sabato 29 gennaio 2011

Da Renato su Mirafiori e dopo la manifestazione Fiom

Carissimo Andrea, Ti invio la missiva di cui Ti avevo parlato: essa contiene in nuce gli aspetti principali del mio pensiero "etichettabile" in parte (ma solo in parte) come quello di un vecchio socialista (quindi certamente non assimilabile al modello craxiano!) e mi felicito con Te per la Tua attiva partecipazione agli eventi che stanno segnando la Storia del nostro Paese e dei nostri tempi. Poco che possa sembrare, la mobilitazione delle coscienze è in realtà già una grande cosa. 
Osservo con piacere come negli ultimi mesi tante persone abbiano cessato di essere attive solo con la tastiera del PC e si stiano provando ad esprimere la propria protesta e le proprie proposte anche attraverso un tentativo di organizzarle assieme ad altri. Anche soltanto qualche linea tracciata con il gesso sulla lavagna è pur sempre meglio di una "tabula rasa" di tutto.
A Prestissimo           RXV.

Chiedo spazio per alcune righe sui fatti di  Mirafiori, evento emblematico del corso della politica economica in Italia e in Europa.
Stiamo assistendo ad un feroce attacco ai diritti dei lavoratori che rappresenta la continuazione di un più vasto piano di indebolimento del lavoro salariato in Europa , supportato in questo caso da una campagna che si regge in buona parte sul falso. A quest'ultimo proposito, alcuni dati:
1°) Fiat Group Automobiles, in tutto il 2010, ha immatricolato 589mila vetture rispetto alle 707mila del 2009, con un calo dei volumi pari 16,7 per cento. Wolkswagen, Renault, Citroen, Bmw vendono e si espandono sui mercati, Fiat no. Le sue auto vendono di meno da anni, quindi il problema non sta nello scarso rendimento del personale operaio ma nel prodotto.
2°) Stime ufficiali ci dicono che il costo del lavoro non pesa più dell'8 per cento sul prodotto finale.Va ricordato che i nostri salari sono tra i più bassi dell'Occidente.
3°) L'assenteismo in Mirafiori è nell'ordine del 6 per cento, quindi in realtà a livelli assolutamente fisiologici.
4°) L'operazione Chrysler non è stata una conquista napoleonica di Sergio Marchionne ma una mossa in extremis: la Fiat era sull'orlo del fallimento, Chrysler anche, i fondi stanziati da Obama e il ricatto occupazionale hanno chiuso il cerchio.
Da notare che i lavoratori della Chrysler, che per poter salvare il posto hanno accettato un aumento dell'orario di lavoro e la riduzione del salario, non godono, come tutti negli Stati Uniti, di pensione e assistenza medica garantite in quanto da loro questi diritti sono aziendali: se l'azienda fallisce il dipendente non perde solo il salario ma anche pensione e assistenza (solo gli americani benestanti stipulano un'assicurazione propria) e da questo non sembra azzardato dedurre che spiegare ai responsabili dell'Uaw,il sindacato unico dei lavoratori Chrysler, al quale Obama ha affidato il controllo della fabbrica, come i lavoratori italiani possano contrattare condizioni di lavoro migliori, con una futura pensione (sia pure ipotetica di questi tempi e comunque misera) e l'assistenza medica già garantite dallo Stato, esporrebbe Marchionne a delle contestazioni e a delle richieste, soprattutto richieste, non gradite.
Inoltre, l'accordo di Mirafiori propone di vietare lo sciopero e la rappresentanza sindacale a chi non aderisce: se in Italia esistesse una vera opposizione politica, questo attentato ai diritti dei cittadini prima ancora che a quelli dei lavoratori le basterebbe ed avanzerebbe per motivare un netto rifiuto.
E' ripugnante che un'azienda come la Fiat che per decenni ha ricevuto dallo Stato ogni sorta di finanziamenti e di incentivi, senza mai aver mantenuto le promesse di investimenti privati e nel prodotto, anzi gli Agnelli quei soldi li hanno trasferiti all'estero, oggi si permetta di taglieggiare a questo modo i lavoratori italiani.
Vorrei fosse chiaro a tutti che la tremenda crisi economica che stiamo cominciando a conoscere in modo palpabile altro non è se non il risultato di una serie dissennata di speculazioni ed è di fatto essa stessa una speculazione, giocata sulla vita dei popoli e che quegli stessi poteri economici che hanno originato il disastro lo stanno volgendo a proprio esclusivo vantaggio, indifferenti al danno sistemico che provocano in tal modo. In altre parole: sempre più soldi a chi ha fatto il danno e le conseguenze negative che se le becchino i popoli, tanto sono lì solo per quello.
Non posso però esimermi dal rivolgere un ulteriore pensiero ai ricattati della Fiat: coraggio,amici ,male che vada lo sapete che non finirete alla stessa stregua degli operai cinesi ,perlomeno non ancora, anzi vi posso assicurare che starete comunque meglio, finchè durerà e quindi ancora per pochi anni, di milioni di altri lavoratori, italiani e immigrati, che vengono sfruttati ignobilmente ogni giorno dalle troppe sedicenti cooperative di servizi e di produzione lavoro o da aziende scalcinate o truffaldine e per i quali, in novantanove casi su cento, la rappresentanza sindacale è ed è sempre stata soltanto una parola. Del resto il potere economico già da anni, nel perseguire una strategia volta esclusivamente ad ottenere grandi profitti per il capitale privato, è arrivato alla bestemmia di precarizzare il lavoro, che è la linfa vitale dei popoli, con il pretesto della flessibilità.
I diritti dei lavoratori non devono essere frutto di una fase economica prospera o dell'impegno dei sindacati nell'ambito di una singola grande azienda: o ci sono o non ci sono e se ci sono devono essere uguali per tutti. Non devono essere un mercato e un sistema iniqui e fallaci che creano esclusivamente grandissimi profitti per pochi a discapito di tutti gli altri, sostenuti in questo da dei governi-fantoccio, a stabilire se possiamo considerarci di volta in volta degli esseri umani con tutti i nostri diritti oppure degli automi o del bestiame da macello.  Se non si capisce questo, non ci sarà mai niente da fare.
Tutto lascia supporre, considerando il contesto globale, che il futuro deciso dall'alto per i lavoratori della Fiat, all'incirca come quello che si verificherà per milioni di altri operai europei, sarà quello di assemblare auto americane in pochi stabilimenti, in numero sempre più ridotto, per remunerazioni sempre più basse, fino a quando gradualmente il lavoro umano alla catena di montaggio verrà soppiantato del tutto dall'automazione, come è già avvenuto in altre zone del mondo.
Cambiare l'assetto monetaristico ed economico delle nazioni, per ottenere condizioni di vita e di lavoro più eque per tutti, è ancora possibile: esistono idee di insigni economisti che possono essere utilizzate per farlo ma l'azione propositiva e di cambiamento deve cominciare dal basso perchè a chi sta in alto, e intendo dire molto più in alto della stessa casta dei politici, e detiene le leve del potere economico questo infame modello di" sviluppo" neoliberista e neomercantilista rende più che bene.
Soltanto l'associazionismo tra semplici cittadini e il diffondere l' idea economica alternativa possono condurre ad un cambiamento: non c'è un'altra via da percorrere.
Non c'è.

Renato Valusso

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