So che molti vedono come un affronto il fatto che la Dandini vada
a lavorare a La7 perche' viene considerato una sorta di epurazione
questo suo trasferimento. Altri invece considerano questa situazione
come una forma di democrazia, di liberta' di mercato e di espressione
delle idee.
Io invece penso che la Dandini, anche se faceva qualche battutina
contro Berlusconi alla fin fine ha pensato sempre al suo portafoglio
ed ha pasteggiato ampiamente dalle casse del servizio pubblico con
programmi alle volte neanche tanto riusciti ed infarciti di gente
raccomandata. La Dandini rappresenta i Radical-chic che si sono
spacciati per amici degli operai; questa gente invece vive in
abitazioni dorate e ben separate dalla gente a cui hanno propinato
una sbobba infantilesca per anni; una sbobba mediatica di risatine,
di gemiti, di cretinerie, di ammiccamenti ingrazianti e gratificanti
il politico di riferimento e il pubblico ignorante. La Dandini
rappresenta la gente che non ha mai fatto un vero giorno di lavoro.
Emblema dello spreco e del magna-magna romano. Spalla della politica
dei Veltroni e dei pariolini.
Ma il risentimento personale non puo' bastare in questa analisi.
Ci si potrebbe (e dovrebbe) chiedere che cosa sta succedendo alla TV
italiana. Com'e' possibile che non ci sia nulla di nuovo in
televisione, sia nei format che nei contenuti? Perche', la Dandini,
pur venendo dalla “TV delle ragazze” non puo' ricostituirsi una
verginita', ancorche' artistica. E' proprio vecchia sia come
personaggio che come idee e continuera' a fare gridolini e risatine,
intellettuali a loro dire, ma sempre gridolini e risatine rimangono.
Ecco quindi, piu' che una rivoluzione nella TV italiana si sta
consumando una restaurazione. E questo ulteriore trasloco consentira'
loro di mungere ancora un pochino questa vacca dalle mammelle ormai
secche che e' l'Italia.
Poi, quelli che saranno rimasti radical-chic, rimarranno a fare
risatine e gridolini, mentre il mondo continuera' a girare e quelli
piu' bravi impareranno a dire Xie'Xie'.
Andrea Meneghetti
Il disastro della fiction siciliana Agrodolce è ancora fresco. 70 milioni di soldi pubblici buttati e l’azienda è finita in guai finanziari.L’11 marzo del 2011, a seguito del mancato pagamento della fatture, la Einstein resta senza soldi e sospende la produzione. Josi presenta un ricorso d’urgenza, mette insieme i documenti per le sue denunce. Se davvero la sua avventura finirà in un crac, sotto le macerie del sogno televisivo di Termini Imerese non ci resterà da solo.
RispondiEliminahttp://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/04/sicilia-agrodolce-se-lavori-qui-devi-sottostare-a-certe-regole/175125/
Il disastro della fiction siciliana Agrodolce è ancora fresco. 70 milioni di soldi pubblici buttati e l’azienda è finita in guai finanziari.L’11 marzo del 2011, a seguito del mancato pagamento della fatture, la Einstein resta senza soldi e sospende la produzione. Josi presenta un ricorso d’urgenza, mette insieme i documenti per le sue denunce. Se davvero la sua avventura finirà in un crac, sotto le macerie del sogno televisivo di Termini Imerese non ci resterà da solo.
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