La proposta di Di Pietro: i parlamentari non esercitino la professione
Non può aspirare a diventare deputato o senatore chi ha una professione che preveda l’iscrizione a un albo, che sia giornalista o avvocato, architetto o commercialista e continui a praticarla. A chiederlo è Antonio Di Pietro in una proposta di legge depositata alla Camera.
“Con la presente proposta di legge si intende introdurre l’incompatibilità tra il mandato parlamentare e l’esercizio delle professioni cosiddette intellettuali e regolamentate, vigilate dal ministero della Giustizia, indicate in uno specifico elenco”, si legge nella relazione che accompagna l’articolato. Per il leader dell’Idv, “l’esercizio della libera professione, cumulata all’ufficio parlamentare, non può ritenersi immune da diversi, più o meno piccoli, conflitti di interesse, annidati tra le pieghe dell’attività parlamentare. L’esercizio di queste professioni – dice quindi la legge – è sospeso durante il periodo del mandato parlamentare. In caso di incompatibilità, i parlamentari sono tenuti, entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, a optare fra il mandato parlamentare e l’esercizio della professione”.
da il Fatto quotidiano del 5 maggio 2011
“Con la presente proposta di legge si intende introdurre l’incompatibilità tra il mandato parlamentare e l’esercizio delle professioni cosiddette intellettuali e regolamentate, vigilate dal ministero della Giustizia, indicate in uno specifico elenco”, si legge nella relazione che accompagna l’articolato. Per il leader dell’Idv, “l’esercizio della libera professione, cumulata all’ufficio parlamentare, non può ritenersi immune da diversi, più o meno piccoli, conflitti di interesse, annidati tra le pieghe dell’attività parlamentare. L’esercizio di queste professioni – dice quindi la legge – è sospeso durante il periodo del mandato parlamentare. In caso di incompatibilità, i parlamentari sono tenuti, entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, a optare fra il mandato parlamentare e l’esercizio della professione”.
da il Fatto quotidiano del 5 maggio 2011
Mah... una proposta di legge destinata a creare parecchie controversie e che comunque non passerà.
Tuttavia, anche se (per pura ipotesi) venisse approvata non risolverebbe i reali problemi dell'etica pubblica e della politica italiana neanche per metà.
O si cambia tutto un modo di concepire la gestione della cosa pubblica o restiamo più o meno dentro i soliti vecchi schemi che ogni giorno che passa si stanno rivelando sempre di più come un disastro per l'interesse collettivo.
E questo non solo in Italia, per la verità.
r. v.
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