Questo post lascerà stupito più di qualche lettore: sono ormai note, credo, le posizioni politiche di chi scrive, la mia lotta per vedere affermarsi una nuova consapevolezza di noi gente comune, il mio credere in un modello di democrazia diretta dei cittadini, opposto all'attuale sistema rappresentativo e dei partiti, di fatto da me visto come espressione del potere di pochi sugli altri.
Eppure, negli ormai lontani anni Ottanta, sono stato socialista, uno dei tanti giovani che all'epoca andarono alle urne e votarono il partito di Bettino Craxi.
Ricordo che fra noi della sezione del partito a Martignacco ci si chiamava ancora "compagni", da buoni eredi della tradizione di Pietro Nenni, una consuetudine che sarebbe definitivamente scomparsa attorno al 1985.
Sinceramente, mi furono sufficienti pochi mesi di frequentazione del partito e una maggiore attenzione, com'è ovvio, agli accadimenti politici di quel periodo per chiedermi che cosa avessero in comune le politiche pseudo-liberiste e la gestione padronale del potere del PSI con l'idea socialista, che cosa legasse il Ghino di Tacco dell'Hotel Raphael agli uomini che qualche decennio prima avevano conosciuto l'esilio, la prigione e anche la morte in nome di un'idea di uguaglianza e di giustizia sociale: nulla, è chiaro.
Da lì, la decisione di non iscrivermi ad un partito che in nulla ormai, ai miei occhi, si distingueva da altri dell'area cattolica e di centro, se non in una maggiore capacità di inserire i propri uomini nelle posizioni-chiave di gestione del potere e in una concezione affaristica della politica, asservita totalmente a degli interessi di parte e malata di clientelismo e corruttele.
Tuttavia, fra i tanti omuncoli che, mossi da interesse su base esclusivamente personale, affollavano la sezione del partito del comune del Friuli centrale, non mancavano alcune figure, poche, in qualche modo di spessore: su tutte spiccava quella dell'allora sindaco di Martignacco, Ferruccio Saro.
Giuseppe Ferruccio Saro, attualmente senatore del Pdl, era ed è in realtà un politico della Prima Repubblica, una "vecchia volpe" insomma, che è riuscita a salvarsi la pelliccia nel corso dei lunghi anni trascorsi nelle stanze del potere, a discapito, spesso e volentieri, di quella dei non pochi che hanno cercato di spiazzarlo, compresi alcuni che senza il suo aiuto non sarebbero stati nulla e che, in linea con la tradizione cinica e ributtante di certa vecchia politica all'italiana, per aumentare i propri immeritati privilegi sono poi passati sotto altre ali protettrici.
Ma non ce l'hanno fatta.
Ma lasciamo per un momento che a raccontarsi sia Saro stesso:
FERRUCCIO GIUSEPPE SARO
Per quanto mi riguarda, la politica è stata un qualcosa di connaturale sin da bambino. Mi ricordo che in prima media rispondendo alla classica domanda dell'insegnante di storia e italiano - che cosa vuoi fare da grande ? - risposi un po' ingenuamente il senatore. Non so se casualmente. Come è noto a 45 anni sono stato eletto senatore. A spingermi verso la passione per la politica è stata mia madre e probabilmente anche il dna dei miei due nonni entrambi appassionati di politica sia pure su sponde politiche diverse. Mio nonno materno era un socialista anarchico anticlericale ed umanista, consigliere comunale di Martignacco nel primo dopoguerra e mio nonno paterno invece era consigliere comunale di Moruzzo eletto in una lista vicino alla Democrazia Cristiana. Mia madre sentiva molto l'impegno civile ed è stata lei a stimolarmi alla partecipazione ai fatti della politica. Mi ricordo che avevo poco più di dieci anni che mia madre mi accompagnava a sentire i comizi in piazza e successivamente mi spingeva a partecipare alla attività del circolo culturale parrocchiale "Voci Nuove" che divenne successivamente la vera fucina della classe dirigente del Comune di Martignacco.
La voglia di partecipazione alla politica e al cambiamento divenne uno degli elementi fondamentali che spinsero migliaia di giovani ad essere protagonisti di quella fase storica. Il post sessantotto è stato uno dei momenti più importanti della mia formazione politica. Sia pur non apprezzando le posizioni estremistiche, compresi una cosa fondamentale anche per il prosieguo della mia esperienza politica: in politica o si interpreta il cambiamento anche anticipandolo oppure il cambiamento ti travolge.
Nel 1972 aderii al Partito Socialista Italiano, scelta che in quegli anni non era molto di moda, lo feci soprattutto in ricordo di mio nonno materno. Nel 1975 a 24 anni divenni Sindaco di Martignacco. Ero il più giovane Sindaco d'Italia di un Comune a sistema proporzionale: guidavo una giunta di sinistra formata da PSI, PCI, PSDI e Movimento Friuli. L'esperienza da Sindaco è stata entusiasmante: per il rapporto con i cittadini, per la comprensione dei bisogni del popolo e per la realizzazione di grandi scelte nel campo economico, sociale e culturale che hanno fatto di Martignacco uno dei paesi più avanzati del Friuli. Riuscii ad ottenere un grande consenso popolare e il PSI raggiunse risultati impensabili arrivando a percentuali attorno al 40 per cento. Il successo dovuto al PSI e il dimezzamento dei voti del PCI provocarono a Martignacco una rottura della coalizione i cui effetti sono tuttora riscontrabili. I comunisti scelsero l'accordo primo in regione con la DC. Capii allora e questo è tuttora valido, che con i comunisti gli accordi reggevano fino a quando era loro garantita l'egemonia, quando questa veniva messa in discussione erano disponibili ad allearsi con il diavolo pur di mantenere il potere.
Negli anni Ottanta con diverse posizioni di responsabilità ho vissuto la grande esperienza del PSI di Bettino Craxi. Quegli anni rappresentavano il tentativo del PSI di rompere l'equilibrio fra DC e PCI che aveva provocato un grande immobilismo nella società italiana e regionale. Cercammo di fare emergere con la famosa Conferenza di Rimini "i meriti e i bisogni" chiudendo con l'egualitarismo di marca post sessantottina che aveva condizionato fortemente la cultura comunista e in parte quella democristiana. Ci sentivamo orgogliosi di un progetto politico che cercava di dare voce ai nuovi soggetti del mondo del lavoro e delle professioni che lo sviluppo economico di quegli anni aveva fatto emergere. Nel piccolo della nostra Regione, nelle elezioni del 1987 il PSI ottenne uno splendido risultato, diventando la seconda forza politica dopo la DC.
Come segretario regionale capii che le componenti fondamentali di quelle vittorie erano i messaggi di cambiamento, il gioco di squadra e la competitività tra i soggetti politici e al loro interno, la passione e l'entusiasmo. In quel tempo capii che la mediazione tra gli interessi e gli uomini era fondamentale per l'avanzamento della società. Nell'analizzare la caduta del muro di Berlino ho commesso alcuni errori di valutazione. Ero convinto che quella vicenda avrebbe messo in crisi i Partiti comunisti di tutto il mondo e che avrebbe vinto una prospettiva liberal - socialista. Non avevo capito che la caduta del muro assieme alle vicende di tangentopoli avrebbe travolto completamente l'intero sistema politico italiano compresi i partiti che si erano contrapposti ai comunisti. Nel 1993 venni rieletto in Regione sotto il simbolo del Garofano, nell'ultima occasione in cui in Italia quel glorioso simbolo si presento in una elezione importante.
Molti si chiedono come abbia fatto a reggere anche a livelli importanti così tanti anni e in situazioni profondamente modificate e quale sia il segreto. Io penso di essere riuscito ad attraversare tra alti e bassi le vicende politiche di oltre un trentennio perché ho fatto tesoro delle esperienze che ho vissuto.
I segreti del successo
La tolleranza, la mediazione, il lasciar vivere tutti, il non fare discriminazioni, prendere atto che non esiste solo il bianco e il nero, cercare di interpretare i fenomeni politici prima che essi accadano e cercare di essere al servizio dei cittadini sono state le ragioni che mi hanno consentito di superare molti passaggi difficili. Qualcuno dice che la passione per la politica ti rende dipendente come fosse una droga. Questa è in parte una verità tant'è che tutti coloro che si impegnano in politica poi difficilmente ne escono. Ora probabilmente forse siamo alla fine di un ciclo o della seconda repubblica. Io spero che, se qualcosa di nuovo accadrà, dia speranze ai tanti cittadini delusi e sia in grado di ridare slancio alla passione per la politica, vero grande motore di tutti i cambiamenti della storia di questa mondo.
Da: Il Portale dei Senatori de il Popolo della Libertà
Come credo appaia chiaramente dalla descrizione su riportata, non abbiamo a che fare con una delle tante mezze cartucce che fanno politica nel nostro Paese: per quanto io sia convinto che la parte politica alla quale ha aderito il mio compaesano sia una sciagura per il Paese e che questo sistema che ha creato un abisso fra le istanze dei popoli e la politica istituzionalizzata sia quasi giunto alla sua naturale fine, riconosco una differenza di qualità fra dei tapini che senza il supporto del partito altro non sarebbero che oscuri burocrati o affaristi di mezza tacca e una mente brillante, capace di impostazioni di pensiero originali, pur se in parte contraddistinta da un'astuzia quasi alla Richelieu, del resto indispensabile alla sopravvivenza di lungo corso in un sistema che prima avrà fine meglio sarà per tutti.
Ora, perché mi preme di tirare in ballo colui che qualcuno a suo tempo definì il più "andreottiano" dei socialisti friulani?
Non certo per simpatia partitica e, in fondo, neppure personale: non ho potuto però non rimarcare come, una volta di più, fiutato il vento che tira negli ultimi tempi, Ferruccio Saro da Martignacco sieda fra i Dodici di Beppe Pisanu (v.) , il senatore del Pdl che vuole pensare a un futuro governo di larghe intese senza Silvio Berlusconi (v. qui e qui), anche se l'agronomo che in realtà ha fatto solo e sempre il politico afferma:
"Rifiuto categoricamente la definizione di frondista, non accetto il termine.Dico che bisognerebbe aprire una nuova fase con una coalizione più ampia – ha commentato il senatore di Martignacco –. Stiamo facendo un ragionamento politico sul futuro del Paese, cercando però di evitare le elezioni anticipate. Berlusconi potrebbe favorire la transizione, lasciando che il Paese possa essere guidato da una maggioranza allargata più ampia possibile in modo così da poter risolvere i problemi dell’Italia." (Messaggero Veneto del 08 ottobre 2011).
Così, ho inteso, attraverso quella che è la vicenda di un politico che conosco personalmente di vecchia data, abbozzare qui uno "schizzo" di un personaggio e di uno scenario emblematici della nostra vita pubblica e di quella palude che è stata ed è spesso la politica italiana, che purtroppo anche a chi dispone di materia grigia richiede di usarne fin troppa non solo per, come dicono loro, servire la collettività ma soprattutto per difendersi da mille insidie e per favorirne di altre.
Renato Valusso
Intanto il sen. Saro si struscia con l'ex sen. Visentin per riesumare il Movimento Friuli. Che spettacolo indecente....
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