martedì 3 gennaio 2012

CONGELAMENTO DEL DEBITO PUBBLICO - Illusioni e rischi

Ragionando sulle ipotesi di default del debito pubblico, è bene tenere a mente tre cose fondamentali: BOT e BTP non sono garantiti da nessun collaterale. 
Nessun giudice internazionale ha il potere di confiscare i beni del patrimonio pubblico di uno stato in caso di default (non ancora..) per venderlo e soddisfare i creditori con il ricavato. Gli investitori istituzionali esteri che hanno comprato titoli di stato italiani lo hanno fatto nel pieno possesso delle loro facoltà mentali e nell’ambito della loro competenza e responsabilità professionale. Erano e sono consapevoli dei rischi che assumono: sono pagati profumatamente proprio per questo motivo.

In parole povere: se il Governo Italiano (unico legittimato a farlo) dovesse dichiarare il default del debito pubblico, a rimetterci di più sarebbero di certo gli investitori istituzionali esteri. Perderebbero il capitale investito e resterebbero con il grosso problema di dover spiegare ai risparmiatori che hanno sbagliato investimento.

Il Governo può decidere, legittimamente, di non pagare nulla agli investitori istituzionali e di rimborsare, invece, i titoli in possesso delle famiglie italiane.

Qualcuno ha forse sentito il Primo Ministro Mario Monti spiegare queste cose agli Italiani?

Il nostro Primo Ministro potrebbe convocare i rappresentanti degli investitori Istituzionali e invitarli, semplicemente, alla ragione. Afferma, Monti, che lo spread attuale non corrisponde ai buoni fondamentali del paese (ed è una delle poche cose sicuramente vere fra quelle che dice). Perché allora non minaccia gli investitori: o siete più ragionevoli, oppure, per il bene del paese... Default.

Naturalmente è un sano principio quello di onorare i propri debiti. Anche se  la norma non prevede sanzioni, sarebbe infatti certa la conseguenza di non poter ottenere più prestiti dai mercati finanziari.

Quello che ci dice Monti è che, senza i soldi degli investitori istituzionali esteri, “l’Italia crolla”.

Io non lo penso. Perché sono convinto che quei fondamentali di cui parla - che includono, oltre al debito pubblico, anche la ricchezza delle famiglie e il patrimonio pubblico - siano fra i migliori al mondo. Penso anche che la ricchezza delle famiglie italiane (oltre 8000 miliardi di euro, dati bankitalia) sia oggettivamente più che sufficiente a coprire multipli del debito attuale, che è inferiore ai 2000 miliardi. Il Patrimonio Pubblico è più difficile da stimare; si avvicina, ragionevolmente, a quella cifra.

Dei mercati finanziari non abbiamo bisogno. Possiamo farne a meno. Ma, oggettivamente, il pensiero di un privato cittadino, per corretto che sia, lascia il tempo che trova.

Mettiamocelo bene in testa. Di default il Governo e il Parlamento non ne parlano: alla lettera, non solo non ci spiegano cosa sia e come possa essere gestito. Non va neppure nominato. Coerentemente, il Governo con il supporto del Parlamento al gran completo, raccoglie nelle nostre tasche i soldi per onorare il debito.

Potrà non piacerci, ma un dato di fatto difficilmente contestabile è che, almeno per ora, la grande maggioranza degli Italiani è disposta ad accettare i sacrifici imposti.

Possiamo anche farci tante seghe mentali sulla rappresentatività di questo Governo e di questo Parlamento. Ma se la maggioranza dei cittadini fosse convinta davvero di subire un sopruso inaccettabile, troverebbe sicuramente il modo di imporre la propria sovranità e di mandare a casa governo e parlamento.

Fasce sempre più estese di popolazione avvertono l’insostenibilità dei sacrifici. Moltissimi ne percepiscono l’ingiustizia profonda. Alcuni cominciano a realizzare che sono controproducenti e dannosi: non risolvono il problema, anzi lo aggravano.

Però, nel complesso, la società civile borbotta e si lamenta ma, al momento, accetta i sacrifici.

Monti è oggi l’unica persona in grado di attuare quella proposta. Non lo farà mai.

Cosa resta da fare a chi è convinto che il congelamento del debito sia una buona soluzione ai problemi del paese?

Ricordiamo un attimo molto sinteticamente il senso della proposta. Il congelamento del debito consiste nella sospensione dei rimborsi dei titoli in scadenza, capitale e interessi. Il congelamento evita che chi detiene questi titoli possa venderli, disfarsene e creare problemi allo stato. La sospensione è funzionale al lavoro di analisi (audit). L’audit mira a valutare come si è formato il debito, per distinguere un debito legittimo da un eventuale debito illegittimo; serve anche per determinare chi possiede i titoli del debito nel proprio portafoglio. Alla fine dell’audit, si può decidere con calma se rimborsare; quanto rimborsare; a chi rimborsare.

Il congelamento è il primo atto di un  processo di default controllato.

Ora, proviamo ad immaginare che i sostenitori dell’idea riescano a produrre un consenso crescente attorno alla proposta. Ipotesi tutt’altro che assurda.

Chi conosce anche superficialmente i mercati finanziari, sa con certezza come reagirebbero gli investitori istituzionali che detengono i titoli italiani nei loro portafogli: ogni nuova adesione alla proposta si tradurrebbe in vendite immediate sul mercato di BOT e BTP.

Nessuno può avere dubbi al riguardo.

Mentre i cittadini non capiscono ancora bene di cosa si stia parlando, i professionisti lo sanno con estrema chiarezza: se aumenta il rischio di default bisogna vendere. E non per ricattare qualcuno. Semplicemente per il dovere professionale di evitare di perdere il capitale investito.

Purtroppo, più la proposta avanza e trova consensi, più diventa irrealizzabile.

Possono bastare pochi minuti per vendere miliardi di titoli. Lo spread sale. Sale alle stelle.

Il Governo, a quel punto, deve tentare disperatamente di calmare i mercati. Non credo sia lecito pensare che venga folgorato sulla via di Damasco e si decida a dichiarare il congelamento del debito per schierarsi finalmente dalla parte dei deboli.

Non resta che aspettarsi nuovi salvatori che - a quel punto - saranno pronti ad intervenire: Fondo Monetario Internazionale e BCE. In cambio, naturalmente, di nuovi sacrifici. Ancora più pesanti.

La Grecia insegna. Pensavamo di essere migliori, molto migliori. E intoccabili. Solo poche settimane fa. Lo pensiamo ancora?

Naturalmente la situazione si avvita. Cresce l’odio verso il debito ed i mercati finanziari.

Supponiamo allora che qualcuno dei partiti che sostengono il governo non se la senta più di andare avanti così. Anzi, aderisca alla proposta di congelamento e faccia cadere il governo, invocando elezioni o un nuovo governo di unità nazionale, questa volta politico e non tecnico.

Non un singolo centesimo di euro resterebbe a quel punto nelle mani degli investitori istituzionali esteri.
Nessuno può avere dubbi a riguardo. Possono essere cinici, perversi, ingenui, irrazionali. Ma non coglioni.

Il default, a quel punto, non sarebbe più un obiettivo: diventerebbe certezza. Lo Stato non sarebbe materialmente in grado di rimborsare i titoli e raccogliere nuovi prestiti: né dagli investitori istituzionali, né dalle famiglie. A quel punto, diventa vero: l’Italia crolla.

Congelamento e audit non potrebbero più assolvere la funzione che la proposta originaria le attribuiva, e darebbero ben poca soddisfazione. Innescando, invece, meccanismi pericolosi.
Anche se dovessimo scoprire che tutto il debito pubblico fosse illegittimo (cosa che non credo).. Resterebbe comunque a carico dei cittadini.

Naturalmente, io sto esercitando l’immaginazione. La realtà sarà sicuramente diversa. Ma non sono ancora riuscito a trovare valutazioni alternative che individuano e descrivono un percorso convincente per il raggiungimento della meta.

La responsabilità di ognuno di noi è nello sforzo di comprensione delle conseguenze delle nostre scelte.
E solo un confronto aperto e disinteressato può aiutarci ad una comprensione migliore.

Resto in fiduciosa attesa di chiarimenti. Ribadendo che è possibile, in alternativa a questa proposta, individuare soluzioni che utilizzano il patrimonio pubblico e la ricchezza delle famiglie italiane per liberarci immediatamente dal ricatto dei mercati finanziari.

Una proposta che si pone come alternativa sia ai sacrifici indegni che ci propone il governo, sia a quella del congelamento del debito.

Entrambe sono estremiste.

La proposta non innesca meccanismi pericolosi perché offre uno sbocco sicuro al collocamento del debito.

Non solo non pregiudica la possibilità di ripristinare una diversa giustizia. Ne avvia, da subito, la risoluzione.

Se interessa, possiamo discuterne.

 Guido Grossi
 
N. B. : Guido Grossi è anche su Facebook

       

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