domenica 2 ottobre 2011

Caso Plozzer: la risposta del Presidente Renzo Tondo su Quiudinelibera




Egregio Presidente, 
La ringrazio per aver voluto dare una risposta, tempestiva e sincera, alla lettera aperta che Quiudinelibera Le ha inviato.
La ringrazio a nome di Adriano Plozzer, del quale Le riporto più sotto uno scritto personale, e a nome del nostro gruppo: infatti non sono lontani i tempi in cui il più delle volte alle lettere dei comuni cittadini le pubbliche autorità italiane rispondevano con il silenzio.
Ma per fortuna, sono tempi passati: con il trascorrere degli anni, il dialogo fra classe dirigente e cittadino è andato aumentando e la distanza fra politica e gente di ogni giorno diminuendo.
Tuttavia non può che destare una certa amarezza constatare come nell'anno del Signore 2011 un cittadino di una nazione europea debba appellarsi a un alto rappresentante politico per fuggire al naufragio sociale della scarsità diffusa di lavoro e dell'indifferenza delle istituzioni preposte, attraverso atteggiamenti e modalità purtroppo in sostanza non troppo dissimili da quelle che avrebbe usato un villico del Duecento verso il suo signore.
Sia chiaro che non intendo affatto porre in discussione qui la buonafede e la cortesia da Lei pienamente dimostrate verso l'amico Adriano: quello che vorrei significare è invece il poco che si è fatto da noi in Italia in questi ultimi anni per mettere in atto una vera politica sociale, sostituita dal mero assistenzialismo, spesso clientelare, al Sud e affidata al "fai da te" al Nord.
Inoltre, adesso che la scure spietata della crisi sta abbattendosi sugli Stati dell'Eurozona, complice una politica comunitaria giocata preminentemente a favore dei grandi interessi finanziari anziché a difesa dei diritti dei cittadini, i tagli allo stato sociale fra poco non si conteranno più e le situazioni di grave difficoltà analoghe a quella che è l'oggetto del presente intervento dilagheranno.
Le misure fin qui adottate dai governi non possono essere viste che come dei palliativi, che forse cureranno in parte i sintomi del male lasciandone però inalterata la gravità; apro una parentesi per esprimerLe un personale apprezzamento per come, in merito alla manovra finanziaria in corso, Lei ha saputo imporre una visione lucida e ponderata alle indicazioni troppo generiche di Roma e dico questo pur ribadendo la lontananza estrema fra la mia concezione ideologica e politica e il modello di democrazia, non partecipativa nè tanto meno diretta, che Lei rappresenta con la Sua funzione.
Presidente, in ultimo non mi resta che ringraziarLa per la disponibilità dimostrata, schietta e priva di ogni inutile retorica, e sperare che il futuro impegno sia degli uomini politici seri come Lei sia da parte di noi persone comuni stia nel cercare ogni possibile mezzo per attenuare gli effetti tremendi della fase storica che aspetta i popoli e nel pensare delle strade nuove per costruire una società migliore.
In fede,
 Renato Valusso


Illustrissimo Presidente Dr. Renzo Tondo,
La ringrazio per avermi risposto con sollecitudine e per l'estrema sincerità, lo apprezzo molto.
La difficile situazione economica in cui versa il nostro Paese non agevola affatto il reinserimento lavorativo, specialmente per i disoccupati over 50; avendone io cinquantacinque, Le lascio immaginare il dramma personale che sto vivendo.
Trovo assolutamente ingiusto che i soci lavoratori di cooperativa quale io sono stato, non tutti ma una buona parte, a causa di una legge datatissima (n°602 del 1970) non abbiano diritto a nessun tipo di ammortizzatore sociale, alla faccia degli artt. 1 e 4 della Costituzione Italiana, che sanciscono pari diritti e dignità per i lavoratori.
Come se non bastasse, non ho potuto neanche aderire ai lavori socialmente utili e di pubblica utilità, progetti promossi dalla Regione, quindi un'altra palese ingiustizia.
Per non parlare poi del funzionamento del Centro per l'Impiego di Udine e dei servizi sociali del Comune di Udine, i quali di fatto mi hanno messo alla porta, rifiutandomi qualsivoglia sostegno economico, al quale, considerando la mia situazione, avrei avuto pienamente diritto.
Ho lavorato praticamente per una vita presso la cooperativa di servizi Sebastiano Ricci: il nostro principale committente era il Comune di Udine e nonostante mille promesse e rassicurazioni che ci sarebbe stata un'integrazione nell'organico del Comune stesso, in realtà poi non se ne fece nulla, quindi sono stato un precario a vita e con scarse tutele di ogni tipo.
Ci fu poi una ennesima gara d'appalto, nel giugno del 2009, la perdita della stessa e avemmo il benservito, con conseguente, per chi scrive, inizio di un calvario del quale ancora non si intravede la fine.
La cosa che più mi ha ferito e umiliato è stato il cinico "arrangiati o crepa" ben rappresentato dall'assenza delle Istituzioni, dello Stato, della società tutta.
Mi scusi per la lunghezza di questo sfogo: confido nel Suo reale interessamento, pur essendo io consapevole che non si tratta di un' impresa di facile o immediata soluzione.
Non so più che altro fare: La prego ancora, mi aiuti.
Distinti Saluti
Adriano Plozzer   

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