domenica 29 aprile 2012

Cosa è rimasto della lotta partigiana...

Quante barbe,
non se ne vedevano da tempo,
ma negli aspetti queste persone
non riescono comunque a ricordare la lotta
e sono solo un mimare le caratteristiche più visibili
dell’immagine del partigiano,
dell’idealista e dell’intellettuale:
occhiali neri dalla montatura grossa, barbe, giacchette dai colori tenui eccetera.
Nei canti non si sente per niente la rabbia e l’odore del sangue
che hanno caratterizzato la guerra partigiana.
I figli ed i nipoti dei partigiani
non hanno la forza intellettiva e caratteriale
per capire le dinamiche di un mondo
che hanno trovato già pronto
e che pian piano, però, li sta mettendo in un angolo.
La maggior parte dei presenti
c’è per gratificare la propria incapacità di vivere
e per garantirsi i privilegi famigliari
senza dover spargere una goccia di sangue.
E noi dovremmo fare la rivoluzione
con questo capitale umano
che mima comportamenti
che non sarebbe mai in grado di compiere.
Mima attraverso l’acquisto di quei beni di consumo
che a parole odia.
Ma sono proprio i beni di consumo
che consentono di creare un’immagine falsa
per cercare di illudere gli altri ma soprattutto se stessi,
per poter dire di appartenere a un gruppo,
il gruppo di quelli che stanno dalla parte giusta.

Andrea Meneghetti

(scritto durante la partecipazione ad una inaugurazione di una mostra sui
partigiani al Castello di Zucco in Faedis – Udine)

2 commenti:

  1. A parte il fatto che i partecipanti all'inaugurazione di una mostra, spesso non coincidono con quelli che poi vanno a vedere la mostra stessa, chissenefrega se quattro gatti della nomenklatura istituzionale riescono (ho i miei dubbi in proposito) a garantirsi qualcosa. L'importante è il popolo e quel popolo consapevole, lo potrai trovare domani (oggi) alla grande manifestazione di Udine, certo ci saranno anche quelli con la giacchetta color pastello ma, la grande maggioranza sarà di quelli che la resistenza l'hanno fatta, appresa dai racconti dei genitori o dei nonni e qualcuno anche studiata e apprezzata. Poi certo in quest'epoca di qualunquismo, revisionismo e opportunismo dilagante, è facile vedere solo il lato patinato e istituzionale delle commemorazioni. Alle volte però bisogna fermarsi e guardare bene e cogliere quei sentimenti, che se non sei partecipe molte volte non riesci neppure ad immaginare, figuriamoci a capire. Dario Gregorutti

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  2. Certo la nomenklatura non sempre è all'altezza, anche perchè SIAMO NOI che glielo permettiamo: gli abbiamo delegato la nostra vita, e più di qualche lajo non emettiamo. La resistenza c'è stata e noi , almeno una parte di noi, quelli che dice sopra Dario, cercano di far di tutto per mantenerla viva, e non è certo delegittimando e brontolando, che si contribuisce a ricordare per non sbagliare. Attento Andrea , ma il limitarsi a dire quello che tu affermi altro non è che l'adattamento alla cultura massificante e consumistica che tanto tu deprezzi . Non fare come hanno fatto i fascisti, come stanno facendo gli uomini e il "popolo" della destra: di tutta un'erba un fascio. Lucia

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