Ciao a Tutti, sono Adriano Plozzer, ancora una volta sul blog per sfogarmi per l'ennesima ingiustizia subita.
Sto parlando del comportamento a mio avviso scorretto e falso del signor Paolo Medeossi, giornalista del Messaggero Veneto e responsabile sul medesimo quotidiano della rubrica La Posta dei Lettori, rubrica a cui avevo in precedenza inoltrate due lettere, successivamente pubblicate.
Una terza lettera invece, sempre del tenore delle altre due, dove spiegavo la mia non facile condizione di vita, la vita di chi si ritrova a cinquantacinque anni senza più un lavoro nè un reddito ed esprimevo un accorato appello a chi di competenza a prendere dei provvedimenti per venire incontro ai non pochi che nella nostra zona si trovano in questa situazione , non usciva, malgrado durante un successivo contatto telefonico con il signor Medeossi egli mi avesse promesso di pubblicarla, accondiscendendo, così sembrava, alle mie vere e proprie suppliche.
Invece non l'ha fatto.
Ora, io non pretendo che il signor Medeossi si sostituisca al Centro per l'Impiego o ai Servizi Sociali: da lui mi aspetto semplicemente che faccia il giornalista, ossia il lavoro per cui è pagato, in parte anche con soldi pubblici dei finanziamenti di Stato ai giornali, e fare il giornalista, mi pare, dovrebbe voler dire anche riportare fatti, avvenimenti e problemi in cui è coinvolta la gente.
Posso comprendere come non sia piacevole leggere lo scritto di chi deve arrabattarsi per mettere assieme il pranzo con la cena, ma il dovere di cronaca prima ed un minimo di sensibilità umana poi avrebbero dovuto consigliare di far uscire anche la mia triste e concreta lettera, oltre alle decine di missive riguardanti "La Sagra dei Mughetti" e "I problemi della Bocciofila di Cuarnacis"( nomi di fantasia, sostanza reale).
Si vede che questa società prima ti toglie tutto e poi ti impone anche di tacere, perchè anche il solo parlare di queste cose può infastidire più di qualcuno.
Auguro sinceramente al signor Medeossi di non doversi ritrovare mai nella vita a sperimentare in prima persona quello che sto provando io e gli altri che, alla pari di me, vengono ogni giorno umiliati ingiustamente da questo sistema che tratta degli esseri umani come degli oggetti.
Adriano Plozzer
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