giovedì 26 maggio 2011

Quando la democrazia non serve ai popoli

Una nuova, l'ennesima, dimostrazione che in Italia ma anche in Europa e nel resto del mondo civilizzato, l'attuale democrazia rappresentativa non vale più a esprimere il pensiero e la volontà della maggior parte del popolo.
Strumento di gestione del potere ormai obsoleto e inefficiente, in Italia particolarmente legato ad un'assurda partitocrazia, asservito agli interessi delle lobby finanziarie, incapace di generare delle risposte valide in merito alle questioni più importanti che riguardano la vita dei popoli, esso ha ormai fatto il suo tempo e pertanto va cambiato.
Al posto della democrazia rappresentativa, i popoli dovranno indirizzarsi verso la democrazia partecipata, al posto delle attuali Caste di potere politico e giudiziario si dovrà realizzare il libero governo di tutti i cittadini, andranno di conseguenza aboliti tutti i privilegi che oggi sono appannaggio di coloro che gestiscono la cosa pubblica e ci si dovrà dirigere verso un nuovo sistema di valori che conferisca centralità al cittadino e dia una vera sovranità ai popoli.
Il fatto che l'articolo sotto riportato si riferisca a una decisione attuata dal governo Berlusconi è in questo caso un particolare senza importanza: non sarà cambiando l'esecutivo che si otterrà la vera democrazia dei cittadini, ma solo cambiando l'intero sistema.
r. v.

Dal sito de Il Fatto Quotidiano del 24 maggio 2011:


Nucleare, il governo affossa il referendum
Con 313 sì la Camera vota la fiducia     

Con il voto di fiducia al decreto Omnibus oggi la Camera approverà la moratoria sulla costruzioni di impianti in Italia. Tentando di rendere inutile il voto del 12 e 13 giugno prossimo quando i cittadini saranno chiamati a decidere anche sull'abrogazione del legittimo impedimento. Per l'Idv però il passaggio odierno in aula è inutile: "Poi toccherà alla Cassazione"
La Camera affossa il referendum sul nucleare. Con 313 sì e 291 no l’aula ha votato la fiducia, come chiesto dal governo, al cosiddetto “decreto Omnibus” nel quale è inserito anche l’emendamento che abroga le norme che aprivano la strada alla costruzione in Italia di nuovi impianti nucleari. La “responsabile pausa di riflessione” che il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, aveva annunciato agli inizi di marzo, a seguito della tragedia di Fukushima, ha dunque partorito la decisione di togliere ai cittadini la possibilità di esprimersi il 12 e 13 giugno su eventuali centrali da realizzare nel Paese. Il timore maggiore per la maggioranza era il raggiungimento del quorum, considerato che contestualmente al referendum sul nucleare si vota anche quello sull’abrogazione del legittimo impedimento. Silvio Berlusconi, del resto, lo aveva detto: l’effetto Giappone potrebbe riempire le urne. La volontà della maggioranza non è rinunciare alla partita nucleare ma piuttosto rimandare la questione. E se si priva di interesse la tornata referendaria è meglio. Toccherà però alla Cassazione decidere.
Fuori da Montecitorio da ieri prosegue il presidio di protesta dei comitati per il sì al referendum per acqua e nucleare, contro il decreto Omnibus. Al presidio stamani ha partecipato anche Satoko Watanabe, leader dei Verdi giapponesi. ”Non andate a votare solo per voi, ma fatelo anche per i vostri figli, e i figli dei vostri figli: votate sì”, ha detto. “Il referendum – afferma Watanabe – è una grande opportunità che non può essere sprecata. Un momento molto importante per gli italiani che hanno la possibilità di scegliere: noi giapponesi non l’abbiamo avuta”. La leader ambientalista nipponica ricorda la scelta fatta dal popolo italiano con il referendum di quasi 25 anni fa, e se ne dice “molto orgogliosa”. Bolla come “bugie” le garanzie fatte dalle aziende elettriche sul nucleare e vede nelle rinnovabili “fatte con il sole, il vento e il mare, il futuro per l’uomo”. Ad accompagnarla, il presidente dei Verdi Angelo Bonelli che ha puntato il dito sulla fiducia posta dal governo al dl Omnibus: “Il governo sta sospendendo le libertà democratiche, una cosa che non è mai accaduta nella storia della repubblica e che si vede solo nei regimi”. Serve – conclude Bonelli – “una grande mobilitazione democratica di tutti gli italiani affinché la nostra società non sia sottoposta al rischio e alla follia del nucleare."
Stamani il presidente della Repubblica,Giorgio Napolitano, ha salutato con un cenno del viso e alzando una mano i manifestanti presenti. Napolitano prima di salire in auto, dopo essere stato alla commemorazione di Alessandro Natta, l’ex segretario del Pci, ha salutato chi si trovava in piazza Montecitorio al di là delle transenne e gli chiedeva a squarciagola di “non firmare quella legge”, riferendosi al decreto Omnibus. Al Capo dello Stato si è appellato Antonio Di Pietro, affinché “non firmi una legge così truffaldina”.

“Uno scippo fatto al popolo italiano di poter decidere sul nucleare con il referendum”, sintetizza Pier Luigi Bersani. Secondo il leader democratico, i contenuti del decreto Omnibus sono “irrilevanti per le questioni economico-sociali che si affacciano”, nel provvedimento “spicca lo scippo fatto al popolo italiano di poter decidere nel referendum sul nucleare”. Mentre secondo l’Italia dei Valori il tentativo della maggioranza non andrà a buon fine. “Affrontiamo il voto di fiducia di oggi con lo spirito di chi subisce uno scippo”, ha dichiarato il portavoce Leoluca Orlando alla Camera, “lo scippo sta diventando un vizio, ma è inutile” perché non modifica la sostanza. “La maggioranza chiede con il decreto di rinviare il nucleare mentre il referendum ne vuole l’eliminazione”, ha ricordato, e “la Cassazione non potrà che prenderne atto”.



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