lunedì 31 ottobre 2011

Ali di Sale: alcuni passaggi del discorso di Carmine Avagliano

Cari Amici, in merito alla serata "Precarietà e Disoccupazione: i Volti della Crisi" organizzata da Quiudinelibera assieme all'associazione Generazione del Terzo Millennio venerdì 28 ottobre scorso a Udine (v.), nel corso della quale è stato presentato al pubblico il documentario "Ali di Sale" di Thomas Wild Turolo, vi riporto alcuni punti a mio avviso molto significativi della relazione di Carmine Avagliano, presidente della Terzo Millennio.


Premessa:
Io sono per la riforma del Welfare(subito), prima di parlare di riforma del mercato del lavoro. In Italia, come sempre accade, si vuole improvvisare senza valutare le conseguenze. 
In Europa un progetto come la flexsecurity è sostenuto da un corrispondente sistema di ammortizzatori sociali che non solo rendono la vita economica del lavoratore meno difficile, ma lo mettono in condizione di riqualificarsi, accompagnandolo gradualmente all'inserimento (...) confermo il mio pensiero: il sistema ha bisogno di una scossa che può nascere solo da chi vive in prima persona le difficoltà del mondo moderno. 
Tocca a noi!


Per un pensare innovativo serve sbloccare alcuni freni a mano, culturali e concettuali, radicati in prassi ingessate che tendono quasi esclusivamente a riprodurre l' esistente, che però non è più affatto sufficiente a realizzare un futuro di qualità e benessere.
Lo sfruttamento delle risorse umane da parte delle aziende private e anche degli enti pubblici, nei cui organici i precari rappresentano oggi una percentuale sempre più preoccupante (in alcuni casi tocca il 30 % dei dipendenti), dimostra come queste riforme abbiano radicalmente mutato il concetto di persona e di valorizzazione delle capacità dell’individuo, oggi trattato alla stregua di merce, e di come questa mutazione sociale abbia e avrà un drammatico riflesso sulla qualità della vita delle future generazioni(...) è fondamentale l' interazione da entrambe le parti con la massima fiducia affinché la macchina produttiva sia efficiente, raggiungendo gli obiettivi perseguiti in tempi rapidi.
Il contratto unico -proprio perché a tempo indeterminato- risolve fin dall'inizio il problema della precarietà, dà alle imprese la necessaria flessibilità nel periodo di prova iniziale e, poiché non ha termini di scadenza, incentiva gli investimenti in formazione. Ricordo invece che il ricorso al lavoro temporaneo, come opzione per ridurre il costo del lavoro, rischia di ritardare gli investimenti in innovazione e in competenza e dunque frena il potenziale di crescita produttiva.
Riguardo ai dati delle statistiche Istat inerenti al lavoro (n.d.e.) : 
"...vengono gestiti da un software che prende il nome di Ergon, dove i dati relativi al flusso di assunzioni  o avviamenti non si riferisce a persona, ma ad eventi: ciò significa che uno stesso individuo può pertanto essere avviato al lavoro più volte nell'arco temporale considerato, facendo apparire in grafico un numero di assunzioni superiore a quello dei lavoratori effettivamente avviati.
(...) quindi anche sui numeri farei attenzione (...) perché (...) ci sono tanti lavoratori che non vengono rilevati nella giusta posizione.
Questo non toglie che alcune misure messe in campo dalla Regione (parliamo di politiche attive) per tutelare quei lavoratori più svantaggiati, cioè coloro che sono stati i primi a cadere sotto i colpi della crisi... vanno nella giusta direzione, alcune necessitano di correttivi per il semplice fatto che spesso sono state snaturate dalla loro funzione...
Per questi motivi e altri come ho già sostenuto in passato, propongo una Commissione Territoriale (si veda qui) , un organo che non vuole sostituirsi all'agenzia regionale del lavoro .... ma che possa contribuire con elementi di forte attinenza, vivendo in prima persona il problema, a migliorare le misure attualmente in campo.

Beh, vorrei sinceramente condividere l'ottimismo, sia pure prudente e ponderato, dell'Amico Carmine in merito alle misure sopra descritte, eccezion fatta per la sua proposta di istituire una Commissione Territoriale formata da lavoratori precari, che a mio vedere altro non sono che modesti palliativi alla forte crisi dell'occupazione che sta falcidiando l'Europa, pensati soprattutto per favorire gli interessi della grande imprenditoria, tenendo conto anche degli obiettivi preminenti della politica economica della UE, che mostra chiaramente di considerare l'abbattimento del costo del lavoro e le modifiche ai contratti collettivi di categoria in favore dei datori di lavoro come pietre miliari del suo percorso presente e futuro ( v.qui).
Comunque sia, come giustamente osserva Avagliano, se noi semplici Cittadini non vogliamo essere soltanto delle irrilevanti pedine su una immensa scacchiera ma desideriamo invece farci parte attiva di un reale cambiamento, tocca a noi


r. v.

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