venerdì 30 settembre 2011

CITTADINI UE CONTRO BANCHE E SPECULATORI: FIRMA L'APPELLO DI AVAAZ!

Cari amici in Europa,




Il vergognoso piano di salvataggio della Grecia, scritto direttamente dai banchieri, riempie le tasche di questi ultimi e degli speculatori di soldi nostri, mentre lascia la Grecia in mutande. I nostri ministri delle finanze si riuniscono fra 3 giorni: costringiamoli con il nostro appello a tornare al tavolo delle trattative, per partorire un piano che salvi effettivamente la Grecia e non le banche: 

Firma la petizione
Incredibile, lo stanno facendo di nuovo: i nostri governi stanno riempiendo con i soldi nostri le tasche delle banche!

Dobbiamo dare il via libera al fondo salva-stati il prima possibile per salvare la Grecia, l'Europa e l'euro. Tuttavia l'attuale fondo salva-stati fa sì che siamo noi contribuenti a rimborsare le banche del 90% dei loro investimenti forsennati. I greci non vedranno nemmeno un euro di tutti i soldi che stiamo per destinare ai ricchi banchieri. Peggio ancora: il 30% dei nostri soldi andrà agli speculatori, che faranno profitti enormi dalla speculazione sul fondo salva-stati!

Come può essere che i nostri governi abbiano siglato il fondo salva-stati, che ricopre d'oro banche e speculatori e lascia la Grecia in mutande? La risposta è semplice: i governi hanno chiesto anche ai banchieri di firmare il patto. I nostri ministri delle finanze s'incontreranno fra 3 giorni e decideranno del piano: lanciamo un appello enorme a loro e ai nostri parlamenti per tornare al tavolo delle trattative per salvare la Grecia e non le banche:

http://www.avaaz.org/it/eu_people_vs_banks/?vl 

In un momento in cui ovunque c'è una grossa stretta sul credito e fette importanti della nostra spesa sociale vengono tagliate con l'accetta, i governi cedono davanti all'altare della lobby dei banchieri. Si giustificano dicendo che sono preoccupati che alcune banche non saranno in grado di assorbire la perdita degli investimenti in Grecia, e che senza gli aiuti fallirebbero. Ma se siamo noi ad avere bisogno di aiuto, e di conseguenza ci rivolgiamo alle banche, non riceviamo soldi gratuitamente, bensì prestiti. Ora le banche sono in difficoltà e si sono rivolte a noi: perché dovremmo trattarle diversamente da come fanno loro? Anziché dare via i nostri soldi gratuitamente, facciamo prestiti o investimenti nelle banche, e chiediamo che ci vengano restituiti a un buon tasso d'interesse!

Questo è quello che hanno fatto Gordon Brown nel Regno Unito e Barack Obama negli Stati Uniti: quando le banche stavano per fallire, non le hanno salvate con finanziamenti a tasso zero, ma con prestiti e investimenti. E nel giro di un anno i contribuenti ci hanno persino guadagnato!

Questo accordo è corruzione pura e semplice. Non c'è ragione alcuna legata all'interesse pubblico per fare questo regalo a banche e speculatori, mentre ci sono miliardi di buoni motivi per provare a proteggere i conti pubblici. Invece di dare via quei soldi, possiamo investirli in Grecia e nella capacità delle nostre società di uscire dalla crisi finanziaria e cominciare nuovamente a crescere. E' arrivato il momento per i nostri politici di non nascondersi più dietro argomentazioni complicate scritte dai banchieri: questo gioco è finito. Urliamo il nostro no a questo scandaloso fondo salva-stati e chiediamo un nuovo patto:

http://www.avaaz.org/it/eu_people_vs_banks/?vl 

Troppo spesso ormai il futuro dell'economia e dei nostri bambini viene deciso nelle segrete stanze da interessi corrotti che vogliono solo fare profitto. I cittadini sono totalmente tagliati fuori: è ora di dire basta. I banchieri e i politici ritengono che tutto questo sia troppo complicato perché le persone possano capire o interessarsene. Dimostriamo loro quanto si sbagliano. 

Con speranza,

Alex, Iain, Antonia, Emma, Alice, Maria Paz, Pascal e il resto del team di Avaaz

Più informazioni:

Corriere della Sera - Gli hedge fund faranno profitti sul recupero dei bond greci
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Crisi-hedge-fund-scommettono-recupero-bond-greci/29-09-2011/1-A_000253602.shtml

Il Fatto quotidiano - Crisi greca, alunni a scuola senza libri. E un dipendente pubblico su 5 resterà a casa
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/14/crisi-grecia-alunni-a-scuola-senza-libri-e-un-dipendente-pubblico-su-5-restera-a-casa/157383/

Corriere tv - Austerità e crescita: un binomio difficile
http://video.corriere.it/austerita-crescita-binomio-difficile/748508fa-e4fa-11e0-ac8f-9ecb3bbcc6bf

La Repubblica - G20: maxi piano da tremila miliardi
 per la ricapitalizzazione delle banche 
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2011/09/25/news/g20_maxi_piano_da_3mila_miliardi_per_il_ricapitalizzare_le_banche-22212245/

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giovedì 29 settembre 2011

Internet e libera informazione: l'attacco continua.

Cari Amici, come altre volte ricorro a uno dei blogger italiani per eccellenza, Claudio Messora, in arte byoblu, per illustrarvi come il governo del nostro Paese stia facendo di tutto per imbrigliare la libera informazione in Rete e ridurre al silenzio le voci dei blog, con il pretesto di normare la diffusione delle notizie.
La parola a Claudio: cliccate qui.


Guarda il video su You Tube 

 r. v.


Avaaz: fermiamo la repressione in Bolivia


Cari amici, 



Il governo della Bolivia è nel caos per la costruzione di una mega-autostrada che taglierebbe in due l’Amazzonia, distruggendo così la foresta. A seguito della repressione brutale contro i manifestanti indigeni, il Presidente è dovuto tornare sui suoi passi per riconsiderare la sua decisione. Mettiamoci dalla parte delle coraggiose comunità indigene per fermare la violenza e proteggere l’Amazzonia -firma ora e inoltra la petizione a tutti

Firma la petizione
Domenica la polizia boliviana ha usato gas lacrimogeni e manganelli contro le popolazioni indigene, inclusi donne e bambini, che manifestavano controla costruzione di una mega-autostrada illegale che taglierà in due la foresta amazzonica.

72 ore dopo il paese è caduto in crisi: il Ministro della difesa ha rassegnato le dimissioni per disgusto, i boliviani hanno occupato le strade del paese e il Presidente Evo Morales è stato costretto a sospendere momentaneamente la costruzione dell’autostrada. Alcune multinazionali molto potenti, però, hanno già cominciato a disboscare questa preziosa riserva naturale. Solo se il mondo si metterà dalla parte di questi coraggiosi leader indigeni potremo far sì che l’autostrada segua un altro percorso e garantire così la protezione della foresta.

Avaaz ha appena consegnato una petizione d’emergenza firmata da 115.000 membri della Bolivia e dell’America Latina a due ministri importanti: ora sono estremamente preoccupati e sotto pressione. Dopo questi episodi di brutale violenza dobbiamo agire con maggiore urgenza e lanciare un allarme per fermare la repressione e la costruzione dell’autostrada. Clicca per firmare la petizione - sarà consegnata in maniera spettacolare al Presidente Evo Morales non appena raggiungeremo le 500.000 firme:

http://www.avaaz.org/it/bolivia_stop_the_crackdown/?vl

Migliaia di indigeni hanno manifestato per sei settimane, dall’Amazzonia alla capitale. Alla fine, durante un incontro con Avaaz la settimana scorsa, il Ministro degli Affari esteri della Bolivia si è impegnato ad aprire un dialogo con i leader. Sabato è andato a parlare con i manifestanti, ma quando ha rifiutato di rispondere persino alle domande più basilari, lo hanno costretto a marciare con loro per un’ora per oltrepassare il blocco della polizia. Il giorno seguente gruppi di forze armate hanno fatto irruzione nell’area dove i manifestanti avevano messo su le tende, picchiando i presenti e chiudendo in galera centinaia di loro, dopo essere stati portati via a forza.

L’autostrada lunga 300 km taglierebbe in due il territorio TIPNIS (Territorio Indigeno e Parco Nazionale Isiboro Sécure), il gioiello della foresta amazzonica boliviana, famoso per i suoi enormi alberi, fauna selvatica e acqua purissima. La natura incontaminata e il significato culturale del TIPNIS gli hanno valso lo status di area doppiamente protetta, sia come parco nazionale che come riserva degli indigeni. L’autostrada è finanziata dal Brasile e collegherebbe il Brasile con i porti del Pacifico. Ma sarebbe un’arteria velenosa che distruggerebbe queste comunità e la foresta e aprirebbe questa terra incontaminata al disboscamento, alle esplorazioni di petrolio e di minerali, e alle attività industriali e agricole in larga scala. Uno studio recente dimostra che se l'autostrada fosse portata a compimento, il 64% del parco sarebbe disboscato entro il 2030.

La legge internazionale e quella boliviana dicono che i leader indigeni devono essere consultati se il governo vuole appropriarsi della loro terra, e le comunità indigene pretendono alternative sicure dove sviluppare la crescita economica e l’integrazione regionale. Ma il governo ha ignorato la loro opposizione e ha fallito nel prevedere una strada alternativa che non passasse per il TIPNIS. Morales ora invoca un referendum per la regione che ignora la legge e che è visto da molti come un tentativo di costruire illegittimamente il consenso.

Morales, primo Presidente indigeno della Bolivia, è conosciuto in tutto il mondo per le sue battaglie in difesa dell’ambiente e delle popolazioni indigene. Incoraggiamolo a rimanere saldo ai suoi principi, ora che questo conflitto latente ha raggiunto il suo picco violento, e mettiamoci dalla parte di quelli che sono in prima linea per difendere l’Amazzonia e per rispettare le comunità indigene. Firma questa petizione urgente per fermare la repressione e la costruzione dell’autostrada fuorilegge:

http://www.avaaz.org/it/bolivia_stop_the_crackdown/?vl

Ancora una volta la protezione della terra da cui tutti dipendiamo e i diritti delle popolazioni indigene sono sacrificati dai nostri governi sull’altare dello sviluppo e della crescita economica. I nostri leader scelgono le attività minerarie e la deforestazione anziché la nostra sopravvivenza, favorendo i profitti delle multinazionali. Nel futuro che tutti noi vogliamo l’ambiente e le vite di persone innocenti vengono prima del profitto. Il Presidente Evo Morales ora ha l’opportunità di mettersi dalla parte della sua gente, salvare l’Amazzonia e ripensare a cosa lo sviluppo significhi per l’America Latina in termini concreti.

Con speranza,

Luis, Laura, Alice, Ricken, David, Diego, Shibayan, Alex e il resto del team di Avaaz

Fonti

Morales sospende l’autostrada amazzonica (Terra): 
http://www.terranews.it/news/2011/09/la-marcia-indietro-di-morales-pachamama-non-si-tocca 

Bolivia, proteste contro l’autostrada, un morto (Repubblica tv): 
http://tv.repubblica.it/mondo/bolivia-proteste-contro-l-autostrada-un-morto/76773/75138?video&ref=search 

Bolivia, si dimettono due ministri. Morales è sempre più isolato (Il Fatto quotidiano):
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/28/bolivia-si-dimettono-due-ministrimorales-e-sempre-piu-isolato/160558/ 

Articolo che cita lo studio sulle proiezioni delle conseguenze della deforestazione (in spagnolo):
http://www.lostiempos.com/diario/actualidad/vida-y-futuro/20110703/analisis-historico-y-proyeccion_132222_268061.html

Protesta degli indios in Bolivia: polizia interviene con la forza (Euronews):
http://it.euronews.net/2011/09/26/protesta-degli-indios-in-bolivia-polizia-interviene-con-la-forza/ 


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mercoledì 28 settembre 2011

Firmiamo contro le mastodontiche spese militari

Disarmo in questo caso non significa affatto rendersi estremamente vulnerabili dal punto di vista militare, bensì dare finalmente il via ad un utilizzo razionale delle risorse che attualmente vengono investite in modo indiscriminato per promuovere delle politiche economiche di predominio e di sfruttamento.
Il futuro dei popoli può essere solo nella cooperazione e nel sapiente utilizzo delle risorse del pianeta e non nel seguitare in un reciproco contrasto e nella minaccia del conflitto : quindi sì alle politiche di interazione, di aiuto e di scambio equo e no alla sopraffazione e alla violenza che generano altra sopraffazione e altra violenza e che alla fine convengono soltanto a delle elite.
Per informazioni e per aderire, cliccate qui.

 r. v.

martedì 27 settembre 2011

Disoccupazione e precariato in Friuli: l'indifferenza della CGIL

Cari Amici di Quiudinelibera, come ho già scritto numerose volte il nostro gruppo ha a cuore i destini delle persone catturate nella spirale della disoccupazione e della precarietà lavorativa ed è nostra intenzione fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per trovare, assieme a chi vive questi problemi, delle risposte valide a un dramma sempre più grande, che comincia ad essere molto diffuso anche da noi in Friuli, checché ne dicano le statistiche, che comunque non inducono all'ottimismo.
Di più, sarà interessante analizzare come vengono calcolate le statistiche inerenti all'occupazione, sulla base di quali fattori e in che modo: stiamo infatti preparando uno studio in merito a questo.
Riguardo alle iniziative che vorremmo mettere in atto, ci sono già stati dei contatti fra Quiudinelibera e diversi enti, pubblici e privati.
In particolare, il mese di maggio scorso, contattavamo quello che dovrebbe essere il sindacato più a sinistra della Triade, la Cgil, nella persona del segretario regionale Abdou Faye, che in seguito ad alcuni colloqui telefonici e via e-mail ci riceveva nella sede di Via Bassi a Udine e ci assicurava l'interesse del Sindacato in merito ad un convegno da noi proposto sulle tematiche della disoccupazione e della precarietà a Udine e provincia, proponendoci la data del 24 luglio o, in alternativa, un giorno della seconda settimana di settembre.
La cosa non poteva che apparirci come una iniziativa interessante per sensibilizzare l'opinione pubblica, cercare di coinvolgere quanti più cittadini possibile, specialmente le persone colpite dalla crisi del lavoro, e cercare quindi delle vie da percorrere per rilanciare l'occupazione e per proporre delle misure più efficaci di quelle attuali per indennizzare i disoccupati, visto che diverse categorie di lavoratori, si pensi ad esempio ai soci di cooperativa, non hanno diritto ad alcuna forma di indennità.
Bene: dopo aver valutato che la data di luglio ci appariva troppo vicina per permetterci di mettere in campo un lavoro logistico, organizzativo e di contenuto di un certo livello e che il periodo estivo raramente è adatto a un'ampia partecipazione di pubblico per iniziative di questo genere, propendevamo per il mese di settembre, trovando da eccepire soltanto sull'orario dell'evento, fissato alle ore 15.
Ci sembrava che a quell'ora molti precari non avrebbero potuto presenziare, essendo ancora al lavoro; insomma, volevamo una riunione che permettesse a tutte le categorie di lavoratori di essere partecipi, non solo ad alcune.
Ma avremo presto dovuto constatare che tra il dire e il fare...
Per farla breve: malgrado il nostro attivo interessamento, testimoniato dalle tante telefonate e dalle e-mail inviate al segretario Faye e, in un paio di circostanze, a Franco Belci, segretario generale della Cgil in regione, nulla si muoveva.
Lunghi periodi di silenzio, alternati a risposte in cui ci si scusava, da parte di Faye, per non aver potuto dare priorità alla cosa e via di questo passo.
Al momento, appare abbastanza evidente che a questi signori di organizzare l'evento in questione non può importare di meno: queste cose, se si devono fare, e credo che sia giusto farle, bisogna farle credendoci veramente, con impegno e senza impiegare un anno soltanto per fissare una data.
Aspetto di essere smentito.

 Renato Valusso

domenica 25 settembre 2011

Il caso Plozzer: lettera aperta al Governatore Renzo Tondo


Presidente, è un comune Cittadino che Le scrive, a nome e per conto di un altro comune Cittadino, a Lei che vuole essere il Presidente per i Cittadini.
La mia concezione ideologica e politica è in realtà agli antipodi di quella che Lei rappresenta: credo infatti che il tempo della democrazia rappresentativa e dei partiti sia quasi al termine e che la sua naturale evoluzione sarà verso una forma di democrazia diretta, dove la voce dei popoli non avrà più necessità di essere mediata da dei contenitori partitici che spesso, purtroppo, diventano portatori di obiettivi e interessi lontani dal bene comune, tuttavia Le scrivo queste righe per sottoporLe, mediante un esempio drammaticamente concreto, delle situazioni umane sempre più diffuse anche da noi in Friuli e alle quali le Istituzioni non possono e non devono rimanere indifferenti o rispondere che non sanno cosa fare.
Mi riferisco al caso del signor Adriano Plozzer di Udine, un Cittadino Italiano e Friulano che da più di due anni a questa parte è disoccupato e privo di qualsiasi fonte di reddito che non sia qualche lavoretto saltuario e i modesti aiuti economici di qualche parente: Plozzer ha cinquantacinque anni, un'età che il mondo del lavoro di oggi considera, nel caso di chi si ritrova ad essere disoccupato, il nulla osta per il dormitorio pubblico.
Nessuno lo vuole più come lavoratore: egli, in tutto questo arco di tempo, ha inoltrato migliaia, dico migliaia, di richieste di lavoro, si è proposto in tutti i modi possibili, ma niente da fare.  Nel pur non poverissimo Nord Est, neanche uno straccio di lavoro, nulla.
Allo stesso modo, avendo egli lavorato per molti anni presso una cooperativa di servizi, non può fruire di alcuna forma di indennità di disoccupazione, di alcun ammortizzatore sociale.
Rivoltosi ai servizi sociali del Comune di Udine, gli hanno risposto picche; ha tentato altresì di ottenere qualche lavoro anche spicciolo presso i tanti enti religiosi della cattolicissima Udine, scoprendo con sua somma meraviglia in numerosi uomini di Chiesa dei  "freddi burocrati" per nulla interessati alla sua triste situazione.
Per dei cavilli burocratici, a volte palesemente assurdi, non ha potuto beneficiare di nessuno dei progetti di reinserimento lavorativo previsti da Comune, Provincia, Regione.
In questi giorni, Adriano sta svolgendo un lavoro come vendemmiatore e tra poco il suo incubo ricomincerà con tutta la solita angoscia, un'angoscia che sta lentamente spezzando la vita di un essere umano, colpevole di essere una persona degna che ha sempre vissuto di un onesto lavoro e ottemperato ad ogni dovere sociale, direi, io che lo conosco di persona piuttosto bene, più della media degli Italiani, spesso un pò "furbetti".
Presidente, con questa mail sono a chiederLe che cosa state pensando di fare, concretamente, in Regione per i non pochi che come Adriano si trovano a essere fuori dal circuito lavorativo ad un'età che per l'anagrafe è ancora relativamente giovane ma che per il mercato del lavoro attuale sembra essere l'anticamera della fine. Che cosa si fa e si farà nell'immediato futuro per aiutare i sempre più numerosi disoccupati e precari delle nostre zone?
Non possiamo disinteressarci di questi problemi, non possiamo rimandare le soluzioni a domani o a dopodomani.
Io, Cittadino, e a nome dei tanti Cittadini in difficoltà come Adriano Plozzer, Le chiedo con umiltà e fermezza di rispondere a questi non facili e sofferti interrogativi.
La ringrazio per l'attenzione e Le porgo Cordiali Saluti

Renato Valusso di Quiudinelibera


sabato 24 settembre 2011

Friuli: facciata e realtà


Assunto da una cooperativa che presta dei servizi presso un'azienda di medie dimensioni, costretto a orari di lavoro coercitivi e a dei ritmi frenetici, gomito a gomito con povera gente soprattutto straniera, che lavora in un'atmosfera che i dirigenti della cooperativa rendono greve di intimidazioni continue, di incitamenti rabbiosi e continui a fare di più, sempre di più, con la spada di Damocle del licenziamento costantemente sospesa sopra la testa degli operai.
Tutto questo nell'apparente indifferenza dell'azienda-cliente, forse ignara, forse connivente.
Poi, a un certo punto, l'assistere a continue, palesi ingiustizie lo smuove: la contestazione aperta di quei modi incivili e intollerabili, lo scontro con i capi della cooperativa, il licenziamento.
Licenziamento ingiusto, subito impugnato, la causa vinta, il reintegro al lavoro, ma in un clima, se possibile, ancora peggiore: ricominciano, con maggior forza e più subdoli, tutti i tentativi per farlo desistere, per costringerlo a dimettersi.
Di fronte alla sua onesta e caparbia resistenza, le minacce, perfino fisiche, l'intimidazione quasi mafiosa, i tre capi assieme, negli spogliatoi dell'azienda, con pronta la lettera di dimissioni da firmare: e lui ancora a dire di no.
Finché, alla fine, non ne può più e accetta.

Solo e malato, costretto a letto da quasi un anno, vittima di dolori fortissimi, a volte così atroci da rendere necessario l'intervento del pronto soccorso e il ricovero ospedaliero, con delle iniezioni di morfina per alleviare la sofferenza.
Una pensione di invalidità di 270 euro al mese e la pretesa da parte del Comune di fargli pagare tutto, affitto dell'alloggio e tutti i consumi. La luce tagliata già due volte nel corso dell'anno.
Lasciato al buio, il frigorifero e tutti gli altri elettrodomestici staccati, senza riscaldamento e acqua calda,  neppure la possibilità di ricaricare il telefono cellulare per allertare il 118 nel caso di una crisi del suo male.

Due storie diverse, con il minimo comune denominatore dell'ingiustizia e della prepotenza del forte sul più debole.
Due storie, penserete forse Voi, d'altri tempi, di altri luoghi.
Sbagliato: due storie del Friuli di oggi, di quel Friuli nascosto, di cui i giornalisti ben pasciuti o aspiranti tali degli organi di informazione ufficiali non parlano quasi mai e, se proprio lo fanno, deve essere in sordina e saltuariamente, quasi a voler dare ad intendere che sono circostanze rarissime, eccezionali.
Invece non è vero: sono situazioni molto più diffuse di quanto non si creda, anche qui a Udine e provincia e Quiudinelibera le porterà alla luce e ve le racconterà tutte.
A presto
 r. v.
   

venerdì 23 settembre 2011

Udine: solo, disoccupato e senza reddito da due anni. Non si può accettare e basta.


A questo punto, è evidente: trovare un'occupazione per un over 50 è un'utopia.
Sono Adriano Plozzer, quel 55enne udinese alla costante e affannosa ricerca di un lavoro da più di 2 anni, diventato ormai di casa su Quiudinelibera: in questi giorni a questa ormai sempre più angosciante ricerca alterno uno "scampolo" di lavoro come vendemmiatore, che tra poco finirà.
Desidero ringraziare pubblicamente per non avermi aiutato in nulla tutte le istituzioni preposte ( il Sindaco Honsell in testa), i vari enti religiosi della cattolicissima Udine, le tante agenzie di lavoro interinale alle quali mi sono rivolto, le innumerevoli ditte che ho interpellato e gli inutili sindacati.
Non fruisco di alcun ammortizzatore sociale né di un'indennità Inps e di nessun sostegno economico erogato dai servizi sociali di Udine e ne avrei pienamente diritto, dopo tanti anni di onesto lavoro.
Gli stessi servizi sociali adesso erogheranno dei contributi ai nuclei familiari in difficoltà mentre ai singoli no. 
Da quando questa storia è iniziata, mi sento come perso in un incubo che sembra destinato a non avere mai fine.
Anche questi tristi messaggi, non posso renderli noti quanto vorrei: il signor Medeossi, responsabile della posta dei lettori de Il Messaggero Veneto, il maggiore quotidiano locale, già da diverso tempo mi ha chiuso in faccia la porta della sua rubrica (v.).
Verrebbe da dire, a denti stretti: ma com'è possibile che in una realtà come quella del Nord Est italiano si possa gettare nell'immondizia a questo modo una vita umana, cani maledetti. 
Senza offesa per i cani.
Per chiunque si trovi in una situazione, purtroppo per lui o per lei, simile alla mia e voglia avere almeno un po' di visibilità per non sentirsi cancellato dalla società e se avete ancora voglia di lottare per vedervi riconosciuto il vostro sacrosanto diritto al lavoro, vi invito a telefonarmi al 3492903380 oppure a scrivere a Quiudinelibera all'indirizzo e-mail perilfuturo@libero.it.
Diamoci una mano almeno fra di noi gente comune, dato che quelli che con il nostro voto abbiamo delegato a rappresentarci sembrano avere ben altro da fare.

Adriano Plozzer


mercoledì 21 settembre 2011

LA PRIGIONE DELL' EURO

Nel seguente post, pubblicato oggi dall'economista Vladimiro Giacché sul suo blog sul sito de Il Fatto Quotidiano, troviamo una sintetica quanto efficace descrizione di quello che potrebbe comportare l'uscita dall'euro e il ritorno alla moneta sovrana da parte di uno Stato della UE e la conferma della miopia della politica economica europea.
 r. v. 

2011: fuga dall’euro       

Il tema dell’uscita di uno o più Paesi dall’euro non è più soltanto l’oggetto di dibattiti di fantapolitica. Negli ultimi dieci giorni tre ricerche prodotte da altrettante banche, Citigroup, Ubs e Natixis, hanno infatti deciso di occuparsi della questione. Ecco i principali risultati.

1. L’uscita dall’euro (volontaria o forzata) di un Paese in difficoltà non è prevista dai trattati, che al contrario considerano “irrevocabile” l’adozione della moneta unica. Secondo alcuni giuristi questa irrevocabilità invaliderebbe la stessa possibilità, prevista invece dall’art. 50 del Trattato di Lisbona, che uno Stato membro volontariamente scelga di uscire dall’Unione Europea, perché questo comporterebbe l’uscita dalla moneta unica. Sarebbe insomma necessaria una modifica dei Trattati, o quantomeno una fase negoziale piuttosto lunga.

2. Uscita dall’euro significa ritorno a una moneta nazionale. A quel punto l’intero debito sovrano denominato in euro si trasformerebbe in un debito in valuta estera. Andrebbe quindi per prima cosa convertito alla pari in valuta nazionale, come del resto tutti i depositi bancari. Subito dopo, la valuta andrebbe svalutata rispetto all’euro. (E’ quello che ha fatto l’Argentina pochi anni fa). Per quanto riguarda il debito, la conversione forzosa in una valuta più debole di quella in cui il debito è stato contratto equivale a un default. Per quanto riguarda i depositi, probabilmente le banche dovrebbero essere chiuse per qualche tempo (come avvenuto negli Stati Uniti negli anni Trenta) per impedirne la fuga. Ma tutto questo potrebbe essere vanificato dal fatto che difficilmente il processo sarebbe istantaneo, e quindi depositanti e investitori avrebbero il tempo di prelevare i depositi e di vendere i titoli del debito pubblico in loro possesso: con il risultato di far crollare il sistema finanziario e mandare in default il Paese già prima dell’uscita dall’euro.

3. Si può ipotizzare una svalutazione in un range tra il 30% e il 60% rispetto all’euro. Questo aiuterebbe le esportazioni (pur tenendo conto dell’aumento del prezzo di importazione di energia e di altri beni intermedi, che impatterebbe sul prezzo dei beni finali esportati). Ma è lecito pensare a ritorsioni da parte dei Paesi interessati facenti ancora parte della moneta unica. Non si può escludere neppure l’imposizione di dazi, visto che con l’uscita dall’Unione il Paese “secessionista” non sarebbe più legato da trattati commerciali con gli altri ex-partner europei. Questo potrebbe ridurre i vantaggi da svalutazione competitiva.

4. In caso di svalutazione ad es. del 60%, dopo la conversione forzosa il valore effettivo dei depositi bancari risulterebbe ridotto in misura equivalente. In questo modo le banche recupererebbero sul lato dei depositi almeno parte di quanto perso come investitori nei titoli pubblici svalorizzati, e il sistema bancario non collasserebbe.

5. Il costo di provvista dei capitali, sia per lo Stato sia per imprese finanziarie e non, crescerebbe subito in misura significativa (Ubs stima del 7%). Per un certo periodo, il flusso di capitali potrebbe interrompersi del tutto.

6. In considerazione di tutto questo, Ubs stima in 9.500-11.500 euro pro capite il costo immediato dell’uscita dall’euro. A questi costi andrebbero aggiunti ulteriori 3-4.000 euro per gli anni successivi.

7. Vanno poi aggiunti i costi politici dell’operazione.  Ad esempio, la possibile secessione di parti del Paese interessato. O gli effetti a catena su altri Paesi in difficoltà, che a quel punto patirebbero una fuga preventiva da depositi e investimenti e sarebbero quindi incentivati o addirittura costretti a seguire la stessa strada.

Come si vede, l’abbandono della moneta unica non è una passeggiata. Dei tre report che trattano l’argomento, due (Ubs e Citigroup) ritengono che uscire dall’euro sia controproducente. Il terzo (Natixis), pur non sottacendone le implicazioni negative (tra cui un’immediata recessione), attribuisce in prospettiva maggiore importanza all’effetto della svalutazione per il rilancio dell’export e il superamento del deficit estero del Paese interessato. In ogni caso, non vi è dubbio che la strada di un’uscita dall’euro sarebbe lunga, difficile, ed economicamente molto dolorosa. Sarebbe quindi “altamente indesiderabile”, come ritiene Willem Buiter di Citigroup? In astratto è senz’altro così. Dal punto di vista pratico però le cose potrebbero stare in modo diverso.

Se un giorno ad esempio un Paese si trovasse in profonda recessione, già prossimo al default a causa di tassi sul debito (pubblico e bancario) insostenibili e privo di vie d’uscita, potrebbe infatti considerare il ritorno alla sovranità monetaria come un’extrema ratio, tanto disperata quanto necessaria. Un po’ come la vecchiaia per Lawrence Olivier: una gran brutta cosa, ma sempre migliore delle alternative.      
L’evidente incapacità dell’establishment europeo di affrontare seriamente il problema del debito, di cui si è avuta l’ultima clamorosa dimostrazione venerdì scorso, sta avvicinando quel giorno. Per la Grecia e non solo.

Il Fatto Quotidiano, 21 settembre 2011

Blog di Vladimiro Giacché
Vladimiro Giacché su Facebook


martedì 20 settembre 2011

ESPERTO DI ECONOMIA CERCASI



Siete degli esperti in materia economica? siete dell'idea che l'attuale modello di sviluppo, oltre che avere ormai gli "anni contati", sia iniquo e nemico della solidarietà fra esseri umani?
Se sì, il gruppo Quiudinelibera Vi rivolge una richiesta che, sia chiaro, non ha come scopo quello di privilegiare l'area geografica che già si desume dal nostro nome nè di limitare l'azione alla sola nostra zona bensì ha il fine ultimo di arrivare a pensare delle proposte concrete in tema di economia e di occupazione che possano rappresentare una vera alternativa alle strade finora seguite e questo riferito alla situazione italiana in generale.
Quiudinelibera vuole condurre molte battaglie per migliorare lo stato di cose attuale: la lotta per una maggiore legalità, una trasparenza dell'azione politica e di quella istituzionale, una maggiore equità sociale...tutte cose da fare, tutte cose giuste ma non possiamo dimenticare l'importanza fondamentale della conoscenza approfondita dell'economia, senza la quale molte delle nostre battaglie sono perse in partenza.
Solo delle solide nozioni di economia consentono di inquadrare la reale situazione storica nel suo complesso e di pensare delle risposte sensate a medio e a lungo termine a un sistema basato sul predominio del capitale e al prevalere dei pochi sui moltissimi.
Quindi, se siete degli esperti di economia e siete dell'avviso che le risorse vadano equamente spartite anziché accentrate soprattutto nella disponibilità di pochi, Vi aspettiamo: abbiamo bisogno di Voi per poter preparare delle analisi della situazione economica attuale e per costruire delle proposte alternative al modello dominante e vogliamo farlo in una prospettiva che tenga conto della specificità dell'argomento, quindi non banalmente e in modo approssimativo.
Per contatti: perilfuturo@libero.it

 r. v.

lunedì 19 settembre 2011

Il Perbenista su carta: condivisione & critica


Siamo qui a riportare di una nuova iniziativa editoriale, l’edizione cartacea de “Il Perbenista”.
Dalla copia numero zero si deduce il taglio molto deciso degli articoli, anche se un po’ tendente alla trivialità, un taglio che incuriosisce la lettura, ma che alle volte risulta pesante.
Una cosa che non ho mai sopportato è l’attacco alle persone per le loro caratteristiche fisiche come l’altezza, gli occhiali, i pochi capelli, come se queste determinassero le qualità di un uomo e le sue capacità. 
In questo giornale c’è molto di questo e non posso fare altro che stigmatizzare questo comportamento così come, del resto, ho sempre preso le distanze da coloro che attaccano Berlusconi per l’altezza: Berlusconi delinque come persona e non perché non è molto alto, altrimenti torneremmo alle teorie del Lombroso.
Come detto, gli articoli sono molto taglienti, al limite dell’offensivo, in poche parole danno giù di brutto. Piacerebbe capire se questa impostazione deriva più da un atteggiamento imprudente (con il rischio di querele e di denunce) o impudente.
In questo secondo caso ci sarebbe uno scontro con quello che vuol dire essere un “perbenista” che il dizionario definisce come "l'atteggiamento di chi vuole far vedere di essere una persona perbene, rispettabile". Quindi, da un lato la persona “perbene” dovrebbe comportarsi e dire cose che seguono il conformismo e la buona educazione, ma dall’altro si deduce che con questo atteggiamento si vuole coprire qualcosa, magari le reali attitudini ed ambizioni.
Allora, in questa nuova iniziativa, noi non siamo ancora in grado di capire che cosa ci sia dietro e quali sono i reali scopi che la muovono, ma non possiamo far altro che essere contenti perché riusciremo così ad avere notizie di prima mano per scoprire ancora di più gli altarini sia della destra che della sinistra friulana.
Una cosa però chiediamo a questo giornale a prescindere dai generici commenti fin qui esposti: se si vuole essere dei perbenisti, bisogna farlo bene. Lo scoprire il fetore dell’apparato politico-burocratico friulano, non può esimersi dal giudicare dal punto di vista etico - morale i suoi protagonisti. 
In altre parole se si considera sbagliato un comportamento e si attacca una persona, anche mediando il giudizio o deridendo le sue caratteristiche fisiche, non si può nella riga dopo dichiarare che “non c’è nulla di personale” in quell' azione.
Un perbenista che si rispetti deve, a seguito di un suo giudizio morale, mantenere un atteggiamento coerente e deve avere il coraggio di legare i comportamenti non etici con la persona che li ha compiuti dando modo di creare una chiave di lettura complessiva del sistema.

Andrea Meneghetti


LOTTARE PER UN LAVORO EQUO, NON PER IL SUSSIDIO A VITA


Cari Amici di Quiudinelibera, come sapete il nostro gruppo già da diversi mesi è attivo sul territorio per "dare un volto agli invisibili", cioè a quelle situazioni e a quelle persone vittime di un sistema sociale sbilanciato in favore di chi più ha e spesso iniquo e cinico.
Tuttavia va detto, per amore di verità, che per quanto siano numerose le situazioni, sconosciute il più delle volte, in cui il merito e l'impegno non hanno incontrato un minimo di aiuto sociale, che sarebbe sacrosanto avere, abbiamo incontrato anche situazioni "altre", vale a dire condizioni che sono sostanzialmente dovute al rifiuto del lavoro e non alla mancanza o alla scarsità di esso.
Fermo restando che l'attuale società premia lo sfruttamento del lavoratore in una maniera indegna e che è vero che non tutti possono fare di tutto, vale, secondo noi, anche un'altra considerazione, quella secondo cui le uniche persone che hanno diritto a ricevere una previdenza sociale fissa sono gli anziani e gli inabili al lavoro.
Questo dovrebbe fare una società normale: assicurare la piena occupazione a tutti, non concedere aiuti economici al posto del lavoro.
In una società equa, se sei così ricco da poter vivere comodamente senza lavorare, dovresti pagare in proporzione più tasse di chi deve lavorare per vivere, non come avviene attualmente in questo triste Paese.
Allo stesso modo, se sei abile al lavoro, dovresti lavorare, senza piangere miseria perché, per es., "la fermata dell'autobus è lontana e non mi va di scarpinare ogni mattina per mezzo chilometro" oppure "è un lavoro al quale non sono abituato" e via scusando la propria infigardaggine.
Chi ha di più deve dare di più, secondo noi, ma non certo perché il denaro finisca nelle grinfie rapaci di politici approfittatori e "mazzettari" e neppure nelle tasche di indolenti fannulloni.
Se appartenete alla categoria di chi vorrebbe lo stipendio ma senza lavorare siete pregati di non rivolgervi a Quiudinelibera. 

 r. v.

domenica 18 settembre 2011

Vediamo chi è Renato Brunetta, il parlamentare che da anni insulta gli Italiani

Cari Amici, già tempo addietro su questo blog non ho lesinato delle critiche a Renato Brunetta e al suo modo rozzo, sciocco e retorico di apostrofare il Popolo che gli da' da mangiare e quant'altro (v. qui e qui) e ritengo che la sua gestione della cosa pubblica non sia migliore della sua forbita eloquenza.
A ulteriore supporto di quanto detto, Vi posto questo video de L'Espresso che ci aiuta a inquadrare ancor meglio questa triste figura di politico della Seconda Repubblica.


Guarda il video su You Tube

 r. v.

Democrazia diretta e vero referendum popolare: gruppi e pagine su Facebook

Cari Amici, al fine di rendere più agevole l'azione di coloro che ritengono necessario un cambiamento democratico della nostra società, posto di seguito un elenco di gruppi e pagine attivi su Facebook che hanno come obiettivo comune quello di rendere lo strumento del referendum popolare ciò che dovrebbe essere in realtà, ossia un mezzo per l'espressione compiutamente democratica della volontà sovrana del popolo.
Un vivo ringraziamento al gruppo Democrazia Partecipata, di cui mi pregio di far parte, che ha provveduto a pubblicare i link di gruppi e pagine sulla propria bacheca.
V.:Documento su Democrazia Partecipata -Gruppi e pagine collegati
Unità di intenti e costante impegno ci permetteranno di vedere il risultato.
Alla prossima!

 r. v.

sabato 17 settembre 2011

A Milano come altrove: la parola ai Popoli.


Carlo Cattaneo

    Come nel 1848
 di Giacomo Consalez

Molti cittadini ed ex cittadini milanesi si aspettavano dalla giunta Pisapia il miracolo.     Prendere 35 anni (almeno) di corruzione, affarismo, clientelismo, spartizione, nepotismo, consociativismo, e cancellare tutto con un colpo di spugna dando l'avvio alla Città Futura. Impossibile. Irragionevole aspettativa da parte di tutti noi elettori (inclusi gli astensionisti come me che hanno gioito per il declino della junta palazzinara precedente).

I partiti sono associazioni affaristiche di stampo clientelare. Non c'è nulla di nuovo, qualitativamente parlando. Quello che viviamo è il ritratto della politica come professione dipinto dai grandi sociologi del primo '900, Ostrogorsky e Weber in testa. È nella natura di una società in cui lo stato è sovrano totalitario incontrastato e il cittadino suddito impotente. I cittadini servono ai partiti per prolungare la pantomima della democrazia rappresentativa. Una volta eletti, i poltici fanno i conti con un sistema che opera implacabilmente ad un livello più alto del loro. Coinvolge finanza, imprenditoria, società criminali che usano la politica per convogliare la forza del consenso, maggioritario tra la popolazione, nella direzione dell'interesse di pochissimi.

I partiti scambiano il proprio potere decisionale con i denari necessari allo spoils system, cioè alle carriere politiche dei propri sostenitori più prossimi e all'interesse economico delle proprie società massoniche di riferimento, si vedano in tal senso le coop e CL nell'area milanese. Consenso elettorale, tasse, imposte e sponsorizzazioni da parte dei "grandi elettori" dell'impresa assistita e della finanza, finiscono solo in parte a soddisfare i legittimi bisogni dei cittadini. Più spesso, questi soldi servono a tenere in piede il carrozzone clientelare che garantisce la rielezione e l'ampliamento della sfera politica d'influenza. Il sistema poggia su favori che i partiti fanno ai propri grandi referenti, ai propri sponsors, a danno dei cittadini, distorcendo le regole del mercato, distorcendo i criteri di merito, uccidendo la libera competizione, unica garante del contenimento dei costi del sistema, spendendo somme ingenti per opere di dubbia o nulla utilità, perché "altrimenti ci tocca pagare le penali". Non si può bloccare l'ingranaggio della spesa pubblica finalizzata al profitto privato. Neppure se il pubblico è prossimo alla fame. Il sistema ha le sue regole, che prescindono dall'utilità generale e dal consenso popolare. I partiti chiedono i voti ai cittadini per fare, volenti o nolenti, i comodi dell'impresa e della finanza assistita a danno dei cittadini stessi. I cittadini non hanno alcuna voce in capitolo circa le leggi di spesa, e i governanti si infastidiscono quando la cittadinanza ne contesta i criteri e le priorità, sconfinando oltre la delega in bianco conferita alla coalizione vincente ogni 5 anni.

In un sistema di deleghe in bianco qualsiasi governo locale, anche quelli sedicenti liberisti, lavorerà per la dilatazione dei costi dello stato, per la moltiplicazione della folla dei clienti, a cui sarà dato sempre meno, mantenendo comunque, finché possibile, un controllo totale della loro allegiance politica. In un sistema di deleghe in bianco, non sono i poveri ad avere bisogno del governo, ma è il governo ad avere bisogno dei poveri, degli indigenti, dei disoccupati, della gente senza speranza e senza futuro: costoro sono ricattabili e forniscono una base di consenso. Così si formano le "città mondo" relegate nei quartieri poveri e degradati, ben distanti dall'agio ovattato dei visionari progressisti e benpensanti.  In un sistema di deleghe in bianco, l'interesse di lobbies compatte ed elettoralmente influenti prevarrà sempre sull'interesse generale, e prescinderà da esso.  Se il governo mollasse la presa, riducesse al minimo i propri costi, e liberasse le forze spontanee che emergono dalla società, la sua energia libera, la sua voglia di riscossa sociale, vigilando soltanto sul rispetto delle regole e del merito, a discapito della confraternita e del maneggio, il governo sarebbe ridimensionato a pura amministrazione pubblica, la sua vera e legittima dimensione, eperderebbe il potere e il profitto materiale o di rendita politica che ne deriva. In un sistema di deleghe in bianco, l'assenza di una alternativa reale tra le varie fazioni di governo costituisce il cemento di questo meccanismo. È il cemento consociativo.

Occorre svegliarsi, essere lucidi, capire. Occorre essere meno creduli e più reattivi. Occorre che i cittadini reclamino un potere sempre maggiore e non diano tregua o credito illimitato a nessun governo, locale o centrale, nemico o presunto amico. Occorre costruire le basi per cui democrazia sia, come da etimo, potere del popolo, non delega incondizionata alle confraternite politico-affaristiche. Occorre che il popolo possa promulgare, correggere o abrogare delibere e leggi, comprese le leggi di spesa, in diretta, in corso d'opera, senza aspettare la fine di una legislatura. In caso contrario, il sistema delle deleghe politiche si tradurrà sempre di più in una licenza a produrre danni incalcolabili, incrementali, irrimediabili, fino al declino definitivo e irrimediabile della nostra società.

Thomas Jefferson, in una lettera datata 30 gennaio 1787 a James Madison, scrisse: «Malo periculosam libertatem quam quietam servitutem. Ritengo che qualche ribellione, di tanto in tanto, sia cosa buona e che sia necessaria al mondo politico quanto le tempeste lo sono a quello fisico. In genere le ribellioni fallite mettono in luce violazioni dei diritti del popolo che le hanno cagionate. Esse sono invero una medicina necessaria per la salute di tutti, prevengono la degenerazione del governo e aumentano l’attenzione per gli affari pubblici. I popoli non dovrebbero aver paura dei propri governi, sono i governi che dovrebbero aver paura dei propri popoli.»

Un bellissimo articolo: per chi, come me, crede nella democrazia diretta dei Cittadini non resta nulla da aggiungere né da commentare.
Grazie a Giacomo Consalez per questa nitida analisi.
Vedi anche: G. Consalez su Facebook
 r. v.

giovedì 15 settembre 2011

Lavoro alienante e precariato cronico

Pare strano di vivere in tempi che fanno rimpiangere a molti il lavoro sicuro e più facile da trovare di qualche anno fa, fosse anche un posto alla "catena di montaggio" come quello de Il Tic dell'indimenticabile Giorgio Gaber.


Guarda il video su You Tube


 r. v.

Democrazia diretta: discussione e strumenti

Per chi fosse interessato all'argomento democrazia diretta e riforma del referendum, e spero siate in tanti, ecco alcuni riferimenti estremamente utili:

bozza 006 della legge di iniziativa popolare per togliere il quorum e migliorare gli strumenti di democrazia diretta: cliccare qui

Impegniamoci per una vera democrazia dei popoli.

 r. v.

Friuli Doc e Via Gemona: la delusione dei commercianti

In relazione al Friuli Doc (v.) di quest'anno, riceviamo e pubblichiamo quanto segue.

Forse questa cosa non è niente se paragonata a tutte le vicissitudini di cui Vi occupate ma è una cosa che devo dire: l'esclusione di Via Gemona da Friuli DOC a molti di noi commercianti non va bene. 
Prima ci mandano la lettera per mettere le carte in regola con l'occupazione del suolo pubblico, così che uno anche inizia a fare gli ordini e quant'altro occorra per non arrivare sguarniti alla kermesse e poi ci tagliano fuori così che uno si ritrova sul groppone tutto il magazzino. 
Cosa costava distanziare di più gli stand o accettarne di altri in modo da arrivare ad occupare via Gemona come oramai da molti anni???

Heidi e Micaela Del Dò


Siedono divisi per votare...uniti.


LA MANOVRA CHE TUTTI HANNO APPROVATO!


di  Paola Cardelli

Il Pd con il resto del'opposizione ha votato contro la pregiudiziale di costituzionalità sulla manovra, presentata dall' IDV, che se fosse passata avrebbe affossato sul nascere tutto il decreto.
Circa il pagamento dell'ICI da parte della Chiesa, i Radicali hanno presentato un ordine del giorno, per il quale il governo si è rimesso all'aula e ...il PD ha votato contro (probabilmente, al riguardo c'era un accordo preventivo tra maggioranza ed opposizione).In pratica, tranne alcune fronde, la cui buona fede è peraltro tutta da verificare, il varo di questa manovra era auspicato da tutti, in primis dal Presidente della Repubblica e, tutte quelle esternazioni contro l'iniquità, l'insostenibilità ed in generale sulla pericolosità della stessa era solo fumo negli occhi.

All'opposizione, dopotutto torna utile che  misure così dirompenti sul piano sociale ed inefficaci a livello economico, siano applicate da questo governo; si ottengono così due vantaggi: l'impopolarità di questo governo cresce (già oggi un sondaggio dell'IPR Marketing lo dà in caduta libera) prefigurando la sua disfatta alle prossime (?) elezioni; quando, come sembra avverrà, il centrosinistra si toverà a governare, non sarà costretto ad adottarne di simili, anzi con magnanimità, potrà permettersi di cancellarne qualcuna, introducendo magari anche qualche correttivo.
Ma in definitiva quasi nessuno dell'attuale classe politca, ha minimamente intenzione di eliminare tutti quei privilegi di cui godono la chiesa, i possessori di grandi patrimoni e soprattutto tutta la "casta" dei poliltici e dei loro sodali.
Ancora una volta invito tutti a firmare per il referendum contro l'attuale legge elettorale, che non ci consente di scegliere i nostri rappresentanti in parlamento e contemporaneamente vi presento (o ripresento) la pagina DEMOCRAZIA PARTECIPATA che intende promuovere una riforma dell'istituto referendario, la sola, a mio avviso, che in qualche modo possa garantire che le leggi di questo parlamento siano effettivamente a favore del popolo e non della solita oligarchia al potere.


Italia: storie di ordinaria ingiustizia. La vicenda di Francesco Carbone

Cari Amici, oggi Quiudinelibera pubblica un servizio dell'emittente televisiva Antenna Sicilia riguardante la tormentata vicenda di Francesco Carbone, un Amico del nostro gruppo, un uomo che, come pochi in Italia, ha avuto la forza di denunciare alla Giustizia tutta una serie di abusi e di comportamenti illeciti di cui è stato testimone e poi, ovviamente, vittima.
Ad oggi, silenzio assoluto delle Istituzioni preposte.
Facciamo un Augurio a Francesco perché il suo appello non resti inascoltato e chiediamo a coloro che in questo paese rappresentano i Diritti dei Cittadini di non restare indifferenti di fronte a palesi violazioni delle Leggi e alla sofferenza personale di un Cittadino onesto e coraggioso e della sua famiglia.
Il servizio: clicca qui.
Francesco Carbone su Facebook

 r. v.

mercoledì 14 settembre 2011

Thomas Wild Turolo ancora in azione!

In uscita a breve (entro Ottobre) il video-documentario sui beduini del deserto siriano dal titolo "Mafi Rabia'". Realizzato un anno e mezzo fa con il contributo dell'archeologo Alberto Savioli, esperto sull'argomento e all'opera in Siria da un decennio. Un documentario puro e senza artifici, dove la ricerca dei beduini e il dialogo con loro sulla realtà che vivono al giorno d'oggi sono i soggetti privilegiati.
La regia è di Thomas Wild Turolo, il giovane film-maker friulano di cui Quiudinelibera si è occupata lo scorso mese di agosto (v.).
Guarda il trailer sul blog di Thomas, Occhio di Falco.

 r. v.

martedì 13 settembre 2011

FIRMIAMO CONTRO IL PRECARIATO CRONICO



Cari amici in Italia, 



Quasi 4 milioni di lavoratori precari in Italia faticano a costruirsi un futuro, e oraBerlusconi vuole approvare nuove misure per facilitare i licenziamenti, trasferendo così il peso della crisi economica sui più deboli. Ci rimangono 24 ore per far sì che l'Unione europea fermi questo nuovo attacco ai nostri diritti: firma la petizione! 

Firma la petizione
Il nostro Parlamento sta per approvare una manovra economica che condannerà milioni di lavoratori italiani alla precarietà estrema e li escluderà dalle protezioni basilari. Ci rimangono solo 24 ore per far sì che l'Unione europea fermi questo nuovo attacco ai nostri diritti.

Berlusconi sta facendo di tutto per fare approvare misure drastiche che faciliterebbero il licenziamento dei lavoratori, spostando così il peso della crisi economica sulle spalle dei più deboli. Ma l'Unione europea ha già richiamato il governo di Berlusconi perché protegga i lavoratori precari. Se oggi saremo in molti a firmare la denuncia formale alla Commissione europea, potremo fare pressione perché costringa il nostro governo ad agire in fretta.

Domani consegneremo formalmente la denuncia a Bruxelles e le nostre firme a una conferenza stampa congiunta con personalità di primo piano, come il giuslavoralista Pietro Ichino e la Vice-Presidente del Senato Emma Bonino. Oltre 40.000 di noi si sono già uniti a questa campagna per mettere fine al precariato e per garantire lavori decenti a tutti. Se hai già firmato la petizione aiutaci a raddoppiare i nostri numeri inoltrando questa e-mail a tutti:

La diseguaglianza sociale in Italia sta raggiungendo livelli da record, con il 20% delle famiglie più ricche che detiene quasi il 40% del reddito nazionale, mentre il 20% delle famiglie più povere ha solo l'8% del totale. Non sorprende quindi che 1 bambino su 4 nel nostro paese viva in famiglie povere, il che fa dell'Italia uno dei paesi con il tasso di povertà infantile più alto d'Europa!

A peggiorare le cose ci ha pensato la crisi economica, che si è maggiormente abbattuta sui giovani mettendoli davanti a un bivio: o la disoccupazione o la precarietà assoluta. Milioni di lavoratori sono stati negli anni esclusi dal mercato del lavoro e lasciati senza i diritti fondamentali e senza alcuna protezione sindacale: se si ammalano o se fanno un bambino, non vengono pagati o peggio perdono il lavoro. In più il Presidente dell'INPS ha lanciato l'allarme sulle future pensioni dei precari, dicendo che la loro inadeguatezza potrebbe generare un vero e proprio "sommovimento sociale".

Ma il cambiamento è possibile e insieme possiamo farcela. La legge europea obbliga gli stati membri a proteggere i lavoratori dall'abuso di impieghi temporanei, e la Commissione europea ha chiesto recentemente al nostro governo di garantire a tutti i lavoratori gli stessi diritti e protezioni sociali. Il Tribunale di Genova ha creato un importante precedente, riconoscendo i diritti degli insegnanti precari e condannando il governo per la violazione della normativa europea contro la disparità di trattamento.

Avaaz ha lavorato con i massimi esperti per presentare la denuncia formale alla Commissione europea e per mettere fine alla piaga del precariato. La Commissione, secondo le sue stesse regole, ha l'obbligo di rispondere entro un mese. Questo è il modo migliore che abbiamo per ottenere un risultato immediato. Firma sotto per chiedere alla Commissione europea di far rispettare al governo italiano la legge anti-discriminazione e proteggere così i precari:


Insieme abbiamo combattuto e vinto battaglie che inizialmente sembravano impossibili. Proprio quest'anno la nostra comunità si è spesa contro la censura di internet e i tentativi di Berlusconi di mettere il bavaglio alla tv, attraverso petizioni enormi, telefonate e messaggi a politici e funzionari, la mobilitazione di voci influenti e dell'opinione pubblica, e... Abbiamo vinto! Uniamoci nuovamente per difendere il diritto dei lavoratori a vivere una vita dignitosa. 

Con speranza e determinazione, 

Giulia, Luis, Alice, Ricken, Benjamin, Pascal, Diego e tutto il resto del team di Avaaz. 


PIU' INFORMAZIONI 

La denuncia alla Commissione europea contro il dualismo del mercato italiano (dal blog di Pietro Ichino)

Licenziamenti facili nella manovra, i dubbi del Quirinale (Corriere della Sera)

Vent'anni per essere assunta. "Ormai tutta la scuola è precaria" (La Repubblica)

Al precario non far sapere che pensione avrà: l’Inps censura per ordine pubblico (Blitz quotidiano)

Fuga dei cervelli all'estero: più 50% in un anno (Il tamtam)

Il rapporto di Italia Futura sulla mobilità sociale (dal sito di Italia Futura)

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