mercoledì 16 novembre 2011

Domanda e risposta con Sara Sanviti: opinioni in libertà

Pubblico di seguito uno stralcio di una conversazione via e-mail con l'Ingegnere Sara Sanviti, un' Amica di Quiudinelibera.

Cara Sara Sanviti, apprendo con piacere che sta dedicandosi all'insegnamento dell'economia e colgo l'occasione per chiederLe che cosa pensa dell'attuale grave momento che stanno conoscendo l'Italia e l'Europa e come, probabilmente, ne usciremo. Personalmente, sono piuttosto pessimista, come avrà ben potuto comprendere dalla lettura del blog.


Gentile Signor Valusso,

prima di rispondere alla Sua gradita e stimolante domanda, voglio premettere che mi considero una buona insegnante di matematica, mentre non mi considero affatto una buona insegnante di economia né tantomeno un' "intenditrice" di economia.

Sono solo un ingegnere idraulico che anziché essere impiegato a risolvere i problemi dell'Italia che va sott'acqua si ritrova a occupare posti di insegnamento che altri cercano di evitare, come l'insegnamento dell'estimo e, insieme, dell'economia.

Ho così iniziato a insegnare economia in una scuola privata (recupero anni scolastici delle scuole superiori).

Dell'economia so che qualcuno la considera una scienza, mentre qualcun altro sostiene che l'economia non si possa definire una scienza.
Appena ho aperto un libro di economia, per accingermi a insegnare la materia, mi sono subito scontrata con delle definizioni anacronistiche, che mi hanno indotto a schierarmi dalla parte di quelli che ritengono che l'economia non sia una scienza o, quanto meno, che lo sia solo nella misura in cui (come avviene per tutte le scienze) si sappia guardare alla realtà con obiettività.

Così, ho deciso di strutturare la mia prima lezione di economia elencando una serie di bisogni diversa da quella che avevo trovato nel libro:

BISOGNI = cibo e riscaldamento sono i bisogni primari; ma l'uomo è anche un "animale sociale", quindi ha bisogno di vivere nella famiglia e nella comunità.

Qui ho fatto una pausa, non perché fosse terminato l'elenco dei bisogni, ma perché ho voluto evidenziare il primo problema della nostra economia: quello di non tenere conto del bisogno che ha l'uomo della famiglia e della vita di comunità.

Ho quindi proseguito nell'elencazione dei bisogni: vivere in una società, complessa e articolata come la nostra, comporta delle conoscenze e quindi un altro bisogno dell'individuo è la cultura; è poi interesse del singolo individuo, ma anche interesse di tutti, che ognuno possa vivere il più possibile in salute.

Cultura e salute sono i settori in cui il nostro governo ha cercato di massimizzare i risparmi. Inoltre, la scarsa considerazione verso la cultura e verso la salute dei dipendenti di un'azienda, per esempio, fa optare per la delocalizzazione piuttosto che per un'innovazione nell'intendere la "forza lavoro".

L'unico bisogno su cui è concentrata la massima attenzione, da parte dei governi e dell'economia è un aspetto che di per sé potrebbe non costituire un bisogno, ma che invece è stato creato appositamente come tale: il tempo libero. E' sul tempo libero che si scatena la pubblicità di prodotti di ogni genere, che inventano a loro volta ulteriori sotto-bisogni di ogni genere. Cosa faremmo senza chi ci dice cosa dobbiamo fare del nostro "tempo libero"?

Se fosse per me (e in parte sto già cercando di realizzarlo), ognuno di noi dovrebbe lavorare 5-6 ore al giorno tutti i giorni e dedicare ogni giorno un po' di tempo alla propria famiglia, ai propri affetti, ai propri amici, al proprio svago (che dovrebbe consistere nel riempire di stimoli, in maniera equilibrata, tutti e cinque i nostri sensi, cosa che non si riesce a fare oggi, perché si vive troppo "in cattività").
Insomma, vivere ogni giorno un po' e non delegare tutto al fine settimana, sperando fino all'ultimo che sia bel tempo, altrimenti va tutto "a farsi benedire"...

Le vacanze, poi, dovrebbero essere come le gite scolastiche: soprattutto culturali.
Il cosiddetto "divertimento", è un'invenzione che non serve assolutamente a nulla. E' il piacere che deve essere inseguito: non il divertimento. Sono concetti ben diversi. Il piacere è quello di scoprire continuamente se stessi, attraverso la cultura, l'arte, l'attività all'aria aperta (odio la parola "sport"...), il dialogo, il confronto, lo scambio di emozioni con gli altri. Sono questi i nostri bisogni...


E vengo alla Sua domanda: non so cosa pensare dell'Europa, ma sicuramente qualcuno ce la farà (la Germania, soprattutto). Qualcun altro, forse la Francia, capirà che bisogna creare l'economia sui bisogni, al posto di adeguare i bisogni al "progresso" dell'economia.

Noi italiani, invece, continueremo a essere i soliti "fessi", che solo oggi si stanno immergendo nella New economy e stanno iniziando a interessarsi di Green economy, entrambe comunque aventi alla base, per quanto "camuffato", il principio dello "sviluppo", della crescita economica. Ci ostineremo nell'usare queste nuove definizioni e tenteremo così di risolvere il problema con le stesse dinamiche che lo hanno causato.


Sono convinta che, come succede da sempre in Italia, starà ai singoli cercare di crearsi delle nicchie in cui rifugiarsi e salvarsi, in attesa di "tempi migliori".

Come hanno fatto, per esempio, alcune comunità che vivono ormai da molti anni nei boschi degli Appennini.


Personalmente, cerco di adottare il più possibile uno stile di vita che chiamo BOX-ECONOMY: non butto via più niente e tutto finisce in un contenitore, pronto per essere riusato al più presto o messo a disposizione per chi dovesse averne bisogno (lo scambio avverrà ovviamente col metodo del baratto). Inoltre, da tre anni e mezzo non uso più l'automobile, ma la bicicletta e/o i mezzi pubblici.

Se trova qualcosa di interessante, nelle mie "stravaganze", l'autorizzo a fare un "copia+incolla" e inserirle nel blog (mi fido: Lei non è il tipo che fa "strani" collages...)





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