lunedì 17 dicembre 2012

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sabato 1 dicembre 2012

CI FARANNO ENTRARE SUL 3-0



CI FARANNO ENTRARE SUL 3-0

Ieri sera sono andato ad una conferenza organizzata dal gruppo giovani di Confindustria Udine sull’argomento “Etica ed Economia” dove erano stati invitati i rappresentanti delle istituzioni statali che fanno i controlli fiscali e del lavoro nelle aziende. La tesi che si proponeva, era quella di andare verso una categoria imprenditoriale che, per una scelta etica, sia sempre più onesta, rispettosa della legge e delle regole, che sia di esempio per i comportamenti personali e riscopritrice dei valori morali e che quindi sempre più cercherà di lavorare a fianco delle istituzioni per prevenire i casi di reato; ma nel contempo viene richiesto agli organi controllanti di avere un comportamento altrettanto equo verso gli imprenditori, senza soverchiarli.

Promotore di questo incontro il vicepresidente dei giovani imprenditori, Matteo Di Giusto a capo, assieme al fratello gemello, di un’azienda di ben 800 dipendenti. Io Matteo Di Giusto ed il fratello Michele, li avevo conosciuti a scuola, visto che alle medie inferiori eravamo nella stessa classe. Sentendo gli interventi e riflettendo sugli stessi, mi è tornato in mente un episodio di quel periodo dell’infanzia che è simpatico ricordare: c’era il torneo di calcio dell’Istituto  e i due fratelli giocavano per una società, di livello, della zona e così hanno preso in mano la situazione e si sono messi ad organizzare la squadra. Io non ero un campione, ma me la cavavo, molto più della media della classe, se non altro per la buona capacità polmonare che avevo dimostrato nelle varie campestri e anche perché comunque avevo giocato un pochino in una società. Ogni modo, mi sono ritrovato presto in contrasto con le “scelte tecniche” e sono stato relegato in panchina per tutte le partite. Ricordo la partita cruciale per passare il turno, stavamo perdendo 3 a 0 e tutti erano arrabbiati della situazione. Ad un certo punto i due gemelli sono stati costretti a farmi entrare su pressante protesta degli altri componenti della classe, che comunque sapevano che potevo dare una mano alla causa comune, avendomi visto giocare più volte. Sono quindi entrato loro malgrado. Per quei 10 minuti rimasti all’incontro, grazie anche alla mia freschezza atletica e voglia di riscatto,  abbiamo sempre giocato all’attacco e quando gli avversari avanzavano, tornavo a prendere la palla fino dalla difesa. Ebbene, il gol della bandiera l’abbiamo fatto ma non è bastato.

Tornando alla conferenza, è da tempo che cerco di esprimere il concetto che la nostra crisi economica è figlia di una crisi etica. Però bisogna intendersi che etica non è seguire le regole e pagare le tasse. Non è fare i buoni ed evitare di essere cattivi. Non è riscoprire i valori dei nostri padri e dei nostri nonni. Etica è avere dei comportamenti che ci consentano di essere in equilibrio psicologico con noi stessi e nel contempo compiere delle azioni che ci consentano di essere competitivi. Grandi gruppi industriali, anche friulani, si sono sviluppati sfruttando operai e infrangendo leggi; ma i titolari degli stessi gruppi, sapevano come gestire le situazioni ed erano in equilibrio psicologico con se stessi, senza dover vivere con i rimorsi. Ed è questo in ultima analisi saper seguire l’etica, anche se, la morale, risulta essere diversa per una esigenza di equilibrio sociale e forse i veri imprenditori sanno gestire anche questo.

La mia paura è che questo sbandamento verso un utilizzo distorto del concetto di etica, porterà ad una ulteriore riduzione della capacità produttiva. La scelta di Confindustria è quella di seguire i tracciati sicuri, tranquilli e che non creino ulteriori tensioni. E’ la scelta più facile, la scelta delle NON responsabilità. Scelta lecita ma in questo momento servirebbe evitare le vetuste idee di etica ed invece iniziare a strutturarne delle nuove, scardinando i vecchi schemi e non accettando lo status quo delle cose. Solo così, rianalizzando ciò che si può fare o meno, richiedendo alla politica delle direttive chiare che salvaguardino la produzione  ed i vari operatori e che abbiano come fine il competere in maniera più efficace sia sui mercati interni che quelli esteri, si può pensare di andare avanti. Regole chiare sono importanti per strutturare il processo produttivo e se sono valide l’imprenditore troverà utile seguirle. Per assurdo, ora, per uscire dalla crisi, può servire andare oltre alla legge nel senso che questa non riesce a garantire più nessuno e quindi il sentiero etico tracciato dal Presidente Luci, perde di significato nel senso che c’è bisogno di prendere delle posizioni che impongano, più o meno legalmente ai politici di fare un certo tipo di riforme che ormai sono essenziali e vitali. Ed invece, verso la fine del convegno è intervenuto l’Onorevole Compagnon già noto alle cronache giudiziarie, a cui il Direttore del Messaggero Veneto Monestier, moderatore della serata, ha fatto un saluto più che reverenziale.
Ebbene, nel contempo, non c’è stata alcuna proposta di respiro né da parte di Di Giusto e nemmeno da parte del presidente dei giovani industriali Zamò. Se questi sono i giovani industriali, siamo messi male perché non sembrano esserci i caratteri essenziali dei dirigenti d’azienda e cioè che sappiano fare degli strappi, che traccino nuovi obiettivi e con nuove strategie, che sappiano essere leader, che sappiano confrontarsi alla pari con la politica senza piegarsi ed accettare le angherie che impone alla classe produttiva. Perché queste regole vessatorie, che in qualche modo i giovani imprenditori cercano di gestire, sono delle imposizioni deleterie che non si dovrebbero accettare.

In conclusione, questa serata mi ha fatto capire che quelli come me (con grossi limiti, soprattutto sotto l’aspetto della capacità di leadership, ma che comunque in un contesto intelligente possono aiutare la ricchezza di una società e di una popolazione) continueranno ad essere interpellati sempre quando ormai saremo sul 3 a 0. Troppo tardi.

Andrea Meneghetti