lunedì 4 aprile 2011

NO WAR SABATO 2 APRILE: UNA DOMANDA PER VAURO

Da Il Fatto Quotidiano di domenica 3 aprile 2011


Il popolo dei ‘No war‘  torna in piazza a Roma. Raccolgono l’appello lanciato da Gino Strada ed Emergency, stavolta contro la guerra in Libia. Sono centinaia ma non riescono a riempire la storica piazza navona. I pacifisti e il popolo arcobaleno hanno messo in moto un tam-tam per una giornata nazionale di mobilitazione contro la guerra in diverse regioni italiane ma anche per l’accoglienza e la protezione dei profughi e dei migranti. Il vignettista Vauro dal palco ha gridato: “Siamo anche noi, come le migliaia di libici e tunisini che sbarcano sulle nostre coste, lo tsunami umano che vuole ribellarsi a Berlusconi, a Sarkozy, a Obama per questa terribile guerra”. “Alle armi – ha detto Gino Strada – non si può mai dire di sì così come di fronte a chi fugge dalla guerra per noi non esistono differenze. Non ci sono né clandestini, né immigrati, né profughi ma solo persone da accogliere e da aiutare”.
Riprese e montaggio, Paolo Dimalio
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/02/libia-il-popolo-dei-no-war-in-piazza/101783/

Caro Vauro, hai ragione: fra tutti gli orrori che ha saputo partorire l'umanità la guerra è il peggiore.
Non credo la si possa giustificare in alcun modo così come ritengo che quello dell'intervento umanitario in Libia e anche altrove sia solo un camuffare le reali motivazioni delle azioni belliche, chè laddove non vi è nulla da guadagnare nel senso più concreto del termine difficilmente qualcuno si muove.
Tuttavia, mi permetto di osservare che al Tuo elenco dei capi di governo che hanno dato il via alla carneficina in Libia manca quello di colui che prima degli altri ha causato tutto questo: insomma, Gheddafi chi è? non è forse un fomentatore di guerra anche chi, opprimendo i popoli, li obbliga a prendere la strada dell'odio e della violenza per porre fine al suo dominio?
Un Caro Augurio a Te, a Gino Strada e a tutti coloro che vogliono un mondo senza guerra e che si impegnano per questo.

 R. V.

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