lunedì 28 marzo 2011

MENO HAI PIU' TI TOLGONO

Due brevi riflessioni di un cittadino forse un pò "zuccone".
La prima: l'indennità di disoccupazione Inps attualmente non viene riconosciuta a chi si licenzia, a meno che non si tratti di dimissioni per giusta causa, in realtà una circostanza piuttosto rara, ma in effetti i contributi trattenuti dalla busta paga del lavoratore vengono versati all'Inps dal datore di lavoro indipendentemente da come si concluderà il rapporto fra le parti . Pertanto sarebbe giusto che anche al lavoratore che rassegna le dimissioni per qualsivoglia motivo venga riconosciuto il diritto di fruire dell'indennità, visto che i contributi sono stati comunque già inoltrati. O no?
La seconda: gli operai pagano in media un'aliquota Irpef del 25 per cento. Posso capire sul salario ma sull'indennità di disoccupazione e sulla cassa integrazione, posto che il finanziamento di quest'ultimo ammortizzatore sociale è a carico del lavoratore in misura dello 0,3% della retribuzione e dello 0,6% a carico dell'impresa, è proprio necessario applicare tale tributo e in tale misura?
Invito chiunque abbia letto queste righe, se interessato all'argomento, a girare le domande a chi, funzionario pubblico, commercialista, sindacalista, ecc. potrà delucidarci in merito e spiegarci che cosa fare per poter chiedere allo Stato la possibilità di riesaminare queste leggi. Se poi l'ipotetico interlocutore fosse un politico, meglio: così magari lo aiuteremo a guadagnarsi almeno un poco del suo fin troppo lauto stipendio.

 R. V.

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