giovedì 15 marzo 2012

PROTEO LIBERATO. Poesie di Emanuele Franz.


Cos’è che porta un giovane autore carsico a spingersi fino alla Magna terra di Sicilia, alla ricerca della parola nel senso antico? Logos e Mito, modernità e tradizione classica, razionalità e fantasia, si susseguono, nelle pagine del “Proteo Liberato” di Emanuele Franz (Gemona del Friuli, 1981) edito da Audax Editrice, allo scopo di ritrovare quella forma primitiva ormai perduta dell’essere, causata dall’inevitabile decadenza estetica del nostro tempo. Da G.F. Creuzer a J.J. Bachofen, da Mircea Eliade a Renè Guénon, il mito interpreta la lingua iniziale dell’uomo, rivolgendosi ad una dimensione metastorica colma d’eternità, sulla base di una vera e propria Scuola. Ma per Emanuele Franz, il Proteo, o il mito della “multiformità dell’uomo”, viene reso libero proprio all’interno del rigore stesso del metro poetico, fuggendo via per andare oltre. Ma dove fugge questa divinità marina muovendosi tra tanti significati emotivi? Tenendosi lontano dalla grossolanità, dall’ignoranza, dall’incertezza e dalla leggerezza, Emanuele-Proteo si lascia trasportare da un vento nuovo, in sintonia coi neo cambiamenti culturali dettati dalla nostra contemporaneità, riscoprendo così la bellezza della severità. Definita come l’”Età dell’Autenticità”  quella odierna necessita infatti di serietà e di ritorno alla capacità tecnica, di rigore in chiave attuale. Abbandonato quindi il tempo delle “situazioni”, Emanuele Franz riscopre l’artista dimenticato, come si evidenzia nella bella prefazione di Licio Gelli alla raccolta, in cui il merito dell’Autore “sta nell’aver tenacemente “servito” il fascino mitologico con la sua parola, fatta di accenti musicali che evocano le “nostre” immagini della cetra di Orfeo, del canto delle sirene che sconvolse  Ulisse, dei cori del teatro greco.

Gabriella Martines




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