Cari Amici di Quiudinelibera, eccoci arrivati al nuovo capitolo dell'analisi storico-economica di come i grandi potentati finanziari dell'Occidente hanno strutturato la loro immensa influenza sugli Stati, le Leggi e i Cittadini, segnatamente negli ultimi quarant'anni, imponendo un modello di sviluppo di tipo liberista che ha cancellato di fatto ogni possibile alternativa di mercato, allo scopo di favorire i loro grandiosi interessi; come abbiamo visto, sono arrivati a questo risultato attraverso la creazione pilotata di enormi strutture di potere sovranazionale, quali la Commissione Trilaterale (v.), il Club o Gruppo Bilderberg (v.), l'Organizzazione Mondiale del Commercio o WTO (v.), l'Europa del Trattato di Lisbona (v.), servendosi delle teorie di economisti come Milton Friedman (v.) e della collaborazione di brillanti intellettuali quali Lewis Powell, Samuel P. Huntington, Michel Crozier, Joji Watanuki ed altri, finanziando il tutto con mezzi economici immani.
In realtà, un diverso modello di sviluppo economico, più equo e democratico, era possibile, e di questo fanno fede l'opera di un grande economista come John Maynard Keynes (v.) e quella del Premio Nobel per l'Economia Paul Anthony Samuelson (v.) ma ciò sarebbe andato a detrimento degli interessi dei grandi gruppi finanziari e dei grandi speculatori e pertanto l'affermarsi di ogni idea economica che si contrapponesse al liberismo (v.) andava stroncato sul nascere.
Ma come ha fatto questa gente a far passare il convincimento generalizzato che l'unico sviluppo economico possibile fosse questo modello, che sta lentamente e inesorabilmente conducendo l'Occidente verso il depauperamento di tutte le risorse, che sta sempre più svenando gli Stati e impoverendo sempre di più milioni e milioni di lavoratori e le loro famiglie, che erode ogni giorno di più i servizi pubblici essenziali, che mira a privatizzare tutti i beni per farli poi pagare ai cittadini a prezzi esorbitanti?
Questo immenso potere, il Potere delle grandi élite, il Vero Potere ha saputo e potuto fare questo attraverso un'idea, l'idea sintetizzata da Lewis Powell nel suo Memorandum del 1971 (v.) , divenuto in seguito il vademecum delle destre finanziarie internazionali, un libretto di appena undici pagine nella versione originale ma che conteneva in nuce tutte le indicazioni utili ai Padroni del Vapore per diffondere la mentalità ad essi più confacente, a partire dalle scuole e dalle università, università che all'epoca, per strano che ci possa sembrare oggi, erano pervase da idee di equità sociale ed economica tipicamente di sinistra, anche le università americane: bisognava quindi agire infiltrando ovunque l'idea economica liberista, si doveva perciò creare dei gruppi di pressione più o meno occulti che esercitassero in tutti i luoghi più importanti della cultura, della politica e dell'economia un'influenza decisiva.
Eccoci arrivati all'argomento di questo post: i Suggeritori.
Cedo ora la parola, come già in precedenti post, al giornalista Paolo Barnard, forse il massimo esperto italiano di questa materia, certamente l'unico suo divulgatore.
r. v.
I suggeritori
(Sintesi tratta dal saggio di Paolo Barnard: Questo è il potere )
Sono i lobbisti, coloro cioè che sono ricevuti in privato da ogni politico che conti al mondo e che gli ‘suggeriscono’ i contenuti delle leggi e dei decreti, ma anche delle linee guida di governo e persino dei programmi delle coalizioni elettorali. Sono istituzioni con nomi e cognomi, con uffici, con budget (colossali) di spesa, dove lavorano i migliori cervelli delle pubbliche relazioni in rappresentanza del vero Potere.
In ordine di potenza di fuoco, vi sono ovviamente le lobbies internazionali, quelle europee e infine quelle italiane.
In Italia esiste un vuoto normativo sull’attività delle lobbies: I lobbisti italiani sono circa un migliaio, organizzati in diverse aziende fra cui spunta la Reti, fatturato 6 milioni di euro annui e gestione di un ex d’Alemiano di ferro, Claudio Velardi (altri gruppi: Cattaneo Zanetto & co., VM Relazioni Istituzionali, Burson-Marsteller,Beretta-Di Lorenzo & partners…). Le cose funzionano più o meno così: si sfrutta la legge berlusconiana per il finanziamento ai partiti che permette finanziamenti occulti alle formazioni politiche fino a 50.000 euro per ciascun donatore, con la possibilità per la lobby di turno di far versare 49.999 euro dal banchiere A, altri 49.999 da sua moglie, altri 49.999 da suo figlio, ecc. all’infinito. Il denaro sommerso versato alla politica italiana proviene dai settori edile, autostradale, metallurgico, sanitario privato, bancario, televisivo, immobiliare fra gli altri. Le ricadute sui cittadini sono poi leggi e regolamenti che vanno a modificare spesso in peggio la nostra economia di vita e di lavoro. Un solo dato che fa riflettere: mentre appare ovvio che le grosse cifre siano spese per i ‘suggerimenti’ ai due maggiori partiti italiani, colpisce che l’UDC si sia intascata in offerte esterne qualcosa come 2.200.000 euro nel 2008, di cui l’80% da un singolo lobbista (l’immobiliarista Caltagirone). Chi di voi pensa ancora che il Potere siano i politici a Roma, pensi alla libertà di Pierferdinando Casini nel legiferare in campo immobiliare, tanto per fare un esempio. Ma non solo: Antonio di Pietro incassa 50.000 euro dalla famiglia Lagostena Bassi, che controlla il mercato delle Tv locali ma che contemporaneamente serve Silvio Berlusconi e foraggia la Lega Nord. Un obolo a fondo perduto? Improbabile. Il Cavaliere poi, non ne parliamo neppure; è fatto noto che il criticatissimo ponte sullo stretto di Messina, con le ricadute che avrà su tutti gli italiani, non è certo figlio delle idee di Berlusconi, piuttosto di tal Marcellino Gavio, titolare del gruppo omonimo e primo in lizza per l’impresa, ma anche primo come finanziamenti al PDL con i 650.000 euro versati l’anno scorso.
I ‘suggeritori’ americani. Negli USA l’industria delle lobby economiche non è più neppure riconoscibile dal potere politico, veramente non si capisce dove finiscano le prime e dove inizi il secondo.
Lobby del petrolio e amministrazione di George W. Bush, risultato: due guerre illegali e sanguinarie (Iraq e Afghanistan), oltre 2 milioni di persone ammazzate, l’intera comunità internazionale in pericolo, il prezzo del petrolio alle stelle, di conseguenza il costo della nostra vita alle stelle, ma alle stelle anche i profitti dei petrolieri. Chi ha deciso? I membri della sopraccitata lobby del petrolio, che sono Dick Cheney, James Baker III, l’ex della Enron Kenneth Lay, il presidente del Carlyle Group Frank Carlucci, Robert Zoellick, Thomas White, George Schultz, Jack Sheehan, Don Evans, Paul O’Neil; a servizio di Shell, Mobil, Union Carbide, Huntsman, Amoco, Exxon, Alcoa, Conoco, Carlyle, Halliburton, Kellog Brown & Root, Bechtel, e Enron. George W. Bush è il politico più ‘oliato’ nella Storia americana, con, solo dalle casse dei giganti di petrolio e gas, un bottino di oltre 1 milione e settecentomila dollari.
Lobby finanziaria/assicurativa e Barak Obama:
nel 2008 crollano le banche USA dopo aver truffato milioni di esseri umani e migliaia di altre banche internazionali, 7 milioni di famiglie americane perdono il lavoro, l’intera economia mondiale va a picco, Italia inclusa. Obama firma un’emorragia di denaro pubblico dopo l’altra per salvare il culo dei banchieri truffatori e per rianimare l’economia (dai 5 mila miliardi di dollari agli 11 mila secondo le stime), senza che neppure uno di quei criminali finisca in galera. Anzi: il suo governo ha chiamato a ripulire i disastri di questa crisi globale gli stessi personaggi che l’hanno creata. Invece di farli fallire e di impiegare il denaro pubblico per la gente in difficoltà, Obama e il suo ministro del Tesoro Timothy Geithner gli hanno offerto una montagna di denaro facile affinché comprino i debiti delle banche fallite. Funziona così: questi delinquenti hanno ricevuto da Washington l’85% del denaro necessario per comprare quei debiti, mentre loro ne metteranno solo il 15%. Se le cose gli andranno bene, se cioè ritorneranno a guadagnare, si intascheranno tutti i profitti; se invece andranno male, essi ci rimetteranno solo il 15%, perché l’85% lo ha messo il governo USA e non è da restituire (i fondi così regalati si chiamano non-recourse loans). È il solito sistema: le perdite sono dei contribuenti e i profitti sono degli investitori privati. Non solo: il presidente propone nell’estate del 2009 una regolamentazione del settore finanziario che il Washington Post ha deriso definendola “Priva di un’analisi delle cause della crisi… e senza alcun vero controllo sugli hedge funds, gli equity funds, e gli investitori strutturati”, cioè nessun vero limite agli speculatori che causarono la catastrofe. Quanto denaro ha preso Obama in campagna elettorale dalle lobby finanziarie? 38 milioni di dollari. Poi ci sono i 45 milioni di cittadini statunitensi senza assistenza sanitaria. Obama propone una falsa riforma della Sanità per tutelare gli esclusi, ma che, nonostante le sciocchezze scritte dai media italiani, non ha nulla di pubblico ed è un ulteriore regalo ai giganti delle assicurazioni private americane. Quanto denaro ha preso Obama in campagna elettorale dalle lobby assicurative e sanitarie? Oltre 20 milioni di dollari.
Washington è invasa ogni santo giorno da qualcosa come 16.000 o 40.000 lobbisti a seconda che siano registrati o meno, la cui percezione del potere che esercitano è cristallina.
Sulle Lobby ebraiche.
Nella primavera del 2002, proprio mentre l’esercito israeliano invadeva nuovamente i Territori Occupati con i consueti massacri indiscriminati di civili, un gruppo di eminenti sostenitori americani d’Israele teneva una conferenza a Washington, dove a rappresentare l’amministrazione di George W. Bush fu invitato l’allora vice ministro della difesa Paul Wolfowitz, noto neoconservatore di estrema destra e aperto sostenitore della nazione ebraica. Lo scomparso Edward Said, professore di Inglese e di Letteratura Comparata alla Columbia University di New York e uno degli intellettuali americani più rispettati del ventesimo secolo, ha raccontato un particolare di quell’evento con le seguenti parole: “Wolfowitz fece quello che tutti gli altri avevano fatto – esaltò Israele e gli offrì il suo totale e incondizionato appoggio – ma, inaspettatamente, durante la sua relazione fece un fugace riferimento alla ‘sofferenza dei palestinesi’. A causa di quella frase fu fischiato così ferocemente e per così a lungo che non potè terminare il suo discorso, abbandonando il podio nella vergogna.” Stiamo parlando di uno dei politici più potenti del terzo millennio, di un uomo con un accesso diretto alla Casa Bianca e che molti accreditano come l’eminenza grigia dietro ogni atto dello stesso ex presidente degli Stati Uniti. Eppure gli bastò sgarrare di tre sole parole nel suo asservimento allo Stato d’Israele per essere umiliato in pubblico e senza timori da chi, evidentemente, conta più di lui nell’America di oggi. Le lobby ebraiche d’America hanno nomi noti: AIPAC(American Israel Public Affairs Committee), ZOA (Zionist Organization of America),AFSI (Americans for a Safe Israel), CPMAJO (Conference of Presidents of Major American Jewish Organisatios), INEP (Institute for Near East Policy), JDL (Jewish Defense League), B’nai Brith, ADL (Anti Defamation League), AJC (American Jewish Committee), Haddasah. Nei corridoi del Congresso americano possono creare seri grattacapi a Senatori e Deputati indistintamente. Un fronte compatto che secondo lo stesso Edward Said “può distruggere una carriera politica staccando un assegno”, in riferimento alle generose donazioni che quei gruppi elargiscono ai due maggiori partiti d’oltreoceano.
Nel 1992 George Bush senior ebbe l’ardire (e la sconsideratezza) a pochi mesi da una sua possibile rielezione alla Casa Bianca di minacciare Tel Aviv con il blocco di dieci miliardi di dollari in aiuti se non avesse messo un freno agli insediamenti ebraici nei Territori Occupati. Passo falso: gli elettori ebrei americani, che già per tradizione sono propensi al voto Democratico, svanirono davanti ai suoi occhi in seguito alle sollecitazioni delle lobby, e nel conto finale dei voti Bush si trovò con un misero 12% dell’elettorato ebraico contro il 35% che aveva incassato nel 1988. Al contrario, la campagna elettorale del suo rivale Bill Clinton fu invece innaffiata dai lauti finanziamenti proprio di quelle organizzazioni di sostenitori d’Israele, che l’allora presidente aveva in tal modo alienato.
Europa, cioè l’Unione Europea
Cioè Brussell, cioè la Commissione Europea, che è il vero centro decisionale del continente, e che dopo la ratifica del Trattato di Lisbona è divenuta il super governo NON eletto di tutti noi, con poteri sovranazionali. A Brussell brulicano dai 15.000 ai 20.000 lobbisti, che spendono un miliardo di euro all’anno per ‘suggerire’ le politiche e le leggi a chi le deve formulare. Ecco i nomi dei maggiori gruppi: Trans Atlantic Buisness Dialogue (TABD) - European Services Leaders Group (ESLG) – International Chamber of Commerce (ICC) – Investment Network (IN) – European Roundtable of Industrialists (ERT) – Liberalization of Trade in Servicies (LOTIS), European Banking Federation, International Capital Market Association. Il loro strapotere può essere reso dicendovi che per esempio l’Investment Network si riuniva direttamente dentro il palazzo della Commissione Europea a Bruxelles, o che il TABD compilava liste di suoi desideri che consegnava alla Commissione da cui poi pretendeva un resoconto scritto sull’obbedienza a quegli ordini. Le aziende rappresentate sono migliaia, fra esse: Fiat e Pirelli, Barilla, Canon e Kodak, Johnson & Johnson, Motorola, Ericsson e Nokia, Time Warner, Rank Xerox e Microsoft, Boeing (che produce anche armamenti), Dow Chemicals, Danone, Candy, Shell, Hewlett Packard, IBM, Carlsberg, Glaxo, Bayer, Hoffman La Roche, Pfizer, Merck, e poi banche, assicurazioni, investitori…
Il potere reale ha ormai snaturato del tutto il principio costituzionale di ogni nazione civile, secondo cui i rappresentanti eletti devono fare gli interessi dei cittadini e tutelare le minoranze..
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