mercoledì 4 maggio 2011

Sangue di contadini analfabeti e nomi di piazzali

 Desidero replicare alla lettera del signor Manlio Tummolo ( che invitava a tener conto del periodo storico, n.d.r.).
Il generale Cadorna si distinse più di altri comandanti della Grande guerra per l’assoluta mancanza di rispetto della vita dei suoi soldati. È vero che la sua strategia di guerra valse, in parte, a fiaccare il fronte nemico in Italia, ma per questo fu pagato un prezzo sproporzionato di vite umane. Sostenitore della guerra cosiddetta “di movimento”, la cui impostazione di base contrastava nettamente con le esigenze del contesto bellico del primo conflitto mondiale, propugnatore dell’assurda teoria secondo cui «gli italiani combattono meglio all’assalto», ordinò una lunga serie di attacchi suicidi e il più delle volte, specie all’inizio, del tutto inutili. 
Il fatto che Cadorna non subì, dopo la sua sostituzione con il generale Diaz, alcun provvedimento disciplinare significa semplicemente che il governo italiano di allora non volle umiliarsi troppo dinanzi agli alleati di Francia e di Inghilterra, che del maresciallo d’Italia Luigi Cadorna chiesero la rimozione. Di fatto, il comando delle operazioni militari passò nelle mani del generale Diaz, anch’egli comandante militare “tipico” della sua epoca, ma innegabilmente più capace e dotato di un maggiore senso delle proporzioni fra obiettivi bellici e utilizzo delle risorse umane.
Quanto all’ultima affermazione contenuta nella lettera del signor Tummolo, non concordo neanche su questo: noi oggi non siamo “pulci”, noi siamo i discendenti e gli eredi della gente di allora, nelle nostre vene scorre lo stesso sangue che, a quel tempo, fu versato a fiumi sui fronti di guerra.
Noi oggi possiamo dare voce a coloro che, ai tempi di Cadorna, altro non poterono fare che combattere e morire. Nelle mie vene scorre lo stesso sangue del sergente maggiore Guerrino Valusso, pluridecorato, nonno paterno di chi scrive, nei cui lucidi, agghiaccianti racconti, divenuti ormai parte della “memoria storica” di famiglia, rimaneva anche il ricordo di quegli ordini d’attacco disumani. 
Noi oggi almeno questo lo dobbiamo a chi venne prima di noi: chi fosse Cadorna lo si potrà sempre apprendere dai libri di storia.
Da lì nessuno, giustamente, potrà togliere il suo nome. Ma non glorifichiamone la memoria dedicandogli vie o piazzali: rendiamo invece omaggio a quegli umili (e furono davvero tanti) che di chi comandava a livello supremo le azioni di guerra, con la testa infarcita di teoria, standosene a tavolino e per fame di gloria e di onori, furono le principali vittime.
Renato Valusso

2 commenti:

  1. Rispondo alla risposta del signor Valusso: se egli discende da un sergente maggiore, io discendo per parte materna da un tenente colonnello, Carmelo Spagnolo nato a Sava (Taranto), ufficiale di carriera, morto a Fullen, nel campo-ospedale tedesco. Fu tra i 600.000 che rifiutarono l'adesione alla RSI. Premesso ciò, tanto per individuarmi, ribadisco che Cadorna non fu altro che un generale italiano, di valore non elevatissimo, ma certo non inferiore a quello dei suoi colleghi di tutto il mondo, con eccezione forse di alcuni condottieri tedeschi (parlo, s'intende, di capacità strategiche). Questo continuo non voler inquadrare un personaggio nei suoi tempi, nella mentalità e nella situazione oggettiva (che, vedi caso, si ripetè poi per gli avversari sul Piave, sul Montello e sul Grappa, malgrado la diversa ottica strategica) è sintomo solo di fanatismo anti-italiano e la ripetizione ormai stanca e monotona di vecchie tesi neutraliste e clerico-marxiste. Al nome di Cadorna vanno mantenute vie e piazze, piaccia o non piaccia a costoro. La guerra non è mai piacevole e ne facciamo volentieri a meno, ma una volta che c'è, si deve combatterla a testa alta, con coraggio, tenacia e quel tanto di astuzia che non guasta.

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  2. Credo solo che la guerra sia la peggior azione che l'uomo può compiere. E' vero che tutti noi dobbiamo la Nostra Libertà a coloro che prima hanno lottato per essa. La frantumazione della vita sociale, l'oscillazione dei valori morali verso una degenerazione dovuta al contesto bellico, unitamente alla devastazione e disperazione che conseguono all'utilizzo di armamenti, dovrebbero restare un ricordo per questa umanità, un monito per fermare le oltre 50 guerre che ancora nel mondo si combattono. Il contesto storico in cui un azione accade non giustifica la crudeltà umana, inoltre qui nemmeno si combatteva un nemico ma si decimava la propria truppa. Ribadisco comunque che nemico o amico sempre di privazione di vita si tratta. Purtroppo è utopia la pace e la fine delle guerre, qui addirittura si parla di un passato tragico. Lo stesso Hitler potrebbe secondo il discorso del signor Tummolo essere considerato e contestualizzato nel suo periodo storico e nella situazione oggettiva, procedendo in questo ragionamento non si creerebbe altro che un aberrante vortice di giudizio. Esistono eroi in guerra, fortunatamente, persone che sono riuscite a fare del bene nonostante il contesto e il periodo, un esempio è Schindler. Se si celebra qualcuno sarebbe meglio farlo considerando l'intera sua condotta, se Cadorna era un generale "di valore non elevatissimo" perchè dedicare vie e piazze a un "normale" macchiatosi di misfatti verso i suoi soldati. Non sono un esperto di guerra ma credo che il rispetto e la dedizione della propria truppa non si guadagni con le fucilazioni autolesioniste di propri uomini, ma con attitudine e autorevolezza.

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