultura, che sappia dare due calci al pallone. Vedreste allora, che risposta ci sarebbe. Dato che la Bacchelli può essere chiesta anche per gli sportivi, non stenterei a credere che ci sarebbe gente già in sciopero della fame se il beneficiario fosse un idolo del calcio bianconero.

Ed il pensiero più amaro che ho ora, è che questa terra se avesse un altro Pasolini, non se ne accorgerebbe nemmeno. E non se ne accorgerebbero nemmeno coloro che promuovono la Bacchelli per Cappello.

Andrea Meneghetti


Qui Libera Italia è attivo!

Amici, come promesso un po' di tempo fa (v.) abbiamo dato vita a Qui Libera Italia, la versione nazionale di Quiudinelibera.
Ringraziandovi ancora una volta per la vostra partecipazione e la stima che ci avete accordato, vi invitiamo a seguirci anche su questo nuovo spazio e a non esitare a far sentire la vostra voce, scrivendo sempre a perilfuturo@libero.it.
Per visionare il nuovo blog cliccate qui
Avanti sempre!

La redazione di Quiudinelibera


martedì 24 gennaio 2012

Un auspicio di energia e di ottimismo: l'appello dell'Amico Carmine Avagliano

In previsione del primo tavolo del Gruppo di Studio per l'Occupazione, stabilito per martedì 31 gennaio (v. post), il Presidente dell'associazione culturale Generazione del Terzo Millennio Carmine Avagliano  ha voluto rivolgere a tutti un invito che apprezziamo per la positività che trasmette e che vi riportiamo di seguito.
 r. v.

    
FORZA RAGAZZI


Rendiamoci protagonisti del cambiamento.

La dimensione politica, quale soggetto sociale che partecipa alla rimozione degli ostacoli che generano svantaggio, esclusione, degrado e perdita di coesione sociale.

L'attivismo e la scuola di solidarietà per la formazione dell'uomo solidale e di cittadini responsabili. Proporre tutti, ciascuno con le proprie competenze, delle soluzioni tanto per i problemi locali quanto per quelli globali e, attraverso la partecipazione, portare un contributo al cambiamento sociale.

VI ASPETTIAMO

Associazione culturale Generazione del Terzo Millennio
e-mail: assculturale.gtm@libero.it
www.cussignacco.it
338 47 07 556
Carmine Avagliano





MESSAGGIO AI GIOVANI


Cari Amici, attualmente il gruppo di Quiudinelibera conta pochi giovani.
Invitiamo pertanto Voi Ragazze e Ragazzi a scriverci: parlateci delle vostre idee, dei vostri desideri, dei vostri sogni e delle vostre paure.
Che Italia vorreste, come vivete la vostra età, quali sono le cose che vi angustiano e quali invece vi rendono felici, che cosa vorreste per il vostro futuro, che lavoro sperate di fare, come immaginate il mondo di domani e cosa chiedete oggi agli adulti. Quale famiglia vorreste da grandi, quali sono le vostre proposte per un mondo migliore, e tanto altro ancora.
Scrivete a perilfuturo@libero.it oppure sulla bacheca Facebook di Quiudinelibera, mandateci post, link, foto, video, quello che volete.
Daremo spazio alle vostre storie e alle vostre richieste.
Vi aspettiamo.

Renato Valusso 

La disoccupazione "fisiologica" è un Crimine contro l'Umanità

La disoccupazione, specialmente se di lunga durata, fa vivere male, molto male, si sa.
Ma a volte, e purtroppo sempre più spesso in questi ultimi anni, di disoccupazione anche si muore.
Questa tragica notizia è del Messaggero Veneto di oggi: 
Non trova lavoro da 3 anni: 54enne si toglie la vita (leggi tutto).
Una volta di più, invito chiunque stia leggendo queste righe, se disoccupato o a rischio di disoccupazione o in una condizione comunque difficile dal punto di vista lavorativo a comprendere che non siamo soli se ci uniamo ad altri che vogliono uscire da situazioni come queste, frutto di un sistema socio-economico che privilegia i grandi interessi finanziari a discapito dei diritti dei cittadini e di una mentalità diffusa che divide le persone in gruppi e tribù anziché aiutarle a camminare assieme.
Scriveteci a perilfuturo@libero.it o telefonate o inviate un sms al nr. 3809016082 e assieme ci impegneremo per trovare delle soluzioni.
Vi aspettiamo.

Renato Valusso

La Pillola di Anna Facchini


La pillola del lunedì di martedì.
Eccomi, anche oggi arrivo un po' lunga. Dicevo delle cose di cui si può fare a meno.
Mi viene in mente l'acqua minerale in bottiglia. Ma anche le caraffe filtranti. Gli aggeggi che gasano l'acqua e i ristoratori che te la fan pagare come acqua minerale. Ma a che punto siamo arrivati.
Pensiamo allo spreco di denaro a far confluire, imbottigliare, confezionare, caricare, trasportare, scaricare, riporre, acquistare e ritrasportare fino a casa un bene così prezioso che abbiamo - grazie a Dio - lì, pronto, basta aprire il rubinetto e lei.....frussccccc..... arriva nel bicchiere, liquida, pulita, controllata, pronta all'uso. E non mi si dica che il cloro fa male... un ninin di varechina, dai! E' anche blandamente lassativo, ti da una ripulitina alle budella.... e se proprio non ti garba, versa l'acqua in una caraffa e lasciala riposare una mezz'oretta, il cloro è volatile e se ne va da solo.
Ecco fatto, bevila ringraziando e pensando che c'è chi non ce l'ha.
Buona giornata e a presto!
Anna Facchini

domenica 22 gennaio 2012

Amici, fra poco a Udine si attiverà il Gruppo di Studio per l'Occupazione: partecipiamo e divulghiamo!


Paolo Barnard: summit Modern Money Theory a punto

Cari Amici, Paolo Barnard ci comunica sul suo sito che il luogo dove si terrà il summit MMT è stato deciso e che ora si dovrà confermare la propria partecipazione all'evento.
Riporto pari pari più sotto il testo dell'aggiornamento in oggetto.
A presto
 r. v.  

Sono Paolo Barnard, ora fate ESTREMA ATTENZIONE a quanto segue. Si parla di

1) CONFERME DELLE PRESENZE
2) COME ALLOGGIARE A POCO

---- COFERMA PRESENZE
Devo sapere con precisione quanti di voi DAVVERO verranno al Summit MMT, che si terrà al 105 STADIUM, PIAZZALE PASOLINI 1/C RIMINI, DAL 24 FEBBRAIO SERA AL 26 POMERIGGIO, nei seguenti orari: Venerdì 24: dalle 21 alle 22,30 – Sabato 25: dalle 09 alle 12,30, dalle 15 alle 19 circa e dalle 21 alle 22,30 – Domenica 26 dalle 09 alle 12,30 e dalle 15 alle 18,30 circa.
Perché vi chiedo questo?
Perché DEVO PAGARE MIGLIAIA DI EURO DI STRUTTURE SULLA BASE DI QUANTI PARTECIPANO, ED E’ INACCETTABILE GETTARE UNA MONTAGNA DI SOLDI DONATI SE POI LA META’ DI VOI NON SI PRESENTA.
Mi dovete dire CON IMPEGNO ADULTO se veramente ci sarete o meno.
Quindi:
 1) RISPONDETE QUI paolo.barnard@yahoo.it CON UNA MAIL CON INTESTAZIONE TASSATIVA “CONFERMO”. UNA MAIL PER PERSONA. NO A MAIL CON PIU’ NOMI.
NOTA IMPORTANTE: E’ ESSENZIALE ESSERCI DAL VENERDI’ SERADOVE VERRANNO DETTE COSE FONDAMENTALI PER TUTTO L’EVENTO. Significa essere a Rimini entro le 19 del Venerdì 24, tassativo, per registrazione e accesso.
2) Chi è incerto, o sa di non venire, NON RISPONDA A QUESTA MAIL. Chi è incerto NON E’ escluso dal Summit, verrà mantenuta una quota di posti di riserva sufficiente per tutti, data l’ampiezza dello Stadium.
3) Invitiamo ciascuno a portare la ricevuta del proprio bonifico, da esibire all’entrata.
Per favore, non ci fate contare persone che poi non verranno, questo danneggia tutti.

---- COME ALLOGGIARE A POCO
Contattate la persona che si occuperà del booking alberghiero: Simona Pozzi tel. 02-34934404 interno 205, cellulare 342-3913741. Offrono per il Summit MMT camere scontate da 2-3-4 letti a costi da 25/30 euro a notte con prima colazione a Rimini. E’ il meno che siamo riusciti a ottenere. Non tutti gli alberghi sono a distanza di cammino dal 105 Stadium, quindi incoraggiamo il ‘car-pooling’.
ATTENZIONE: AVETE 10 GIORNI DA OGGI PER CHIAMARE  E OTTENERE LE CAMERE AL PREZZO SCONTATO STABILITO. CHIUNQUE PRENOTI DOPO QUESTO PERIODO POTREBBE DOVER PAGARE UN PREZZO UN PO’ SUPERIORE.

Per il programma completo visitare nei prossimi giornihttp://www.democraziammt.info/ o paolobarnard.info.

RISPONDETE SUBITO. Grazie davvero. Questo è un evento storico. P.B.


giovedì 19 gennaio 2012

La pillola del lunedì ma di giovedì



Questa settimana sono in ritardo... un po' di rognette casalinghe e lavorative, ma ci sono.
Si parlava con Renato l'altro ieri ancora di decrescita. Allora oggi vi segnalo una lettura molto interessante che potete aggiungere ai classici sulla decrescita di Latouche e Bonaiuti: di Maurizio Pallante, "Meno e meglio. Decrescere per progredire" - Bruno Mondadori editore.
La pillola di oggi conclude così: ognuno di noi è ricco in proporzione al numero delle cose di cui può fare a meno.
Sarebbe interessante fare un elenco di queste cose... magari il prossimo lunedì cominciamo.
A presto. 

Anna Facchini


Fontanini "Contile Juste": cui paial lis tos pajazadis?

Qualche giorno fa, sotto le festivita' del nuovo anno, mi sono imbattuto in una trasmissione televisiva messa in onda su Telepordenone dal titolo "Contile Juste" definita come <<...la trasmission informative setemanâl par furlan realizade de Provincie di Udin...>>.

Bene, in questa trasmissione partecipavano, intervistati dalla giornalista Anna Casasola, il  presidente della provincia di Udine Fontanini ed il cabarettista (un po' volgare) Sdrindule.

Una trasmissione a tratti surreale, senza contenuti, ridicola. Una accozzaglia di domande pilotate e gia' decise a priori alle quali il "miracolato" Fontanini rispondeva impettito e pavoneggiandosi, intervallate da domande fatte a Sdrindule che cercando di essere divertente squalificava l'intervento del primo. La giornalista che si arrampicava sugli specchi per mettere insieme le due cose che non avevano un racconto lineare visto che l'unione non possedeva un senso logico.

Io dico, se la provincia ritiene di fare un buon lavoro e desidera comunicarcelo, faccia dei comunicati stampa, anche video, ma cerchi di non propinarci un prodotto tanto ridicolo.

Si, perche', la presenza di Sdrindule (che ricordiamo ha gia' avuto problemi con l'ufficio delle entrate) non si giustifica se non in un ottica di "specchietto per allodole", e credo che questo soggetto non abbia partecipato gratuitamente alla trasmissione. 

La giornalista, sempre quella, non fa il lavoro gratuitamente.

La messa in onda, che scopro essere fatta anche su Telefriuli e sul canale Free, non e' gratuita.

Allora viene da domandarsi, chi paga per questa merda? Le persone presenti sono assunte dopo un regolare bando di concorso o sono sempre quelli del solito giro?

Questo alla fin fine e' un prodotto mal fatto, molto probabilmente pagato con i soldi dei contribuenti e che tra l'altro crea dei grossi dubbi etici sulla opportunita' di fottere mediaticamente il telespettatore di lingua friulana con l'utilizzo di un comico in una trasmissione istituzionale. 

Se questa e' la fine che fanno i fondi per le lingue minoritarie, il friulano avra' vita molto breve.

Andrea Meneghetti


venerdì 13 gennaio 2012

DIFENDIAMO IL VOTO POPOLARE: FIRMA ANCHE TU PER L'ACQUA PUBBLICA!

Amici, c'era da scommetterci: come già "profetizzato" in un precedente post (v.qui) quest'accozzaglia di rappresentanti dei poteri forti e dei cazzi loro in favore di interessi privati, ci sta di nuovo provando con la privatizzazione forzata dell'acqua pubblica, in dispregio alla volontà sovrana del popolo, già chiaramente espressa attraverso il referendum del 12 e 13 giugno dello scorso anno.
Amici, questa gente va fermata: non dobbiamo credere ai loro media bugiardi, che ci rappresentano la privatizzazione anche dell'aria che respiriamo e le scelte di questo esecutivo GOLPISTA E CRIMINALE come l'unico modo per uscire da questa crisi fasulla, una crisi economica che non nasce da una carestia, ma da tutta una serie di decisioni impostate sulla base di un'economia di mercato e finanziaria neoliberista, per decenni presentata a milioni e milioni di persone comuni come l'UNICA POSSIBILE.
Vi invito pertanto a sottoscrivere l'appello che vi posto di seguito, per chiedere al governo di fermarsi e, mentre lo scrivo, mi viene quasi da ridere: Amici, firmiamo pure, ma credete veramente di avere a che fare con i rappresentanti di una vera democrazia, propensi quindi ad ascoltare la voce dei popoli?
Proviamoci, ma è ora che tutti noi si apra finalmente gli occhi per vedere la realtà, la realtà di un Paese il cui governo non è espressione del popolo, in cui la verità viene costantemente osteggiata dai mezzi di comunicazione di massa ufficiali e su un disegno, quello della UE, che di democratico non ha nulla e che alla fine serve solo quale strumento del potere finanziario imperante.
Ancora una volta, proviamoci: ma la fiducia in firme e voti comincia a diminuire sempre più, visto che AI NOSTRI PADRONI non importano.
Per leggere e sottoscrivere l'appello: cliccate qui.

 R. V.


giovedì 12 gennaio 2012

UN POTERE CACCIA L'ALTRO E CHI CI RIMETTE E' SEMPRE IL POPOLO.

In questo articolo di Paolo Becchi, Professore di Filosofia del Diritto all'Università di Genova (v.), pubblicato su Libero del 12-01-2012 e commentato da Claudio Messora, abbiamo una lettura in chiave, come si usa dire, "complottista" della caduta del governo Berlusconi e dell'insediamento dell'esecutivo di Mario Monti.

Su una sola cosa, non condivido l'interpretazione dello studioso: quando afferma che Giorgio Napolitano da "custode della Costituzione" si sarebbe trasformato in "guida politica dello Stato". 
Napolitano non ha custodito un bel nulla e da quando in qua un servitore del potere finanziario si può definire una "guida politica"?
Questo con buona pace di Berlusconi, che per quanto mi riguarda può dormire sonni tranquilli.
L'importante sarà che non ci addormentiamo noi popolo, ora che si è reso INDISPENSABILE rinnovare un'intera classe politica e CAMBIARE le regole del gioco, affinché la cosa pubblica TORNI NELLE NOSTRE MANI.
Fuori dai piedi una volta per sempre le maledette elité politico-economiche, i grandi imprenditori disonesti travestiti da politici e l'imbelle e colpevole opposizione...inesistente.

 r. v.


FIRMIAMO TUTTI QUESTA PROPOSTA DI LEGGE.


Ai sensi degli articoli 7 e 48 della legge 25 maggio 1970 n. 352 la cancelleria della Corte Suprema di Cassazione ha annunciato, con pubblicazione sulla GU n. 227 del 29-9-2011, la promozione della proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo: «Adeguamento alla media europea degli stipendi, emolumenti, indennita’ degli eletti negli organi di rappresentanza nazionale e locale».L’iniziativa, nata in modo trasversale ai partiti e promossa dal gruppo facebook “Nun Te Regghe Più”, dal titolo della famosa canzone di Rino Gaetano, ha come obiettivo la promulgazione di una legge di iniziativa popolare formata da un solo articolo: “i parlamentari italiani eletti al senato della repubblica, alla camera dei deputati, il presidente del consiglio, i ministri, i consiglieri e gli assessori regionali, provinciali e comunali, i governatori delle regioni, i presidenti delle province, i sindaci eletti dai cittadini, i funzionari nominati nelle aziende a partecipazione pubblica, ed equiparati non debbono percepire, a titolo di emolumenti, stipendi, indennità, tenuto conto del costo della vita e del potere reale di acquisto nell’unione europea, più della media aritmetica europea degli eletti negli altri paesi dell’unione per incarichi equivalenti”La raccolta firme viene effettuata tramite appositi moduli vidimati depositati negli uffici elettorali dei comuni italiani, qui l’elenco aggiornato in tempo reale dei comuni nei quali è già possibile andare a firmare: http://nunteregghepiu.altervista.org/comuni.htmL’iniziativa è completamente autofinanziata dai promotori e dagli aderenti quindi la diffusione dei moduli potrà essere non omogenea, eventuali segnalazioni di comuni sprovvisti di moduli potranno essere effettuate direttamente nel gruppo facebook http://www.facebook.com/groups/nunteregghepiu/ o all’indirizzo di posta elettronica legge.ntrp@gmail.com50.000 firme sono il minimo richiesto dalla legge per la presentazione della proposta, 80.000 sono il numero necessario per sopperire ad eventuali errori e anomalie di raccolta ma il vero obiettivo è quello di poter raccogliere le firme di tutti gli italiani stanchi di mantenere i privilegi di una classe politica capace solo di badare ai propri interessi personali. Una firma non costa molto, continuare a restare indifferenti costa molto di più.Andate a firmare nel vostro comune e non fatelo da soli.



Guarda il video su You Tube

 r. v.

Non uno, ma due muri di Berlino!


<<Non uno, ma due muri di Berlino! Non sarà bene per noi che lo tirino giù!>> così gridava alla cornetta mio padre nel lontano 1989 parlando con mio zio all'altro capo del telefono.

Visionario, genio, pazzoide? Non lo so, per me mio padre era solamente una persona con la quale vivevo, alle volte litigavo e raramente discutevo. Mio padre aveva una preparazione in materia. Mio padre alle volte anche sbagliava.

Mio padre ha fatto delle cose. Io ho fatto ben poco, ma il mio pensiero ora è questo: <<Hanno aperto l'Unione Europea all'Est raccontandoci che eravamo una grande famiglia. In realtà la middle-class è sparita e in pochi hanno creato e accumulato delle fortune a nostro discapito. Ora sperano nei capitali Cinesi per risollevare l'Europa. Speriamo di non diventare i loro operai. La middle-class europea che diventa la working-class della Cina perchè dovevano fare la Grande Famiglia Europea. Che Gran Famiglia di Merda! Evviva il Muro di Berlino!>>

Io con mio fratello non parlo dei muri di Berlino, ma nemmeno della Manovra Monti. E' anche questa la misura di una Italia che ha perso senso critico.

Andrea Meneghetti


mercoledì 11 gennaio 2012

BANCHE, FINANZA ED ECONOMIA REALE - PARTE SECONDA di Guido Grossi

Pubblichiamo la seconda parte dell'intervento di Guido Grossi. La prima la potete leggere cliccando qui.


La Responsabilità nella scelta di allocazione 

PARTE SECONDA          La scelta delle Banche

Un cliente apre un conto e deposita il suo risparmio presso la banca. Questa sua scelta determina, per la banca, una operazione di raccolta diretta: la banca ha un debito nei confronti del cliente, e la disponibilità del denaro.  Come lo utilizza?
Nuovi clienti si presentano allo sportello. Chiedono un prestito per sostenere la propria attività economica o professionale.  Quali sono i criteri che la banca usa per operare le sue scelte? A chi presterà la sua disponibilità?
Anche in questo caso - come in tutte le operazioni di impiego dei capitali - lo strumento che viene utilizzato è il rapporto fra il rischio dell’operazione, ed il suo rendimento.
Il rendimento dell’operazione è abbastanza semplice da capire: è rappresentato dal tasso di interesse che la banca applica al prestito concesso, dedotti i costi.
Comprendere, valutare e misurare il rischio, invece, è cosa ben più complicata.
Il cliente che vuole avviare un’attività produttiva o professionale, sarà capace di produrre sufficiente ricchezza per guadagnarsi da vivere e per restituire capitale e interessi? Il rischio è contenuto tutto nell’incertezza di qualsiasi risposta alla presente domanda.
E’ importante saperlo: se il cliente non potrà restituire quei soldi, la banca non potrà rimborsare il proprio cliente depositante. Se ciò accade spesso, la banca fallisce (o, più precisamente, va in amministrazione controllata).
Un modo molto serio per valutare il rischio è quello di mettere il proprio naso in maniera più approfondita possibile negli affari del cliente. Valutare come si comporta. Quanto sia prudente e responsabile nel comprendere e nel gestire i rischi della propria attività. Questo implica una conoscenza professionale approfondita, da parte della banca, non solo del cliente e della sua azienda, ma anche dell’andamento generale dei mercati e del singolo settore produttivo nel quale il cliente opera. Perché queste cose influenzeranno i risultati aziendali, indipendentemente dalle sua capacità.
In fondo, se un nostro caro amico ci chiede in prestito dei soldi per avviare una attività economica, non faremmo noi dei ragionamenti simili? La conoscenza del nostro amico,  il nostro giudizio sulla sua “affidabilità”, accompagnata dalla conoscenza delle prospettive di guadagno dell’attività che vuole mettere su, saranno le cose che ci faranno stare più o meno tranquilli.
Il mondo dell’economia è però complesso e mutevole: difficile da prevedere.
La banca cercherà di assicurarsi, prima di concedere il prestito, affinché il cliente possa restituire capitale e interessi anche nel caso in cui tutto andasse storto. Verificando che il cliente abbia un solido patrimonio e pochi debiti. Oppure chiedendo una vera e propria garanzia, reale o personale, in modo che, se il cliente fallisce, la banca possa salvare il suo credito utilizzando la garanzia.
Questo è un aspetto molto, molto importante. Sembra giusto assicurarsi, ma comporta conseguenze.
Quanto più la banca è in grado di conoscere  in maniera approfondita e convincente sia le capacità professionali dell’azienda cliente, sia il settore economico nel quale l’azienda opera, tanto meno saranno necessarie le garanzie aggiuntive. Due conseguenze importanti: si può erogare più facilmente il credito, senza bisogno di garanzie. Più è elevata la professionalità dei funzionari di banca, tanto più basso sarà il numero delle insolvenze.
La conoscenza limita l’insolvenza. La garanzia no. La garanzia limita solo il danno, ma con costi sociali collaterali. Conoscenza e garanzia guardano in direzioni diverse.
Se il giudizio sul cliente e sul settore economico non è positivo, l’uso della garanzia è stupido, ipocrita, dannoso per la banca, per il cliente, per la società.
Riscuotere una garanzia ha, infatti, un costo. Un costo molto elevato. In termini di tempo, di denaro, di dolore individuale e sociale. Comporta una spesa pubblica, una distruzione di ricchezza. L’arricchimento di sciacalli.
Molti pensano che le banche, in maniera un po’ cinica, spingano volontariamente i clienti a fallire, per impossessarsi dei loro beni. Ma i beni oggetto di garanzia non entrano mai nella proprietà della banca (i monti di pegno non esistono più, mi pare). Vengono, invece, venduti (svenduti) ad un’asta giudiziaria. La banca difficilmente riesce a recuperare tutto il credito. Dal suo punto di vista, il fallimento dell’azienda resta un fatto negativo nel 99 per cento dei casi.
Detto questo, ci potremmo aspettare che le banche abbiano imponenti strutture di conoscenza professionale. Ci potremmo anche aspettare che le singole banche si specializzino per settori, concentrando la propria attività di prestiti in quei settori dell’economia che conoscono meglio. Pur mantenendo una adeguata ripartizione dei rischi su più settori.
Una volta, in effetti, nell’era arcaica, le banche facevano sostanzialmente questo. E lo facevano, salvo le dovute eccezioni, discretamente bene. Rispondevano al ruolo socio economico individuato e tutelato dalla Costituzione. Si assumevano la responsabilità di allocare le risorse (il risparmio) la dove si poteva ragionevolmente ritenere che avrebbero prodotto nuova ricchezza. E’ chiaro che c’erano gli errori e le distorsioni. I prestiti agli amici e la corruzione. Ma, nel complesso, il sistema funzionava.
Aspetto fondamentale: la conoscenza diretta del cliente crea un legame. Prima di stringere i cordoni della borsa, quando il cliente è in difficoltà, quel rapporto di conoscenza reciproca aveva il suo peso nel prendere la decisione: sostenerlo, oppure lasciarlo affondare.
Prima della “modernità”.
Poi sono arrivare, con la modernità ed il neo liberismo, le liberalizzazioni, le privatizzazioni, la competizione.
Il lungo e lento processo di liberalizzazione ha concesso alle banche di fare cose che prima non potevano fare. Investimenti sui mercati finanziari diretti e per conto dei clienti.
La privatizzazione delle banche ha portato in primo piano l’esigenza del profitto. Sempre e comunque. La competizione ha esasperato questo aspetto, rendendolo contrario al senso dell’etica: nel nome della competizione, che viene presentata come esigenza di sopravvivenza, si accetta l’intollerabile, oggi.
Grazie alla modernità.
Mettere su una struttura professionale dotata di buone capacità di valutazione è complesso e costoso. La competizione impone di tagliare i costi. E i costi sono stati tagliati.
Si sa, le macchine lavorano meglio degli uomini.. Basta mettere tutta la conoscenza di qualche “sapiente” in un computer, fare delle prove. Confrontare i modelli con gli altri soggetti che stanno facendo esperimenti simili. Confrontare i modelli con la realtà... E il gioco è fatto. Si possono licenziare quelle persone - un po’ fuori moda - che spendevano un sacco di tempo e di soldi per cercare di conoscere meglio i clienti. 
Un modello matematico di gestione del rischio lavora sulle medie, sugli andamenti, su concetti astratti. Formula delle ipotesi, immette i dati di input, e analizza i risultati. E sa tanto di “scientifico”, di moderno.
Questi modelli hanno soppiantato, di fatto, la scelta umana. E sono stati voluti, fortemente, dalle autorità di vigilanza.
Autorità guidate dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, la banca centrale delle banche centrali, che favorisce il coordinamento e la diffusione di modelli standard che il sistema bancario deve recepire. Deve. Abbiamo tutti sentito parlare di Basilea I Basilea II e Basilea III.
Questi modelli, astratti, si basano sulla elaborazione statistica. Il loro obiettivo è di misurare il rischio futuro, basandosi essenzialmente sulla analisi dei comportamenti passati, arricchiti dal tentativo di misurare l’imponderabile.
Attenzione attenzione. In funzione del rischio assunto, è necessario che ogni banca sia dotata di un congruo capitale, per fronteggiare quel rischio.
Questa è la base del ricatto perpetuo che ci viene propinato negli ultimi anni: il bisogno di ricapitalizzare continuamente le banche. Più assumono rischi, più devono essere capitalizzate.  Peggio: più i rischi assunti si dimostrano sbagliati, fallimentari, maggiori saranno le richieste di capitale.
Ed il capitale costa, costa molto più di un prestito normale. Per questo motivo, le norme spingono inesorabilmente le banche a ricercare le soluzioni di impiego delle proprie disponibilità che offrano la migliore prospettiva di profitto con il più basso profilo di rischio.
Così come misurato dal modello. Non resta spazio alla valutazione umana.
La banca può avere una ottima conoscenza personale di un particolare cliente o settore, una ottima idea di affidabilità del cliente e delle prospettive di reddito della sua attività. Ma se i modelli matematici di cui si è dovuta dotare per la misurazione del rischio non recepiscono queste valutazioni personali.. La banca non eroga il credito. Non può. Andrebbe contro i suoi interessi.
Questo aspetto è cruciale: la scelta di allocazione delle risorse, in ultima analisi viene effettuata... Dalla Banca dei Regolamenti Internazionali!
Le teorie liberiste dell’economia e ancor più le teorie neo liberiste oggi assolutamente predominanti, partono tutte dal presupposto non dimostrato della efficienza della mano invisibile del mercato nell’allocare le risorse esattamente la dove produrranno nuova maggiore ricchezza.
Quella mano invisibile non esiste. Si fonda sul pregiudizio della razionalità e della bontà dei soggetti che operano nella realtà, prendendo decisioni personali, alcuni, prendendo, altri (i regolatori), decisioni che condizionano tutti.
La mano esiste, ma non è invisibile. E’ la mano dei regolatori, quella che disegna i modelli ai quali tutti gli operatori si ritrovano, di fatto, fortemente vincolati. E’ la mano delle istituzioni sopra nazionali, che disegnano i modelli e le regole che disciplinano i mercati finanziari.
E’ quella mano che non solo ha consentito, ma ha voluto e favorito la confusione all’interno degli stessi soggetti economici (le banche) delle due funzioni assolutamente incompatibili di credito e finanza. Confusione che ha di fatto stravolto i meccanismi di allocazione delle risorse.
Senza che gli operatori se ne rendessero conto. E senza che la gente comune abbia la minima possibilità di accorgersene.. Fin quando non scoppiano le bolle speculative. E tutti siamo chiamati a pagarne dolorosamente le conseguenze. Ancora oggi, stiamo tutti facendo sacrifici ingiusti per compensare le perdite delle follie legate alla bolla dei mutio sub prime.
Quelle scelte hanno tolto ai soggetti umani la responsabilità delle scelte di allocazione, per consegnarle, ipocritamente, a dei modelli che non potranno mai essere superiori alla conoscenza umana.
Il management di una banca, che è abituato a ricevere premi molto consistenti anche in maniera abbastanza svincolata dai risultati aziendali, è ben felice di non avvertire più in prima persona la responsabilità della scelta. Poter scaricare la responsabilità verso un modello matematico astratto, per di più imposto da una autorità internazionale, è liberatorio da morire.
Se ci chiediamo come siano possibili certe scelte incomprensibili del sistema bancario.. Potremo trovare in questi meccanismi di deresponsabilizzazione molte risposte. 
E’ esattamente dal mito della scientificità di quei modelli che nascono, si gonfiano e scoppiano le bolle speculative.
Facciamo un passo indietro, e torniamo alla scelta che la banca deve fare su come destinare i soldi ricevuti in deposito dal primo cliente.
E’ molto opportuno che le scelte regolamentari spingano le banche a valutare bene il profilo rischio rendimento dei propri assets (prestiti o investimenti).
Però, aver dato alle banche la possibilità di scegliere liberamente se usare le proprie disponibilità per svolgere la funzione fondamentale del credito, oppure se investirle sui mercati finanziari, è una scelta... irresponsabile.
Tornando al nostro esempio, se i modelli di gestione del rischio diranno che nessuno dei potenziali clienti che richiedono un prestito è sufficientemente vantaggioso sotto il profilo del rischio/rendimento (magari solo perché il contesto generale dell’economia non è favorevole), la banca non effettuerà nessun prestito alla clientela. Magari presterà quella disponibilità alla banca centrale per qualche giorno, ad un tasso bassissimo, in attesa di soluzioni migliori.
Oppure si rivolgerà ai mercati finanziari. Se quelli offrono una offerta allettante.. Perché no?
La caratura del modello può fare miracoli nell’orientare la scelta.
Comprare un titolo (azione o obbligazione), rappresenta un rischio importante ed equivalente ad effettuare un prestito, sotto il profilo di assorbimento di capitale.
Ma ottenere lo stesso effetto economico, senza toccare la disponibilità, ed utilizzando uno strumento derivato... No.
La caratteristica fondamentale degli strumenti derivati, dal punto di vista delle banche, è che assorbono uno frazione del capitale che sarebbe necessario se la stessa operazione fosse effettuata con un prestito o con un titolo.
Esempio: comprare un titolo assorbe capitale per x
Comprare un derivato che offra esattamente lo stesso ritorno economico dell’acquisto di quel titolo, assorbe capitale per una frazione di x.. x/10  100  1000..
Questo spiega i numeri che tutti hanno sentito nominare sul volume dei derivati.
Ed aiuta a capire perché, al progredire di questo numero, diminuisce automaticamente la quantità di credito disponibile per prestiti alla produzione.
La scelta fra credito all'economia reale e investimento finanziario è alternativa. Out Out. 
Se le autorità ci rappresentano l’esigenza di capitalizzare le banche e di fornire al sistema la liquidità necessaria, dicendoci che serve per finanziare l’economia reale. Se l’autorità al contempo non fa nulla per incentivare il credito ma, al contrario, incentiva di fatto l’investimento finanziario. L’autorità non ce la racconta giusta.
Proviamo a chiederci che fine ha fatto la montagna di liquidità che le banche centrali dei principali paesi hanno immesso nel sistema negli ultimi trent’anni. Briciole nell’economia reale, il grosso nei mercati finanziari. Che, non a caso, si sono gonfiati in bolle speculative. Asset inflation. Crescita dei valori nominali dei patrimoni. Bolla speculativa.
Se il valore di un titolo sale in conseguenza dei profitti realizzati dall'azienda che ha emesso il titolo, bene.Se il valore di un titolo sale in conseguenza di un eccesso di liquidità in cerca di allocazione... male. Si crea una bolla speculativa.Perché le autorità poste a presidio dei mercati finanziari non combattono le bolle speculative? Ci sono molte teorie economiche scritte per giustificare questa scelta. Poco convincenti. Ma c'è, anche, una valutazione dei vantaggi oggettivi che dalle bolle speculative traggono i detentori dei maggiori patrimoni.  
Quando sale il valore monetario delle mele.. C’è inflazione, crea problemi.
Quando sale il valore monetario dei titoli o dei derivati, non arrivano nuove mele sul mercato reale, ma ci sono persone che saranno diventate più ricche.. E più potenti.
E’ una ricchezza di carta ma finché c’è ci compri i politici, l’informazione, la ricerca universitaria, le istituzioni sopra nazionali, le banche, le imprese, i regolatori, i controllori, la democrazia.
Ai ricchi di tutto il mondo questi meccanismi fanno veramente molto comodo. Oggettivamente.Quando si sgonfiano le bolle.. i furbi e gli informati sono già scappati, possiamo scommetterci. 
E, infatti, mano a mano che questi meccanismi si sono ben stabiliti.. I ricchi sono diventati molto più ricchi, alle spalle di tutti gli altri.
Ci raccontano la balla che la moderna tecnologia rende inutile il lavoro.. Per giustificare i licenziamenti che in realtà sono un brutale abbassamento dei costi necessario ad innalzare i profitti.
Il lavoro non è necessario a far salire il valore nominale dei titoli e dei derivati. Anzi, se i licenziamenti appaiono funzionali al taglio dei costi, e quindi all’aumento dei profitti, i licenziamenti fanno salire i valori nominali di titoli e derivati.La finanza ha un unico obiettivo. Ed è un obiettivo professionale: la remunerazione del capitale ottenuta con il profilo di rischio più basso possibile. Non può essere etica. per dovere professionale. La competizione lo impone.La finanza etica.. è una contraddizione in termini. 
C’è, infine, un altro aspetto che interseca le banche con la finanza: nelle operazioni di raccolta effettuata tramite strumenti finanziari. Ma è lungo e complesso, lo tratteremo nella prossima puntata.


                              * * *  

Un vivo ringraziamento a Guido Grossi per averci messo a disposizione il suo impegno disinteressato in favore dei molti che sono digiuni di economia, per aiutarli a comprendere il funzionamento di meccanismi complessi e a volte micidiali.
Amici, voglio credere che l'impegno e la serietà di Guido non siano vani: mi rendo conto che il tempo che si ha a disposizione è limitato e che a volte scarseggia anche la voglia di mettere testa in questi argomenti, tuttavia dobbiamo capire che la mancanza di conoscenza della maggior parte della gente riguardo a queste cose è stato ed è uno dei fattori-chiave che hanno permesso alla potentissima cricca degli investitori e speculatori internazionali di assoggettare l'economia degli Stati e i diritti dei Cittadini alla logica spietata del loro esclusivo interesse.
Svegliarci, interessarci di queste cose e agire assieme per cambiarle invece è nel nostro.

 r. v.  



lunedì 9 gennaio 2012

La Pillola del Lunedì: un appello di Anna Facchini.


Il mio progetto prende forma. Ho coinvolto delle donne in gamba e sento che sarà un successo. Questo è il momento giusto per avviare nuove attività.
Quando c'è crisi economica, molte aziende chiudono ma si creano nuovi spazi, gli affitti diminuiscono, le istituzioni forniscono incentivi economici a chi avvia una nuova impresa.
Ho già dichiarato la mia disponibilità su questo blog ad aiutare chiunque sia senza lavoro, con qualche buona idea e tanto spirito di iniziativa. Ma non si è fatto avanti nessuno finora. Qualcuno potrebbe obiettare: " Ma io non ho soldi e come potrei avviare un'attività in proprio?" Beh, sappiate che la mia attuale attività è stata creata a costo zero...
Vi rinnovo anche la mia disponibilità ad analizzare eventuali cartelle esattoriali di Equitalia al fine di aiutarvi a difendervi dal "mostro" ed eventualmente, se proprio dovete pagare, trovare delle soluzioni.
Potete scrivermi a  anna.facchini@mamadiscout.it
Vi aspetto e bando ai vittimismi per quest'anno appena iniziato, eh?

Anna Facchini



Amici, forse molti fra voi sono un po' diffidenti: state certi che Anna e Quiudinelibera non vi chiederanno nulla.
Noi non operiamo a scopo di lucro e neanche per chiedervi voti.
Dunque, se state vivendo dei problemi come quelli descritti sopra, mettetevi pure in contatto con noi con fiducia.
Il nostro premio è esclusivamente quello di poter operare per il bene della gente e per far crescere l'idea di vera democrazia.

r. v.





sabato 7 gennaio 2012

Il Presidente Renzo Tondo getta la spugna, noi no.






























Questa è la lettera, del 22 dicembre scorso, che il Governatore della Regione Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo ha inviato ad Adriano Plozzer e al sottoscritto in risposta all'ultimo appello lanciato da Quiudinelibera in relazione sia al caso personale di Adriano sia alla drammatica situazione occupazionale di molti sul territorio.

Ringraziamo il Presidente per aver considerato la nostra richiesta e per la sua schiettezza.
Certamente, comprendiamo che egli non possa occuparsi direttamente di tutti i casi di bisogno, anche grave, che in questo infausto periodo germinano in modo esponenziale nell'ambito della nostra regione, tuttavia non possiamo non rilevare come nella risposta da parte sua manchi un sia pur minimo accenno alla seconda parte della domanda posta da Quiudinelibera.
Nulla viene detto, in sostanza, su quello che si ritiene di mettere in campo da parte dell'autorità regionale per combattere in modo efficace la disoccupazione e tutto ciò che ne consegue sul nostro territorio.
A suo tempo, decidemmo di esporre pubblicamente il caso dell'amico Adriano Plozzer innanzitutto come emblema di una condizione estremamente difficile: ossia quello che quasi sempre accade quando il disoccupato è una persona che ha superato il quarantacinquesimo anno d'età.
Se per gli altri le cose sono messe male per chi si ritrova a perdere il lavoro a quell'età sono messe molto peggio.
Ribadisco che trovo indegno di uno Stato che si considera del "primo mondo" non essere in grado di offrire un minimo di garanzie a un cittadino, al punto che attualmente Adriano, e sicuramente non è il solo qui a Udine e in Friuli, è senza occupazione e privo di reddito da 2 ANNI E MEZZO: le sue numerose lettere ai giornali, alcune delle quali pubblicate anche sul nostro blog, ci trasmettono per intero quello che si prova quando si è costretti a vivere in tali condizioni.
No, è impensabile che si possa accettare questo, soprattutto quando sappiamo tutti benissimo che in realtà le risorse per assicurare un minimo di dignità a chi senza colpa non può produrre reddito CI SONO, persino in un periodo di crisi come questo.
Insomma, va detto chiaramente: o riduciamo lo Stato a un mero "Ufficio Anagrafe", decretandone di fatto la scomparsa, e deleghiamo l'INTERO sistema sociale all'iniziativa privata, e però a questo punto tu Stato col piffero che chiedi tasse o qualsiasi altro obbligo ai popoli, oppure lo Stato deve esistere anche nella sua FUNZIONE PRIMARIA, ossia quella di creare il benessere dei cittadini...o almeno di garantirne le condizioni minime di dignità.
Pertanto, pur comprendendo perfettamente le problematiche esposte dal Presidente nella sua risposta e rispettandone i contenuti, non possiamo, noi di Quiudinelibera, condividerne lo spirito: delle soluzioni vanno trovate.
Se la politica, almeno in apparenza e spero di sbagliarmi, getta la spugna, noi non faremo lo stesso: per questo il nostro gruppo si propone come interlocutore verso i Cittadini e le Istituzioni che li rappresentano, attraverso iniziative quali il Gruppo di Studio per l'Occupazione che, assieme all'associazione Generazione del Terzo Millennio, faremo partire fra poco e colgo qui l'occasione per lanciare di nuovo un forte appello a chiunque si ritenga interessato alla cosa per invitarlo a porsi in contatto con noi (e-mail: perilfuturo@libero.it o tel. 3809016082) per conoscerci e vedere cosa e come fare per combattere il malessere sociale crescente.
In conclusione, la partita non è persa ma è solo rimandata a fra breve: Presidente Tondo, La ringraziamo ancora ma si aspetti di tornarci a leggere o incontrare.
Noi, la gente, il popolo, non possiamo mollare.
Cordiali Saluti
Renato Valusso
Adriano Plozzer