domenica 30 ottobre 2011

Come muoiono i poveri diavoli


E' di ieri questa tragica notizia apparsa sul Messaggero Veneto in un articolo a firma di Cristian Rigo:
UDINE. Voleva semplicemente scaldarsi un po’ il 30enne senegalese Samba Diagne e invece quel braciere tenuto acceso in casa gli ha tolto la vita. Molto probabilmente lui non se n’è nemmeno accorto. La combustione della carbonella ha consumato tutto l’ossigeno e riempito piano piano la stanza di monossido di carbonio, un gas velenoso particolarmente insidioso in quanto inodore, incolore e insapore.

Tuttavia, quello che né Venturini, la "voce pubblica" del comando provinciale dei Vigili del Fuoco, né l'autore dell'articolo affermano esplicitamente è il motivo per cui questi poveracci scelgono di riscaldare i locali dove abitano con mezzi tanto insicuri e rudimentali e che è l'alto costo rappresentato dal riscaldamento, nient'altro.
In altri tempi, anche chi scrive ha dovuto confrontarsi con l'impossibilità di attivare un impianto di riscaldamento "serio", impegnativo economicamente anche per coloro che lavorano a mille euro al mese, a causa di un lungo periodo di disoccupazione (v.qui) e si è dovuto accontentare delle modeste prestazioni di una stufetta a gas, col rischio, ancorché minimo ma comunque esistente, di incorrere in una brutta fine: tra l'altro, l'inverno era quello del 2008-2009, uno dei più rigidi degli ultimi anni.
Ma se l'alternativa a scaldare è quella di finire all'ospedale per congelamento degli arti o simili...
Quasi nessuno si riscalda con bracieri o candele o fornelli improvvisati perché è pazzo o ignorante: quasi sempre è perché i soldi di una pensione infame o di uno stipendio misero e saltuario non concedono alternative.

  r. v.

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