Rientro dalla visita del “Palazzo conTemporaneo” allestito
nell’ex-edificio UPIM, con una rassegnazione che non è nemmeno più
insoddisfazione. Non mi aspettavo molto da questa operazione, viste le
difficoltà che ci sono nell’organizzare manifestazioni, soprattutto se auto prodotte
e senza fondi, ma davvero è incredibile la distanza tra le aspettative create
dai media e ciò che si può realmente vedere.
Purtroppo però, dai giornali e dalle premesse di chi la
promuoveva, sembrava che si sarebbero viste cose mirabolanti; all’inaugurazione
poi, più di un migliaio di persone stimate.
Invece quello che si incontra è poco più della mostra
dell’oratorio del quartiere di periferia o del paesello sperduto in mezzo ai
campi. Il “modello oratorio” trasuda da moltissime opere e dalla struttura
organizzativa, anche se coperto (con difficoltà) dallo sforzo messo in campo.
Primo punto di critica: il tema.
A quanto sembrerebbe si sarebbe dovuto parlare di Udine, del
suo sviluppo, del suo futuro, della ricerca di una via di fuga dalla crisi del
territorio dal punto di vista lavorativo, intellettivo, architettonico,
sociale. Questa ricerca di rinnovamento doveva essere promossa dai giovani,
coloro che sono al momento messi da parte dalla società, quelli che vedono il
loro futuro incerto, coloro che però nel contempo potrebbero mettere nuove
energie in campo per tracciare e scoprire nuove strade e nuove opportunità.
Bene, di Udine non c’è praticamente traccia, né per quanto riguarda la città,
né per quel che riguarda il territorio circostante. Le sfide per il futuro come
la risoluzione del problema energetico, la creazione del lavoro, la riscoperta
di peculiarità che potranno darci una speranza, non vengono assolutamente
toccate. Non si capisce se ci siano delle problematiche da affrontare, dei
disagi da risolvere, delle criticità da considerare. Tranne che per qualche
caso, la maggior parte delle opere sono immondizia, sono residui di pensieri
altrui raffazzonati alla buona, un insieme di pensieri stanchi ed omologati.
Quindi credo sinceramente che le cose proposte e le performances siano distanti
dal tema e conseguentemente ne venga fuori un’accozzaglia senza senso oltre a
non esserci nessuna critica, nessuna proposta, nessuna prospettiva, il nulla
più assoluto. La cosa che fa pensare poi è che queste opere d’arte sono delle
forme di autoreferenzialità e non si vada oltre e di conseguenza, le opere vengono esposte per una mera questione
di pubblicità personale. Cartina al tornasole di tutta la questione è che non
c’è alcun dibattito sulle opere, c’è solo la press agent del Messaggero Veneto
che fa gli articoletti di rito e basta, nessun commento, nessuna presa di
posizione, la morte delle opinioni di fronte alla pochezza esposta. Di questo
Palazzo conTemporaneo non rimarrà nulla. Viene da ridere che fin dall’inizio
gli organizzatori dichiarano a gran voce e anche all’inaugurazione che si faranno
pagare l’eventuale prossima organizzazione! Per l’amor di Dio! Li pagheremo al
massimo perché non ci ammorbino di falsi ed esagerati comunicati stampa di
organizzazione di eventi inesistenti.
Secondo punto di critica: i record
A Udine le cose esistono solo se si fanno i record, la
qualità non interessa più a nessuno. Siamo tutti figli dei record di Cecotti e
Honsell che dopo le “manifestazioni eccezionali” propinateci, negli anni
successivi hanno lasciato il deserto. Ciò è accaduto a seguito del totale
disinteresse nelle cose fatte per la cosa pubblica e la collettività, visto che
erano state fatte soltanto per un tornaconto di immagine e per vezzo bambinesco
che gli è congenito. Siamo tutti amici dell’Udinese, ma solo quando va in
Champions League. Il Messaggero Veneto ci spara in prima pagina i record inutili
di Nicola Pascolo, scarso rappresentante del piccolo mondo antico friulano, e
di altri buoni reucci dai record di paglia, perché qua in Friuli questo conta.
E allora anche questa organizzazione, indifferente alla realtà, ci snocciola
dei numeri sulle presenze che valgono ben poco ai fini sostanziali e anzi
gettano una luce cupa sulla capacità di discernimento del popolo friulano che,
come pecore, si sposta dove gli altri gli hanno detto di andare e commentare
con il classico “ce figo!” anche se non ci hanno capito proprio nulla. E quelli
che non ci sono andati, non è che abbiano capito la pochezza della proposta,
no, questi proprio non si erano nemmeno accorti che qualcosa stava succedendo!
Terzo punto di critica: la politica.
E sì perché dietro tutto questo si è pure intrufolata la
politica che ha chiaramente interesse ad avere delle ribalte dove apparire,
anzi, queste iniziative sono fatte proprio per coloro che sono un po’ ai
margini per avere degli spazi di visibilità, a prescindere da che cosa si stia proponendo. Ecco quindi che
è facile continuare a prendere in giro i giovani, lisciargli il pelo, proprio
come si fa ai conigli prima di spezzargli il collo! Ecco così, che ti arriva
Honsell a definire gli organizzatori “nuovi rinascimentali” dove in realtà
l’unica cosa che si vede è decadenza e neanche uno straccio di Decadentismo. Ed
infatti è incredibilmente comico vedere la scena della conferenza stampa dove
gli sguardi languidi tra Honsell e gli organizzatori si sprecano, dove ci sono
sorrisini timidi ed occhiatine che somigliano ad effusioni tra innamorati ai
primi incontri; facce gongolanti perché consapevoli che coloro che hanno avuto
uno spazio nella lista che sostiene il sindaco uscente, potranno poi chiedere qualcosa
se le cose andranno per il verso giusto. Del resto non si capisce a questo
punto come possa essere definita questa manifestazione, per voce degli
organizzatori, “una dichiarazione d’indipendenza culturale concreta”.
In conclusione, questo “Palazzo conTemporaneo” è un
contenitore senza contenuto, si vede di più ad un qualsiasi museo della civiltà
contadina, dove almeno possono essere fatti confronti tra passato e presente e
potenzialità di sviluppo del territorio (consiglio a questo proposito quello di
San Daniele del Friuli): è chiaro che bisogna metterci del proprio per tirare
delle deduzioni valide.
Assistiamo quindi ad
una involuzione sostanziale rispetto a ciò che si poteva avere 10-15 anni fa
nei giovani (quando si è iniziato a strutturare il declino) e soprattutto 30-40
anni fa nella potenzialità artistica Friulana. Purtroppo gli Under-35 andati
alla scuola degli schiavi e della omologazione (magari proprio a quella
Università dove Honsell faceva il rettore), più del loro compitino non hanno
potuto fare. Certo, in alcuni aspetti c’è anche della professionalità, ad
esempio in una parte dell’accoglienza e del materiale della mostra, ma è la
stessa che si può trovare all’ufficio dell’anagrafe, di qualche bravo ragazzo
che disoccupato, si occupa a fare volontariato in queste manifestazioni.
Dall’altro lato si riesce a capire che chi ha messo in piedi questa cosa, che è
in ultima analisi un vezzo inutile, è gente che probabilmente può permettersi
di non lavorare.
Si scrive tutto ciò anche nella speranza che gli under-35
friulani ed udinesi di valore, non siano tutti qua e non ci sono perché non
potevano permettersi di perdere tempo in queste sciocchezze. Nella speranza che
siano altrove a esprimere i loro pensieri e le loro potenzialità, se non altro
per la loro realizzazione personale.
Questo vuole infine essere il mio ultimo atto politico
perché davvero è inutile continuare a perdere tempo in questo modo, cercando di
esprimere i dubbi e le idee su un territorio che si inaridisce ogni giorno di
più. Non c’è più tempo per nessuno. Però io il mio ultimo punto di vista lo
voglio esprimere, perché il mio contributo a questo movimento è di dire basta a
questa politica dei sorrisini, dei giovani che fanno politica in coda del
potente di turno o di riferimento, del paraculismo spinto solo per raccogliere
le briciole. E’ ora di dire basta anche a tutto questo ideologismo di coloro
che vogliono uguaglianza e libertà solo quando non assegnatari di un privilegio
o quando la loro lobby non glieli riesce a garantire. Questa società si deve
riprendere il senso critico se non vuole implodere.
Udine, ci hai provato ad essere migliore, ma purtroppo non
c’erano i presupposti e se ci ritroveremo fra trent’anni qui, troveremo solo
macerie e degrado se va avanti così. Ma non è colpa tua, sono i tuoi abitanti
che non hanno più niente da dire.
Andrea Meneghetti