domenica 26 giugno 2011

Disabilità e stato sociale: quando i fatti smentiscono le parole

Ogni giorno di più, gli accadimenti in politica economica nazionale ed estera, con riferimento nella fattispecie a questa Unione Europea, ci mandano delle chiare indicazioni destinate a smontare le false affermazioni di quei politici che ci parlano di "ripresa" e di "risanamento economico", nell'intento di dipingerci un quadro irreale della vera situazione, che è invece drammatica.
Tanto per cambiare, a pagare le maggiori conseguenze del baratro a cui ci sta conducendo questa dissennata dittatura del potere finanziario in tutto l'Occidente (non solo in Italia) sono le fasce più deboli della popolazione, fra cui quella composta dai cittadini diversamente abili, come ci illustra la giornalista Silvia Truzzi nel suo intervento pubblicato in data odierna sul suo blog sul sito de Il Fatto Quotidiano e che vi riporto di seguito.
 r. v.

 Diversamente abbandonati
Va bene, non ci sono soldi. Questo l’abbiamo capito, nonostante le balle: non avevamo ancora fatto in tempo a uscire dalla crisi che già, secondo il nostro premier-imprenditore, ne eravamo usciti. Chissà perché però tutti, dalle agenzie di rating alla Corte dei conti all’Europa, continuano a mandarci messaggi d’allarme, tanto che Tremonti sta preparando una manovra da lacrime e sangue per tutti (tranne che per i soliti amici degli amici). Avevano promesso, anzi garantito, di alleggerire il carico fiscale come si promette a un bambino un giocattolo che costa troppo e “lo compriamo domani”. È chiaro che non è il momento di scialare. Però nella politica dei sacrifici, non sono le persone che fanno più fatica e hanno più bisogno a dovere pagare. Anzi soccombere.

La notizia è questa: il Forum del Terzo settore ha convocato una manifestazione giovedì davanti a Montecitorio, con duemila persone tra disabili e volontari. “Dal 2012 il Fondo per le Politiche sociali sarà cancellato”, fanno notare Fand e Fish (le due maggiori associazioni che rappresentano le persone con disabilità). Non è finita: il Fondo per la non autosufficienza, eliminato dal 2011, non verrà ripristinato; il Fondo per il diritto al lavoro delle persone disabili sarà tagliato del 75%”. Secondo l’Istat il 25% delle persone nel nostro Paese vive una situazione di emarginazione, destinata inevitabilmente a peggiorare. “Purtroppo il governo ha riservato un trattamento speciale al terzo settore effettuando tagli fino del 90% dei fondi destinati al sociale. La decisione ha ripercussioni pesanti specie nelle regioni del Centro e del Sud, come il Lazio, la Campania o la Calabria, che si trovano già a dover attuare un piano di rientro della spesa sanitaria”, ha detto Aldo Forte, assessore alle Politiche sociali e alla Famiglia del Lazio. “Se il governo vuole dimostrare davvero un’inversione di tendenza almeno dia alle Regioni i fondi accantonati da Tremonti dopo la Finanziaria. Si tratta di oltre 50 milioni di euro, soldi destinati alla spesa sociale, accantonati dopo e in aggiunta ai tagli della legge di stabilità. Ripartiamo da lì”.

Tutto questo accade mentre l’Organizzazione mondiale della Sanità, presentando il rapporto sulla disabilità, lancia un appello ai governi delle nazioni perché vengano rimosse tutte le barriere, fisiche e non, che ostacolano la partecipazione delle persone con handicap alla vita collettiva. Un appello a rilanciare verso l’alto, verso l’inclusione sociale, non a precipitare verso la ghettizzazione, la segregazione fisica ed emotiva. Verrà raccolto? Impossible pensare di no. Si blatera tanto di democrazia (la esportiamo addirittura), diritti, civiltà… Se non sono i più deboli a essere aiutati,come si fa a parlare di progresso? La risposta è ovvia. Basta non ricordarsi che viviamo nel Paese dove se una deputata costretta in carrozzina chiede al suo assistente di applaudire per lei a un intervento in aula, viene zittita da un collega della Lega Nord al grido di “fate tacere quell’handicappata di merda”.


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