Molti si sono lasciati impressionare, favorevolmente o sfavorevolmente a seconda delle preferenze politiche, dal colloquio che Antonio Di Pietro ha sostenuto con il premier Berlusconi nell'aula di Montecitorio il 22 giugno scorso.
Alcuni si sono anche chiesti che cosa ci può "essere sotto".
Ma non era già nell'aria il mutamento del leader di idv fin dal tempo della vittoria referendaria quando, contrariamente al suo costume di oppositore "duro e puro", al limite del manicheismo, Antonio Di Pietro ebbe a dichiarare che non avrebbe utilizzato il trionfo alle urne come una "clava per colpire il Governo"?
Si provi a dare di questi accaduti una lettura in chiave squisitamente politica, senza lasciarsi fuorviare dalla tentazione di cedere all'emotività.
Tre cose sono subito da porre in evidenza:
1) il leader dell'Italia dei Valori si è dato alla carriera politica per ambizione personale , come praticamente tutti, considerando la realtà dell'attuale sistema, e con l'intenzione di diventare, se possibile, il leader del futuro nuovo governo.
2) L'idv sta alla vera sinistra, che del resto non è rappresentata da nessun partito politico di rilievo nè in Italia nè in Europa, come l'acqua sta al fuoco.
Sia la rudimentale formazione culturale e politica dell'uomo sia l'ideologia che traspare dalle proposte e dalle scelte del partito da lui fondato appaiono fondamentalmente appartenere ad uno schema di pensiero di sinistra, sì, ma estremamente semplificato, qual'è sempre il pensiero delle destre.
In questo sta molto spesso la loro forza: in quella semplicità che la sinistra storica raramente è stata in grado di produrre.
3) Molti hanno, in passato, spesso paragonato scherzosamente Di Pietro a Robespierre, ma a differenza del rivoluzionario francese, Tonino vuol passare subito dalla Rivoluzione (si fa per dire) alla Restaurazione, senza rischiare un pericoloso periodo di transizione e mai come in questo momento gran parte dell'elettorato dell'ormai pietoso pd e buona parte del disorientato "popolo azzurro" appaiono propensi a guardarsi attorno, cercando un nuovo punto di riferimento, che certo non può essere rappresentato da personaggi alla Vendola o alla Casini e, fino a ieri, dall'uomo di Montenero di Bisaccia.
Fino a ieri...ma ora: ispirerà più fiducia di prima, e con il tempo, più di altri questo signore improvvisamente moderato nei toni e negli atteggiamenti, pur conservando sempre una cert'aria di "popolo" che non spiace a molti, capace, diversamente da inetti come Bersani e compagni, di proporre delle alternative credibili e apparentemente diverse dalle decisioni dell'attuale esecutivo, anche se a ben guardare, e con il tempo, sempre più simili invece al pensiero politico delle destre, differenziandosi dal berlusconismo soprattutto nell'attuazione di piani di maggiore legalità pubblica, sostenuto nel suo cammino da gruppi di potere che l'uomo di Arcore era riuscito ad osteggiare... ma questa è un'altra storia e chi vivrà vedrà.
Insomma, è ovvio: una nuova destra si prepara a sostituire quella attuale, anche perchè, purtroppo, altra vera alternativa non c'è.
r. v.
questo me lo posto su facebook!
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