sabato 2 luglio 2011

Lewis Powell e la Commissione Trilaterale - Seconda Parte

Cari Amici, eccoci dunque alla continuazione del precedente post in cui Vi ho raccontato di Lewis Powell e del suo Memorandum del 1971 e di come quest'opera sia divenuta il decalogo delle destre finanziarie internazionali.
Nel presente post cercherò invece di illustrare come l'opera di Powell fu successivamente completata, pochi anni dopo, quando la Commissione Trilaterale incaricò tre intellettuali, Samuel P. Huntington, Michel J. Crozier e Joji Watanuki, docenti universitari e consulenti di governi, rispettivamente americano il primo, francese il secondo e giapponese il terzo, di preparare uno studio nel quale la situazione politica, economica e sociale del periodo in Occidente venisse analizzata alla luce di una certa idea di "democrazia" e dove venissero proposte delle soluzioni confacenti agli scopi dei detentori del potere finanziario che quel lavoro commissionarono.
Il risultato dell'impegno dei tre pensatori, "The Crisis Of Democracy", fu discusso dall'assemblea plenaria della Commissione Trilaterale il 31 maggio del 1975 e, malgrado alcune voci di dissenso in seno alla Commissione stessa, si ritenne unanimemente approvato.
Che cosa siano la Commissione Trilaterale e il suo "alter ego" a porte chiuse, il Club Bilderberg, l'ho già spiegato per sommi capi in un precedente post, al quale rimando il lettore.
La Commissione Trilaterale vide la luce nel 1973 come libera associazione di cittadini americani, europei e giapponesi, con l'intento dichiarato di "incoraggiare una stretta collaborazione fra queste tre regioni sui problemi comuni e di migliorare la comprensione pubblica di questi problemi".
Questo almeno è il proclama ufficiale ma, come vedremo fra poco, quando andremo ad analizzare i contenuti di "The Crisis Of Democracy" che rappresenta forse il lavoro più significativo fra quelli partoriti dalla Trilaterale, avremo modo di accorgerci che le cose non stanno precisamente così e che i "problemi comuni" non vengono visti in un'ottica veramente democratica, ossia in una visuale dove i pochi, delegati dai molti, si impegnano per l'interesse dei molti (l'idea della vera democrazia rappresentativa e della democrazia partecipata, ancora più ampia) bensì ci troviamo di fronte ad un concetto di democrazia intesa come strumento liberamente consegnato a pochi da parte di molti affinchè poi i molti possano fare l'interesse dei pochi.
Infatti, le moderne destre finanziarie hanno acquisito il dato che favorire scelte di governo autoritaristiche o finanziare le dittature per fare i loro interessi, finisce il più delle volte per creare troppi gravi problemi: meglio incanalare quelle che ai più dovranno sembrare libere scelte democratiche in direzioni confacenti al grande potere finanziario, vale a dire svuotare la democrazia del suo reale contenuto lasciandone intatto solo l'involucro.
La Commissione Trilaterale è in realtà un club esclusivo formato da potenti personaggi decisi a tutelare i propri grandiosi interessi: costoro, all'epoca di Lewis Powell, erano, come abbiamo visto, ben consapevoli che l'idea di Vera Democrazia, lo strumento politico per tutelare i Diritti di Tutti, era giunta ad un livello di diffusione e di forza mai visti prima nella Storia e ciò era temibile per chi aveva fatto del privilegio una consuetudine e della visione mercantilista dell'economia la propria religione.
Bisognava studiare dei modi per fermare quel processo, e per farlo regredire: per questo nel 1971 venne "arruolato" l'avvocato della Virginia che in poche, essenziali pagine realizzò il testo di base della riscossa delle destre finanziarie dell'Occidente.
Ma quel lavoro ora andava ampliato: così arriviamo a "The Crisis Of Democracy".

In questo testo di 227 pagine, ancora una volta il trionfo della semplicità, come nell'opera di Powell, quella semplicità estrema e tremendamente efficace che caratterizza i pensatori della Destra.
Huntington, Crozier e Watanuki scrivono:
"Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia da parte di individui e gruppi. In passato (prima degli anni ’60 nda) ogni società democratica ha avuto una popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla politica. Ciò è intrinsecamente anti-democratico, ma è stato anche uno dei fattori che ha permesso alla democrazia di funzionare bene"
Chiaro il concetto? andiamo avanti e leggiamo a pag. 161 la lista di quello che secondo gli autori ostacola la democrazia:
"1) la ricerca dell'eguaglianza e del valore dell'individuo... 2) l'espansione della partecipazione alla politica... 3) la competizione politica essenziale alla democrazia... 4) l'attenzione che il governo dà all'elettorato e alle pressioni dalla società".
Di più, essi scrivono : l’idea democratica secondo cui il governo deve rispondere ai cittadini, crea in questi aspettative di soddisfazione dei bisogni e di eliminazione dei mali che affliggono certi gruppi nella società”, e che “curare la democrazia con ancor più democrazia è come aggiungere benzina al fuoco” ed anche che ogni idea di Stato Sociale che "avrebbe dato ai lavoratori garanzie ed avrebbe alleviato la disoccupazione" avrebbe condotto "a una deriva disastrosa" poichè avrebbe dato origine a un periodo di caos sociale.
Gli autori avvertono i potenti: "L’impulso della democrazia è di diminuire il potere del governo, di aumentare le sue funzioni, e di diminuire la sua autorità".
La risposta a questi "mali della democrazia", secondo i tre intellettuali: essi ricordano l'esempio del Presidente americano Truman che "era stato in grado di governare il Paese grazie all’aiuto di un piccolo numero di avvocati e di banchieri di Wall Street”.
Infatti, “la democrazia è solo una delle fonti dell’autorità e non è neppure sempre applicabile. In diverse istanze”, scrivono gli autori, “chi è più esperto, o più anziano nella gerarchia, o più bravo può mettere da parte la legittimazione democratica nel reclamare per sé l’autorità”.
Vi sembrano parole che esprimono rispetto per gli ideali democratici?
Questa sembra piuttosto la legittimazione dell'elitarismo.

Ora, la parte operativa: va da sè che se potere elitario ci deve essere bisognerà pur togliere di mezzo chi quel potere potrebbe ostacolarlo.
I Sindacati: tutti conosciamo, e i più attempati se la possono ricordare, l'enorme forza di queste associazioni per la difesa dei diritti dei lavoratori negli anni '70, lo stesso periodo in cui Samuel P. Huntington, Michel Crozier e J. Watanuki prescrivono la cura:
"Se i sindacati sono disorganizzati, se i membri sono ribelli, se le rivendicazioni estreme e gli scioperi selvaggi sono frequenti, l’applicazione di una politica nazionale dei salari diventa impossibile… contribuendo all’indebolimento del governo ” e quindi si dovrà favorire la concertazione del sindacato perchè la forza delle formazioni sindacali stava nell'ideologia radicale e "quando essa perde forza, diminuisce il potere dei sindacati di ottenere risultati." e il sistema per indebolire il radicalismo della lotta sindacale stava nel corporativizzare i sindacati, infatti: " Essa ( la concertazione, nda) produce disaffezione da parte dei lavoratori, che non si riconoscono in quel processo burocratico e tendono a distanziarsene, e questo significa che più i sindacati accettano la concertazione più diventano deboli e meno capaci di mobilitare i lavoratori, e di metter pressione sui governi”.
In questo processo di cooptazione, dovranno essere privilegiati i sindacati più importanti e i loro leader più autoritari, perchè "nello Stato moderno i capi potenti dei sindacati… capaci di comandare i propri membri, sono una minaccia inferiore all’autorità dei leader politici e sono persino un aiuto ad essa".
Cos'è avvenuto, negli anni successivi a questo diktat? che cosa abbiamo oggi?

Qualcuno potrebbe obiettare che gli argomenti di cui sopra potevano trovare forse una loro giustificazione a quei tempi, venire visti come una reazione delle destre e al sistema delle imprese occidentale al pericolo comunista.
Per tutta risposta, Vi riporto le parole degli autori di The Crisis Of Democracy: "I partiti comunisti hanno perso terreno quasi ovunque nell’Europa occidentale. La loro ideologia è sbiadita, e appare come una Chiesa omologata il cui carisma è in parte scomparso. Perché mai partiti così sedati e moderati dovrebbero costituire una minaccia alla democrazia proprio quando ne rispettano le fondamenta?"
Era il 1975, 14 anni prima del crollo del Muro di Berlino.
Ma allora, chi era il nemico? vedrete che quando saremo giunti al termine dell'analisi, sia pure succinta, del lavoro dei tre brillanti servitori del potere finanziario internazionale, lo capirete.
Un altro ostacolo sul cammino delle grandi élite finanziarie:
I cittadini attivi.
Erano diffusi all'epoca, non dimentichiamo che si era usciti da poco dai turbolenti anni '60, i gruppi di cittadini "impegnati" e partecipativi, gente
che "siccome richiede (ai governi) maggiori interventi per risolvere i loro problemi, necessita di ancor più controllo sociale",uno strumento sperimentato già in parte negli Usa, ma quasi sconosciuto in Europa,"dove la disciplina sociale non è adorata come in Giappone, e dove le forme indirette di controllo sociale sviluppate in America non sono presenti."
Sì, ma quali erano, e quali sono, queste forme indirette di controllo sociale?
Innanzitutto, il controllo sui media, come già enunciato da Powell.
The Crisis Of Democracy: "vi sono prove massicce che ci dicono che lo sviluppo del giornalismo televisivo ha contribuito all’indebolimento dell’autorità dei governi”, e che anche la stampa “ha assunto un ruolo sempre più critico verso i governanti e i loro funzionari."
L'informazione mediatica disposta a sfidare l'autorità, secondo gli autori, "ha reso quasi impossibile il mantenimento del distacco per governare" , inoltre "l'etica democratica rende difficile oggi impedire (ai media) l'accesso e decurtare l'informazione", e problematico era "il crescente potere dei giornalisti a discapito di quello degli editori o dei padroni", quindi
"Occorrono misure importanti per ristabilire il giusto equilibrio fra la stampa, il governo e altre istituzioni".
Controllare l'informazione pubblica, dunque, perchè i cittadini non venissero a conoscenza di troppe cose, e in più superare il pericolo che "le classi lavoratrici non vengano del tutto assimilate nel ‘gioco sociale’, specialmente nelle nazioni latine", perchè " la storia del successo della democrazia...sta nell'assimilazione di grosse fette della popolazione all'interno dei valori, atteggiamenti e modelli di consumo della classe media."
Che cosa significa? significa che se si vogliono rendere i cittadini, con particolare riferimento ai "gruppi giovanili, etnici, e dove quei gruppi stavano assumendo una nuova consapevolezza ", una massa apatica e conformista lo si farà trasformandoli tutti in spettatori (v. TV commerciale), consumatori e piccoli investitori.
Infatti nelle nuove democrazie consumistiche, affermano i tre autori, sarà necessario "sperimentare metodi più flessibili che producano maggior controllo sociale con minor coercizione."

Concludo riportandovi la citazione con cui ho iniziato l'argomento:
"Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia da parte di individui e gruppi. In passato (prima degli anni ’60 nda) ogni società democratica ha avuto una popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla politica. Ciò è intrinsecamente anti-democratico, ma è stato anche uno dei fattori che ha permesso alla democrazia di funzionare bene"


Abbiamo dunque visto come The Crisis Of Democracy sia un testo dove tutto si è difeso, fuorchè la Vera Democrazia: avrete compreso come i veri Padroni del Vapore non siano gli ometti che i vari partiti politici ci propongono e avrete capito anche chi fosse il vero nemico di coloro che incaricarono i tre pensatori di mettere per iscritto i diktat che poi sono stati eseguiti, e finanziati con mezzi enormi, e cioè noi, io che scrivo queste righe e Tu che le stai leggendo, noi, le persone di ogni giorno, i popoli, queste masse rompicoglioni che negli intendimenti di quella gente altro non sono se non degli strumenti per portare avanti un sistema ignobile, che privilegia enormemente i pochi a discapito dei moltissimi.
A dire la verità, "addormentare" la gran parte della gente non è, diciamolo con crudele sincerità, troppo difficile ma costoro sono riusciti a farlo anche con quella fetta, non maggioritaria neanche allora, di cittadini attivi, che si è ridotta ormai, anche da noi in Italia, a una percentuale risibile e se è vero che addormentare non è poi così difficile risvegliare può essere un'impresa disperata.
r. v.

Nessun commento:

Posta un commento