Riferimento al post Sangue di contadini analfabeti e nomi di piazzali di mercoledì 4 maggio 2011
Manlio Tummolo ha detto...
Rispondo alla risposta del signor Valusso: se egli discende da un sergente
maggiore, io discendo per parte materna da un tenente colonnello, Carmelo
Spagnolo nato a Sava (Taranto), ufficiale di carriera, morto a Fullen, nel
campo-ospedale tedesco. Fu tra i 600.000 che rifiutarono l'adesione alla RSI.
Premesso ciò, tanto per individuarmi, ribadisco che Cadorna non fu altro che un
generale italiano, di valore non elevatissimo, ma certo non inferiore a quello
dei suoi colleghi di tutto il mondo, con eccezione forse di alcuni condottieri
tedeschi (parlo, s'intende, di capacità strategiche). Questo continuo non voler
inquadrare un personaggio nei suoi tempi, nella mentalità e nella situazione
oggettiva (che, vedi caso, si ripetè poi per gli avversari sul Piave, sul
Montello e sul Grappa, malgrado la diversa ottica strategica) è sintomo solo di
fanatismo anti-italiano e la ripetizione ormai stanca e monotona di vecchie tesi
neutraliste e clerico-marxiste. Al nome di Cadorna vanno mantenute vie e piazze,
piaccia o non piaccia a costoro. La guerra non è mai piacevole e ne facciamo
volentieri a meno, ma una volta che c'è, si deve combatterla a testa alta, con
coraggio, tenacia e quel tanto di astuzia che non guasta.
Controbatte Renato Valusso:
della guerra, signor Tummolo, avrebbero senz'altro fatto volentieri a meno i milioni di poveracci arruolati praticamente a forza e raccontando loro delle falsità negli eserciti dell'epoca, milioni di giovani che certo non sognavano gli onori e la gloria conseguenza di massacri che, allora come oggi, si sarebbero potuti evitare.
Va ricordato anche che quando nel 1924 Benito Mussolini nominò Luigi Cadorna Maresciallo d'Italia lo fece senza tenere conto del parere contrario dei reduci.
Tanto, quelli erano soltanto carne da cannone...
Ritengo come minimo insultante che Lei, senza neppure conoscermi, si permetta di tacciarmi di "fanatismo anti-italiano" nel mentre sembra voler prendere le difese di coloro che gli Italiani li facevano decimare e morire in battaglia come mosche.
Allo stesso modo, della "ripetizione ormai stanca e monotona di vecchie tesi neutraliste e clerico-marxiste", mi creda, non me ne può fregar di meno: mi sono limitato ad esprimere un'opinione personale, per fortuna condivisa da molti altri, tant'è vero che, per inciso, il nome del piazzale di Udine è stato cambiato.
Quanto all'ultima Sua affermazione: "La guerra non è mai piacevole e ne facciamo volentieri a meno, ma una volta che c'è, si deve combatterla a testa alta, con coraggio, tenacia e quel tanto di astuzia che non guasta", beh, se il sergente maggiore Guerrino Valusso è riuscito a portare fuori le penne e a compiere anche degli atti di "valore", possiamo stare certi che le qualità summenzionate le ha dimostrate tutte, anche se, purtroppo, a discapito probabilmente di altri esseri umani.
Mi consenta una battuta: non sia tentato dallo sfidarmi a duello perchè, come Lei ben sa, non può farlo.
Appartengo ad un ceto sociale inferiore...
Cordialmente
Renato Valusso
venerdì 24 giugno 2011
Lettera aperta al signor Manlio Tummolo
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Obiettivamente nella prima guerra c'erano anche i volontari come mio nonno paterno ed il bisnonno materno. E capita che i volontari, che la vivevano come quarta guerra d'indipendenza, abbiano rischiato la pelle e preso qualche decorazione.
RispondiEliminaDa piccolo per il 4 novembre andavamo sempre a Redipuglia, anche per onorare i morti.
Non ho più i nonni a cui chiedere la loro versione dei fatti. Però se si vuole ricordare qualcuno in vie e piazze, mi sembrerebbero più meritevoli quelli che erano in prima linea rispetto a generali che bene o male si sono limitati alla loro mansione.