domenica 24 aprile 2011

Immigrazione: distacco dal Paese d'origine e sofferenza psicologica

Davvero è così difficile comprendere lo stato di disagio di chi viene in Italia con la speranza di un lavoro e di una vita nuova e si deve confrontare con un ambiente estraneo, a volte ostile, comunque difficile per chi deve cominciare a capire e a inserirsi?
Io, figlio di genitori emigrati in Francia alla fine degli anni '50, ho ancora chiaro il ricordo, per quanto fossi allora solo un bambino di meno di cinque anni, della nostalgia dell'Italia che non avevo ancora visto nelle parole di mia madre; nei suoi silenzi improvvisi avvertivo in me, con la sensibilità animale dei piccoli, la sofferenza per la separazione dal suo paese lontano, che pure non aveva potuto darle molto, e dalla famiglia d'origine.
Posso capire il sentimento di estraneità che prova un migrante di oggi, venuto da noi per portare avanti un progetto di vita altrimenti negato o cento volte più difficoltoso da realizzare, uno stato d'animo che in certi casi può acuirsi fino a diventare un problema emotivo persistente.
Ecco quindi il prezioso lavoro degli psicoterapeuti, anche se ancora agli inizi ed ostacolato dalla penuria di fondi, illustrato nell'articolo di Ferruccio Sansa sul sito del Fatto Quotidiano:
"Noi che curiamo il mal d'Italia"
  r. v.

Nessun commento:

Posta un commento