sabato 24 settembre 2011

Friuli: facciata e realtà


Assunto da una cooperativa che presta dei servizi presso un'azienda di medie dimensioni, costretto a orari di lavoro coercitivi e a dei ritmi frenetici, gomito a gomito con povera gente soprattutto straniera, che lavora in un'atmosfera che i dirigenti della cooperativa rendono greve di intimidazioni continue, di incitamenti rabbiosi e continui a fare di più, sempre di più, con la spada di Damocle del licenziamento costantemente sospesa sopra la testa degli operai.
Tutto questo nell'apparente indifferenza dell'azienda-cliente, forse ignara, forse connivente.
Poi, a un certo punto, l'assistere a continue, palesi ingiustizie lo smuove: la contestazione aperta di quei modi incivili e intollerabili, lo scontro con i capi della cooperativa, il licenziamento.
Licenziamento ingiusto, subito impugnato, la causa vinta, il reintegro al lavoro, ma in un clima, se possibile, ancora peggiore: ricominciano, con maggior forza e più subdoli, tutti i tentativi per farlo desistere, per costringerlo a dimettersi.
Di fronte alla sua onesta e caparbia resistenza, le minacce, perfino fisiche, l'intimidazione quasi mafiosa, i tre capi assieme, negli spogliatoi dell'azienda, con pronta la lettera di dimissioni da firmare: e lui ancora a dire di no.
Finché, alla fine, non ne può più e accetta.

Solo e malato, costretto a letto da quasi un anno, vittima di dolori fortissimi, a volte così atroci da rendere necessario l'intervento del pronto soccorso e il ricovero ospedaliero, con delle iniezioni di morfina per alleviare la sofferenza.
Una pensione di invalidità di 270 euro al mese e la pretesa da parte del Comune di fargli pagare tutto, affitto dell'alloggio e tutti i consumi. La luce tagliata già due volte nel corso dell'anno.
Lasciato al buio, il frigorifero e tutti gli altri elettrodomestici staccati, senza riscaldamento e acqua calda,  neppure la possibilità di ricaricare il telefono cellulare per allertare il 118 nel caso di una crisi del suo male.

Due storie diverse, con il minimo comune denominatore dell'ingiustizia e della prepotenza del forte sul più debole.
Due storie, penserete forse Voi, d'altri tempi, di altri luoghi.
Sbagliato: due storie del Friuli di oggi, di quel Friuli nascosto, di cui i giornalisti ben pasciuti o aspiranti tali degli organi di informazione ufficiali non parlano quasi mai e, se proprio lo fanno, deve essere in sordina e saltuariamente, quasi a voler dare ad intendere che sono circostanze rarissime, eccezionali.
Invece non è vero: sono situazioni molto più diffuse di quanto non si creda, anche qui a Udine e provincia e Quiudinelibera le porterà alla luce e ve le racconterà tutte.
A presto
 r. v.
   

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