mercoledì 31 agosto 2011

UN SALUTO AL DIRETTORE DEL CARCERE

Oggi il dottor Francesco Macrì, direttore del carcere di Via Spalato a Udine, ha lasciato il suo incarico per raggiunti limiti di età, dopo 29 anni di servizio.
L'altro ieri il dottor Macrì è stato ricevuto dal sindaco Furio Honsell e da alcuni assessori e dirigenti di palazzo d'Aronco per un saluto ufficiale di commiato e per esprimergli un ringraziamento per il suo operato, a nome di tutta la cittadinanza.
Non posso fare a meno di chiedermi perché tra i presenti non ci fosse neanche un rappresentante dei detenuti o, perlomeno, degli ex detenuti, a confermare a sua volta la buona riuscita del lavoro di reinserimento umano e sociale attuato dall'istituzione carceraria e in particolare dal direttore Francesco Macrì.
Perché no? Dopotutto, per chi ha operato o (se preferite) su chi ha vigilato per 29 anni il dottor Macrì? Con chi ha avuto a che fare, con dei fantasmi?
Sono stato ospite della struttura circondariale di Via Spalato per tre stagioni abbondanti, qualche anno fa, portato là dagli esiti nefasti di una gioventù trascurata, e in tutto quel tempo la faccia del direttore non l'ho vista mai: di lui fra noi carcerati non si parlava nemmeno, come se non esistesse.
Magari parlavamo del brigadiere, del "capoguardia", dei magistrati, di qualche operatore ma di lui mai, alla lettera.
Per noi, lui era soltanto una firma su un pezzo di carta.
In un certo senso, un "invisibile": l'ho visto per la prima volta nella foto del giornale di ieri.
Comunque, malgrado le molte carenze del sistema carcerario e il sovraffollamento dell'"albergo", mi resta il ricordo di un istituto di pena gestito con metodi umanitari  e se di critica vogliamo parlare, è una critica la mia rivolta più a un sistema nel suo assieme piuttosto che alla realtà carceraria di Udine nel suo specifico.
Sono portato a credere che la struttura di via Spalato sia stata amministrata piuttosto bene dal dottor Francesco, stando a quello che si poteva desumere dai risultati, malgrado il vitto, almeno a quei tempi, spesso quasi incommestibile e non molto abbondante, la pressoché totale mancanza di qualsiasi serio supporto psicologico, con particolare riferimento a casi di detenuti giovani o psicolabili, spesso improvvidamente posti a contatto con arfasatti ben più adulti e delinquenti e l'ozio forzato a cui eravamo costretti ventiquattro ore al giorno.
Tuttavia, credo che quello relativo al carcere sia un aspetto che non può astrarsi dalla realtà complessiva di un sistema sociale e quindi anche in tutto ciò che riguarda l'apparato punitivo abbiamo uno specchio della società che lo controlla.
Personalmente, là dentro di "riabilitativo" e di "rieducativo" non ho visto un cazzo.
Se una persona cambia, nove volte su dieci il ruolo del carcere in questo è irrilevante, punto e basta.
Comunque, tornando a Lei, caro Direttore Senza Volto: un Cordiale Saluto e si goda pure la meritata pensione.
Dopotutto, anche se non è stato un Cesare Beccaria, si è sciroppato quasi trent'anni di semilibertà al contrario.

 ex detenuto Renato Valusso
 Stanza 11- 2° comune
       

All'improvviso, un/a giornalista!

Ultimamente sui miei post ho attaccato fortemente la classe giornalistica, per l'incapacità' di fare il suo mestiere e per la troppa connivenza con il potere della quale e' megafono acritico e cagnolino al guinzaglio.

Oggi, finalmente leggo un articolo che ha un costrutto ed esprime chiaramente qual'e' la situazione di spartizione del potere, a discapito del servizio e della popolazione, in maniera piuttosto chiara e non asservita:

http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2011/08/31/news/autovie-si-riapre-il-caso-riccardi-1.794867

Ci tengo a precisare che non conosco assolutamente la giornalista in questione, quindi da un lato la mia non e' una sponsorizzazione e dall'altro se in futuro si dimostrasse che la giornalista non vale, declino ogni addebito.

Saluti

Andrea Meneghetti

martedì 30 agosto 2011

IMPEDIAMO UN OMICIDIO

SALVIAMO KATE DALLA LAPIDAZIONE
Gli appelli di Articolo 21
Kate Omoregbe nigeriana di 34 anni rischia la lapidazione. E' detenuta in Italia per consumo di droga, condannata a quattro anni di carcere. Sta per uscire ma ciò che l'aspetta è una condanna ben più brutale e disumana. Se verrà rispedita nel suo Paese sarà sottoposta alla lapidazione per aver rifiutato di sposare un uomo molto più anziano di lei. Kate ha fatto richiesta di asilo politico ma se non verrà accolta il suo destino potrebbe essere inesorabilmente segnato.
Lanciamo l'appello per salvare Kate. Le firme saranno consegnate nei prossimi giorni al presidente della Repubblica.
Per firmare clicca qui

lunedì 29 agosto 2011

Anche Honsell si e' svegliato!


Ma allora, non e' che noi di quiudinelibera diciamo le cose a vanvera, c'e' proprio un movimento fraudolento dietro i comportamenti che abbiamo denunciato attraverso questo sito (vedi).

Rimane l'amarezza nel constatare lo schifo. Ma quello che piu' colpisce sono le frasette ambigue e sguscianti che ancora Honsell fa nelle dichiarazioni per rimanere a mezza strada, per non prendere una posizione decisa, che alla fine pero' palesano tutta la sua malafede ed anche un'incapacita' politica.

Un atteggiamento gretto, poco coraggioso che certo non condivido.

Rimane anche l'assordante silenzio di Italia dei Valori sull'argomento, mentre invece, da iscritto al partito, vorrei che esprimesse una posizione.

Andrea Meneghetti

domenica 28 agosto 2011

Salviamo i servizi pubblici essenziali dalla privatizzazione indiscriminata

Da Il Fatto Quotidiano del 27 agosto 2011:
Il governo propone incentivi a chi privatizza i servizi pubblici: " Referendum stravolti"  (Leggi Tutto)

Per la Consulta il diritto UE non è solo concorrenza
 di Alberto Lucarelli   (qui l'articolo)

Sottoscriviamo l'Appello contro questa iniqua manovra finanziaria (clicca qui) 

Tutto questo tenendo ben presente che:
1° I servizi pubblici essenziali devono restare pubblici e non diventare preda di privatizzazioni selvagge e di una speculazione finanziaria ancora più nefasta dell'attuale.
2° Se il servizio pubblico funziona poco e male, costringiamolo a migliorare, senza per questo mettere nelle mani dei privati anche l'aria che respiriamo.
3° La UE non è soprattutto dalla parte dei Diritti dei Popoli, ma è innanzitutto espressione degli interessi grandiosi del Potere Finanziario, non facciamoci troppe illusioni su questo (v. qui e qui).
4° Il giurista Ugo Mattei dell'Università di Torino afferma: " Politicamente siamo senza voce; c'è un'asse che comprende maggioranza e opposizione a cui va bene vendere i servizi pubblici."
Questo con buona pace di chi non sa o non vuole sapere che questa sfrenata campagna di privatizzazione e liberalizzazione in Italia non è iniziata con Berlusconi ma già nell'ormai lontano 1997 con il governo di centrosinistra (v. qui e qui ) e questo è in realtà molto più grave perché se è vero che la destra privilegiando il predominio dei pochi sui molti fa il suo mestiere, è vero anche che la sinistra che dovrebbe agire all'opposto non ha fatto il suo.  
Renato Valusso

Giorgio Fidenato, il mais transgenico e il Libertarismo

In Friuli, continua la guerra di Stato e Regione contro gli agricoltori "ribelli" rei di seminare colture OGM, con in testa Giorgio Fidenato, presidente di Agricoltori Federati (v.) e segretario di Futuragra (v.), l'imprenditore di Pordenone amico di Leonardo Facco (v.), assieme al quale e a Marcello Mazzilli nel 2007 ha fondato il Movimento Libertario (v.) , l'unico gruppo politico italiano ufficiale che si rifà alle teorie economiche della scuola del liberalismo cosiddetto austriaco prima e al pensiero di Murray Newton Rothbard, teorico dell'anarco-capitalismo, poi.
Cosa vorrebbero i "libertari"? per dirla in estrema sintesi, essi propugnano l'idea dell'assoluta libertà di mercato, ponendo al centro le libertà individuali e la proprietà privata come diritto naturale di ogni persona e ritenendo che lo Stato debba esistere solo come una sorta di Grande Ufficio Anagrafe e poco altro, che le tasse sono un furto e che qualsiasi attività economica che non vada a ledere i diritti altrui sia da considerarsi lecita.
In più, essi rivendicano ogni libertà personale, per es. sono contrari al divieto di fumo e di consumo di alcoolici, e il diritto di portare e usare armi per difendere se stessi e la proprietà.
Verrebbe quasi da dire una specie di moderno Far West, ma in realtà il concetto complessivo non è così rozzo e molte sono le implicazioni interessanti sul piano economico di quest'idea, che però personalmente, da sostenitore ad oltranza di un'idea di Democrazia Partecipata, Diretta e Solidale di tutto un Popolo che si riconosce in uno Stato e si dà delle Leggi di conseguenza, non condivido. Aggiungo che sono entrambe visuali lontanissime dall'attuale ordine economico e sociale ma mentre l'idea libertaria va verso una direzione di trionfo dell'interesse privato e dell'individuo, l'altra idea prospetta un mondo laddove gli interessi privati finirebbero con il riconoscersi nell'interesse generale.
Tornando a Giorgio Fidenato e alla semina di mais OGM, in alcune sue dichiarazioni riportate da il Messaggero Veneto del 27 agosto 2011 egli afferma: «Sono vicino agli imprenditori che subiscono ancora una volta l’iniquità della magistratura. Nessuna ricerca scientifica ha mai rilevato che questi prodotti provocano un danno alla salute e all’ambiente – ricorda Fidenato – e in più non mi stancherò mai di dire che la normativa europea dice chiaramente che possiamo seminare. Invece la magistratura italiana si ostina a disattenderla: non sta applicando la legge e quel che è peggio non ha mai voluto chiedere un parere alla Commissione europea, cosa che avrebbe potuto chiarire molti aspetti. In Italia si continua ad applicare una legge che non è mai stata notificata».  
Va aggiunto che è altrettanto vero che molti dei mangimi per gli animali da allevamento provengono da OGM; per contro, Greenpeace (v.) ci informa che in Europa cresce la resistenza agli OGM (v. qui).
Da quanto esposto, credo sia interessante notare come da questo conclamato caso di "disobbedienza civile" emergano almeno tre elementi degni di nota:
1° la contrapposizione fra un apparato statale, a mio avviso di "vecchio stampo", e un'idea politica ed economica che mette assieme una concezione ultraliberista e insieme anarchica del mercato
2° le discrasie fra gli ordinamenti e le leggi sovranazionali della UE e quelle italiane, perfino in assenza, in certi casi, di una normativa nazionale completamente definita
3° infine, un dibattito, quello sulla dannosità o meno degli OGM, che il mondo scientifico, si auspica al di fuori da interessi reconditi e inconfessabili, dovrà portare a compimento nel modo più approfondito possibile e quanto prima, anche per evitare che eventuali conseguenze nocive per l'ambiente e la salute delle persone possano diventare l'unica cartina al tornasole per saperlo.

Per chiunque sia interessato agli argomenti di questo post e pensi di avere qualcosa da aggiungere o precisare, Quiudinelibera resta a disposizione alla voce Commenti o all'e-mail perilfuturo@libero.it.  

 r. v.


sabato 27 agosto 2011

Qua stiamo messi male, allora...

Se il Sindaco di Udine deve fare la promozione della città a dei giornalisti che  sono solo venuti a farsi una bella mangiata, allora siamo messi male! Vuol dire che stiamo raschiando il fondo del barile con le braghe calate!


Ma io dico, una volta non c'erano degli uffici appositi che facevano promozione alla città e ai dintorni? Con tutte le cose che ci sono da fare, Honsell ha tempo da perdere con giornalisti che chissà se mai parleranno della città?

Il dubbio che mi viene però è un altro: non è che in realtà la civetteria del nostro amico Honsell abbia fatto ancora una volta capolino?

Un bel servizietto di un giornalistucolo che gli liscia il pelo facendoci sapere quanto è bravo a parlare inglese, fluentemente, quanto è stato bravo a contattare tutti gli ospiti...siamo ancora una volta al ridicolo!

Pensate che provincialismo, come se nel 2011 trovare qualcuno che parla inglese fosse una cosa eccezionale.

Vabbè, questo è quello che passa il convento..."Com'è la sbobba? Ottima ed abbondante Signore!"

Andrea Meneghetti

Costo Zero? Qua mi devo pagare anche la vasellina!

Qualche giorno fa, ho fatto un post Panem e Circenses in salsa friulana nel quale dubitavo che i mega schermi che il politico e benefattore Colautti, metteva a disposizione della comunità sportivo-udinese, fossero a "costo zero" come invece lo stesso lungimirante personaggio asseriva.


Allora, questa fantomatica associazione che organizzava con i soldi pubblici gare di Dama del campione Tondo, non solo sperpera danaro pubblico in modo clientelare e in modo alquanto subdolo e meschino, ma si fa anche assegnare dei fondi per poi non svolgere nessuna attività.

E poi noi ci ritroviamo gli schermi a "costo zero" per sollazzare un popolo bue!

Qua c'è più di qualcuno che fa "il frocio con il culo degli altri" e la vasellina ce la dobbiamo pagare pure da soli sempre che ci siano ancora dei soldi per comprarsela...

Ricordo sempre che Colautti non è a "costo zero" e auspicherei, visto che è lautamente pagato, che trovasse dei rimedi e promuovesse delle attività indirizzate alla risoluzione dei problemi delle persone e delle imprese in questo periodo particolarmente difficile economicamente. Penso in particolare a tanti amici di quiudinelibera che hanno parecchi problemi a mettere insieme il pranzo con la cena per sé e per i propri figli.

Sentire e vedere queste cose fa solo che vomitare! E l'unica cosa che possiamo fare è protestare finchè ci sarà data la possibilità di farlo!

Andrea Meneghetti

venerdì 26 agosto 2011

Libera informazione in libera Rete?

Ancora una volta, il videoblogger Claudio Messora, in arte Byoblu, ci propone delle attualità di grande interesse sulla libertà della Rete, la sua immensa potenzialità di democratica informazione posta in pericolo dalla speculazione commerciale e ci invita a considerare quanto già avvenuto in altri Paesi, ossia la connessione ad internet su banda larga come diritto costituzionale dei Cittadini.
 r. v.

Una rete di proprietà dei cittadini (Leggi Tutto) 


APPELLO AI LETTORI DEL BLOG


Quiudinelibera sta preparando una serie di iniziative da mettere in atto sul territorio e anche altrove per la difesa dei Diritti dei Cittadini, con particolare attenzione alle problematiche dello stato sociale e dell'occupazione, nell'intento di trovare delle risposte alle tante difficoltà che sempre più ostacolano la vita delle persone di ogni giorno.  

L'Italia è piena di quaquaraqua che leggono, scrivono, protestano e poi non fanno un emerito nulla: non essere come loro.
AGISCI!
Unisciti a noi di QUIUDINELIBERA.
Ti aspettiamo.
Per info: perilfuturo@libero.it

mercoledì 24 agosto 2011

Avaaz: riconoscete la Palestina


Cari amici, 

Fra 24 ore il Consiglio di Sicurezza dell'ONU si riunirà di nuovo per discutere la dichiarazione d'indipendenza della Palestina, che si candida a diventare il 194° stato nel mondo.

Già 700.000 di noi hanno aderito a questa campagna. Ma abbiamo bisogno di più forze per convincere i paesi chiave a votare a favore.

Avaaz ha prodotto un video breve ed efficace, che racconta la vera storia e spiega perché questa è la migliore opportunità che abbiamo per ottenere la pace.
Clicca per guardarlo e invialo a tutti quelli che conosci - raggiungiamo il traguardo di 1 milione di firmatari adesso:

La nostra campagna per lo stato palestinese sta montando, con quasi 700.000 persone tra noi che hanno risposto alla chiamata nel giro di pochi giorni! La campagna è stata sulle prime pagine dei principali giornali, citata all’interno del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e diffusa via Twitter dal Presidente palestinese in persona. Il Consiglio di Sicurezza discuterà nuovamente la questione questa settimana, ma alcuni governi chiave non hanno ancora preso posizione.
Alti diplomatici hanno dichiarato ad Avaaz che l’opinione pubblica gioca un ruolo chiave per incanalare il sostegno all’indipendenza. Molte persone però hanno la sensazione di non comprendere a fondo la situazione tanto da attivarsi. Avaaz ha prodotto un nuovo breve video, che racconta la vera storia del conflitto. Se saremo in tanti a vedere il video e a firmare la petizione, potremo creare un’ondata di pressione enorme e influenzare così il voto.

Troppo spesso i media non ci dicono veramente quello che abbiamo bisogno di sapere per agire. Quasi 10 milioni di persone stanno ricevendo questa e-mail e potranno guardare questo video. Se lo inoltriamo ora a un numero notevole di persone, DIVENTIAMO noi stessi i media, e possiamo determinare l’opinione pubblica. Clicca in basso per vedere il video, firma la petizione se non lo hai già fatto, e inoltra questa e-mail a ogni tuo contatto, specialmente nei paesi europei ancora incerti – raggiungiamo l’obiettivo di 1 milione di firmatari prima che si tenga l’incontro dell'ONU questa settimana:


Lo scorso mese i Palestinesi hanno presentato la loro dichiarazione d'indipendenza al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Più di 120 paesi li sostengono, ma gli Stati Uniti respingono la proposta e hanno mandato un chiaro messaggio ai loro alleati europei: il sostegno alla legittima dichiarazione palestinese si ripercuoterà duramente nelle relazioni bilaterali. Ora tocca a noi far capire ai principali leader europei che l’opinione pubblica è in favore di questa spinta diplomatica nonviolenta e che dovremmo essere noi la base per le scelte politiche, non importa se questo farà “arrabbiare gli americani”.

Mentre la maggioranza dei palestinesi e degli israeliani vuole la soluzione del conflitto basata sui due stati, il governo estremista israeliano continua ad appoggiare la costruzione degli insediamenti nelle aree contese. E nonostante i ripetuti sforzi, i decenni spesi in negoziati di pace patrocinati dagli Stati Uniti non sono riusciti a frenare le violenze da entrambe le parti e a far raggiungere un accordo.

Proprio adesso questa dichiarazione d'indipendenza potrebbe rivelarsi la migliore opportunità che abbiamo per superare lo stallo, evitare un’altra spirale di violenza e spianare il campo da gioco tra le due parti per favorire i negoziati. La nostra campagna sta esplodendo in tutto il mondo – assicuriamoci che arrivi alle orecchie dei principali leader europei il cui appoggio è di cruciale importanza. Clicca in basso per vedere il video, firma la petizione se non lo hai già fatto e inoltra questa e-mail a ogni tuo contatto – raggiungiamo il traguardo di 1 milione di firmatari:


C’è molta disinformazione sul conflitto israelo-palestinese e molti di noi non se la sentono di partecipare in prima persona. Ma questo breve video spiega la situazione in modo chiaro e può cambiare le cose. In quanto network globale di quasi 10 milioni di persone sparse in ogni paese del mondo, noi abbiamo l’opportunità d'influenzare un voto che potrebbe ribaltare una situazione di decenni di violenza. Tutto quello che dobbiamo fare è condividere questo filmato e incoraggiare le persone che conosciamo a unirsi a questa campagna fondamentale per la pace.

Con speranza,

Alice, Pascal, Emma, Ricken, David, Rewan e il team di Avaaz. 

PIU' INFORMAZIONI:

Battaglia (diplomatica) per la Palestina (La Repubblica)

I palestinesi presenteranno la dichiarazione d'indipendenza all'Assemblea generale dell'ONU, in inglese (Guardian)

Il ministro israeliano: Tagliate tutti i rapporti con i palestinesi, in inglese (Associated Press)

L'ONU chiede a Israele di non costruire nuovi insediamenti a Gerusalemme est, in inglese (Ha'aretz)

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martedì 23 agosto 2011

Politica estera come Prostituzione Bipartisan

Riporto di seguito l'articolo di Furio Colombo apparso oggi sul sito de Il Fatto Quotidiano per le verità che contiene.
Il grassetto nella riga finale è mio.
 r. v.

 Gli smemorati che gli baciavano la mano


Libia: la vicenda che si sta concludendo in questi giorni o in queste ore non si potrà elencare sotto il nome “vittoria militare” o “vittoria politica”. La troveremo alla voce “fallimento”, uno dei più squallidi fallimenti morali e politici della storia moderna. Perché valori come l’onore di un Paese e il valore della vita umana sono stati tranquillamente e formalmente offerti a un dittatore furbo e folle (che tutti conoscevano come furbo e folle) in cambio di danaro e petrolio.

Cominciamo dall’Italia. Esattamente tre anni fa, e in piena consapevolezza delle conseguenze tragiche che sarebbero ricadute su tanti esseri umani (migliaia o decine di migliaia, tra prigionieri senza scampo e morti in mare?) il Parlamento italiano ha ratificato a grandissima ed entusiasta maggioranza trasversale, un trattato di vero e proprio gemellaggio tra Libia e Italia, con pagamento di immense somme da parte dell’Italia, stretta alleanza militare, disponibilità di basi italiane a protezione della Libia, scambi di segreti militari e di alta tecnologia. Intanto l’Inghilterra, truccando sentenze e cartelle mediche, restituiva alla Libia, con tutti gli onori, uno degli assassini di Lockerbie (aereo americano abbattuto da terroristi libici sopra la Scozia) in modo che potesse presenziare alle feste Berlusconi-Gheddafi, mentre aerei militari italiani tracciavano segni tricolore nel cielo di Tripoli (Gheddafi e Berlusconi li volevano verdi come il colore della Jamahiriya ma il comandante delle Frecce tricolori si è rifiutato).E poi c’è stato il celebre baciamano di Berlusconi a Gheddafi, sigillo di affari pubblici e privati felicemente conclusi (non dimenticando il ruolo decisivo “dell’azionista libico” ieri in Fiat e oggi in Unicredit). Cominciano a sbugiardare, uno per uno, i deputati italiani grandi e piccoli, celebri e ignoti, che avevano esaltato nell’aula del Parlamento italiano Gheddafi e il suo tetro regime. A quel punto entra sulla scena politica del Nord Africa in tumulto la Francia, entra l’America, entra la Nato. Berlusconi e Frattini mentono a lungo, fanno gli improbabili pacifisti. Poi sono comandati dentro il conflitto. Offrono le basi già offerte alla Libia e bombardano con gli aerei che avevano fatto festa sopra Gheddafi. Berlusconi e Frattini mentono ancora.Appena due settimane fa, insieme alla Lega, il nobile partito italiano che in Gheddafi aveva trovato un boia per i disperati che tentano di emigrare, avevano parlato di “finire la guerra”, ovvero di sottrarsi al compito assegnato dalla Nato. Adesso, come nelle migliori farse, sono pronti a dire “abbiamo vinto”, senza neppure sapere o immaginare chi governerà e come.Sperano che sia gentaglia, così si potrà firmare subito, “per ragioni storiche” un nuovo trattato di sottomissione, in cambio di danaro, petrolio e vite umane (migranti da affondare). Lo faranno a larga maggioranza trasversale.

Uno, nessuno e centomila


Sei disoccupato/a? Hai speso anni a studiare e ora non trovi lavoro? Stai passando da un lavoro precario ad un altro dello stesso genere da tempo? L'azienda dove lavoravi ha chiuso i battenti e da allora non sei riuscito/a a trovare un altro lavoro sicuro? Ti hanno licenziato, hai più di cinquant'anni e nessuno Ti assume? Stai vivendo una di queste situazioni o conosci qualcuno che le sta attraversando? Vorresti che venisse dato più risalto a questi gravi problemi sociali e che si cercassero assieme delle risposte valide?
Lo vogliamo anche noi di quiudinelibera.
Siamo un gruppo di cittadini informati che vuole cercare delle strade nuove per uscire dalle situazioni difficili del precariato e della disoccupazione, senza nessun secondo fine, nè politico nè di lucro.
Conosciamoci: scrivici all'indirizzo e-mail perilfuturo@libero.it o telefonaci o invia un sms al nr. 380.9016082 e raccontaci la Tua esperienza.
Da soli si può fare poco, assieme invece molto di più.

domenica 21 agosto 2011

Panem et Circenses in salsa friulana

Signori, c'e' la crisi e come la risolve e di cosa si occupa il politico Colautti?
Della partita dell'Udinese! E di installare a costo zero (??) un mega schermo!
Colautti il benefattore
Ebbene, a me sembra che ci troviamo di fronte ad una sfrontata operazione di adescamento popolare, una delle piu' impudenti operazioni di "Panem et Circenses" che si conoscano! (da wikipedia "Per estensione, la locuzione è stata ... usata, soprattutto in funzione critica, per definire l'azione politica di singoli o gruppi di potere volta ad attrarre e mantenere il consenso popolare mediante l'organizzazione di attività ludiche collettive, o ancor più specificatamente a distogliere l'attenzione dei cittadini dalla vita politica in modo da lasciarla solo alle élite.")
Scusate, a parte che vorrei capire come si fa a parlare di costo zero e soprattutto da chi e' finanziata questa associazione "Bianco & Nero", ma qua si fa anche pubblicita' ad una ditta privata con la quale mi piacerebbe sapere quali tipi di rapporti intrattiene il succitato politico.
Del resto, si sa gia', che Colautti non passera' alla storia politica della regione Friuli Venezia Giulia come un politico di razza, ma se sara' ricordato, lo sara' solo per l'esser stato il braccio operativo di Tondo, che lo utilizza, si vede, per fare questo tipo di azioni meschine di tacitazione delle coscienze.
L'unico problema e' che per noi Colautti, non e' a costo zero!
Interessante anche l'atteggiamento del Nostro Amico Honsell, che conscio del fatto, non ha il coraggio, per non ridurre il suo consenso popolare, di distaccarsi dall'iniziativa, ma anzi con nicchiamenti e temporeggiamenti, cerca di ottenerne il massimo della visibilita' in attesa di capire come si buttano i commercianti, ai quali non vorra' mai fare un torto.
Ogni modo, se si fanno questi articoli giornalistici, e se a tutti gli altri va bene cosi', si vede che ai friulani basta questo per chetare lo stomaco che brontola e dimenticare l'insoddisfazione sociale.
Si vede che la crisi non ha ancora toccato il fondo e che l'ignoranza che ci pervade non ha finito di fare il suo corso, se non si riescono ancora a smuovere le coscienze di chi si accontenta di un maxi schermo invece di fare una vita piena e soddisfacente.

Andrea Meneghetti

sabato 20 agosto 2011

Giovani e Friuli. Un talento scomodo: la storia di Thomas Wild Turolo

Davvero emblematica la vicenda di Thomas Turolo, giovane e promettente regista friulano, autore di un interessante documentario sugli effetti devastanti dell'attuale situazione economica nelle vite di coloro che ne sono vittime,  realizzato da lui solo che, con la sua videocamera , ha raccolto varie testimonianze in "presa diretta", partendo da Udine e zone circostanti per spingersi poi sino a Como e Milano, riuscendo a cogliere con rara sensibilità le implicazioni psicologiche di situazioni di uomini e donne, operai ma anche imprenditori e ricercatori, travolti dalla crisi.
Sarebbe stato logico attendersi quantomeno una certa attenzione da parte di chi, persone e rappresentanti di istituzioni anche sindacali, essendo stato da lui contattato, ha avuto modo di visionare l'opera e invece! ma lasciamo che siano le parole dette da Thomas a Quiudinelibera a farci vivere i fatti: 

Mi chiamo Thomas Turolo, sono un regista e film-maker professionista (laureato a Udine) che cerca di sopravvivere in questo momento difficile. 
Ora sto lasciando il Friuli e in un anno o poco più l'Italia credo, ma avrei una proposta interessante che si accompagna a una storia.
Nel  2010 ho terminato un contratto in televisione a Udine (Udinecomunicazione, succursale di Telechiara per il Friuli, gestita dall'API di Udine),  la sede è stata liquidata e le persone sono rimaste a spasso.
Stufo di questa situazione ho iniziato a girare Udine e dintorni con camera alla mano per descrivere la situazione lavorativa, spingendomi sino a Como e Milano, con l'intento di raccontare la psiche delle persone con difficoltà occupazionali.
Il documentario è stato terminato pochi mesi dopo ed è iniziata un'altra brutta avventura (...) In sintesi, dove speravo di poter trovare sensibilità sui temi mi sono visto chiudere le porte in faccia dopo mille parole... Una delusione.
In virtù di questa esperienza negativa Vi propongo di vedere il lavoro e se vi va di utilizzarlo per qualche evento in giro, per attirare persone sui temi di cui vi occupate.

Ecco, è nello spirito di questo nostro tempo cinico e ipocrita insieme la risposta che Thomas ha riscontrato: tante parole, tanti elogi per il suo lavoro e poi un nulla di fatto. Si sa, spesso la Verità raccontata senza schemi di comodo e mostrata nella sua nudità risulta oltremodo difficile da accettare e ancor più da divulgare: l'operaia della GrosMarket che si racconta come una persona senza futuro ( alla faccia dei facili ottimismi di una classe dirigente decerebrata e immorale), l'imprenditore che, dopo anni di lotta per non uscire dal mercato, si ritrova solo e sconfitto ( forse a qualche sindacalista non sembrerà utile far vedere che anche i padroni piangono e che i dipendenti dopo anni di collaborazione gli voltano le spalle senza troppi patemi d'animo), lo scienziato che dopo aver investito molti soldi e molta vita nel suo Paese è costretto a cercare nuovi lidi, il cuoco cinquantenne con famiglia a carico che rimane a piedi ( ma come: non dicono sempre che con un mestiere è impossibile non trovare lavoro?),  tutte realtà che riuscire a mettere assieme come un puzzle per poi presentarle come lo spaccato di vita che veramente rappresentano, oltre che operazione ardua, rischia di apparire come una piaga nel costato per più di qualcuno.
Non è così per noi di Quiudinelibera, che pensiamo, al contrario di quello che si usa dire comunemente, che la verità, anche la più brutta, vale più di tutte le balle di questo mondo.
Certamente, nel prossimo futuro organizzeremo delle serate incentrate sui temi della disoccupazione e della precarietà e volentieri presenteremo l'opera di Thomas Turolo, un documento d'epoca nelle cui immagini e parole si rispecchia tutta l'angoscia e la sofferenza di un'intera generazione.
Intanto, Vi proponiamo il trailer del video di Thomas:

                  Italian Portraits

                                 
Guarda il video su You Tube  



  

L' Era del Cinghiale Bianco

Premetto che del seguente intervento, che riporto pari pari da facebook, non condivido proprio tutto ma apprezzo lo "smalto" dell'Autrice e la Speranza finale.
La scrivente è una signora originaria di Udine che vive già da diversi anni a Catania, che apprezza, pur sentendosi ancora nostalgica della Capitale del Friuli.
 r. v.

Destra e sinistra sono la stessa cosa
 di Sandra Di Gaspero (*)

Destra e sinistra avevano un senso nel '900 quando si opponevano capitalisti e lavoratori. Oggi e, specialmente dopo la caduta del muro, queste sigle puramente identificative di un luogo fisico in parlamento non hanno più motivo di esistere! Siamo tutti lavoratori eccetto i potenti....
Vogliamo tutti le stesse cose!
Abbiamo tutti  gli stessi diritti, i diritti fondamentali dell'uomo, così ben sanciti dalla nostra Costituzione!
Caduto il muro nell' '89, non essendoci più la necessità di una "guerra fredda" tra i due opposti blocchi, si è creata la contrapposizione "Islam-Cristianesimo", Oriente contro Occidente e anche questa pare fallita, perché forse l'uomo è diventato più consapevole!
Allora ecco avanzare lo spettro della "crisi" e tutto per mantenerci "Schiavi" soggiogati ad un potere occulto e potentissimo contollato anche o soprattutto dalle "Mafie Globali"!
Un potere finanziario sovranazionale è a capo di tutto questo e lo scopo è "mantenere i privilegi dei potenti" perché il popolo non prenda coscienza fino in fondo del "suo potere".
Perché ci dovrebbe essere la crisi?
In fondo la Cina e l'India, i paesi più popolosi dell'oriente, si sono arricchiti, sconfiggendo la miseria, la fame e l'ignoranza!
E, allora, perché dovremmo regredire invece che progredire?
Non c'è forse un disegno volto a controllare tutto questo per impedire il passaggio dalla "democrazia elettiva" alla "democrazia diretta", alla vera sovranità del popolo finalmente!
I potenti del mondo, non ben identificabili con persone fisiche, una sorta di "Grande Vecchio", del quale  timidamente si ipotizzavano disegni eversivi ancora a partire dal  '68, hanno paura!
Hanno paura che gli schiavi spezzino le catene, che gli uomini si riprendano in mano la propria vita e che, ormai consapevoli dei putridi inganni cui sono stati sottoposti per millenni, dagli Stati e dalle Chiese, alzino la testa e, orgogliosi del proprio potere, impongano finalmente la "Democrazia Diretta", in cui ognuno può governare la "polis", con le proprie proposte...di buon senso!
E' il Governo di Pericle che Tucidide acclamò primo cittadino di Atene, il governo dell'Età dell'Oro.
In quel periodo rifiorì la cultura, si promuovettero tutte le Arti, furono creati moltissimi "capolavori" che ancora oggi ammiriamo!
E' il periodo dell'età dell'oro, l'"Era del Cinghiale Bianco" che l'illuminato Battiato canta in una meravigliosa canzone del '79.
Anche Pericle fu chiamato "populista" dai suoi detrattori, ma tant'è..l'invidia c'è sempre stata!
Noi "possiamo" perseguire questo obiettivo e, anzi, oserei dire "dobbiamo farlo" per non soccombere, moderni schiavi con il cellulare in tasca, che controlla ogni nostra mossa!
Bisogna "prendere coscienza", unirsi tutti, abbandonando i giochi di potere e saper usare il web con intelligenza!
E potremo cantare, liberi, "L'Era del Cinghiale Bianco" sapendo finalmente cosa vuol dire!

  

Italia: 29 miliardi di euro per gli armamenti


MARINO (PD): "ABBIAMO INVESTITO 29 MLD DI EURO PER GLI ARMAMENTI E TAGLIAMO SULLA SANITA': LA GENTE DEVE SAPERLO"


(ASCA) - Roma, 17 ago - ''Tagli alla difesa, non alla sanita'''. Cosi' il senatore del Pd, Ignazio Marino, intervistato da '24 Mattino Estate' su Radio 24. ''Abbiamo investito 29 miliardi di euro in 121 aerei da caccia, 131 F-35 caccia bombardieri, e 100 H-90 che sono elicotteri da combattimento'', ha denunciato. ''Anche Angela Merkel ha tagliato gli investimenti su queste macchine da guerra, quindi - ha domandato Marino - perche' non possiamo farlo anche noi e investire di piu' in sanita' e ricerca?''.

Il senatore del Pd ha criticato il Governo per misure contenute nella misura correttiva. ''Si chiede di fatto ai cittadini di pagare una tassa in piu' nel momento in cui vanno in pronto soccorso e nello stesso momento in un'altra area strategica della vita del nostro paese, che e' la difesa e il lavoro delle nostre truppe all'estero, spendiamo circa un miliardo e mezzo di euro all'anno e non abbiamo toccato neanche di un euro gli investimenti in armamenti''. Questo, ha concluso, ''e' qualcosa di cui tutti dobbiamo essere consapevoli''.


Friuli: situazione economica e commenti dei locali

Amici di Quiudinelibera, in questo post Vi riporto due lettere pubblicate nei giorni scorsi dal Messaggero Veneto, una del 17 agosto a firma di Livio Braida di San Giovanni al Natisone e l'altra del 10 dello stesso mese di Laura Lai di Tolmezzo.
Sono entrambe espressioni di una criticità piuttosto amara verso l'attuale stato delle cose nei settori del lavoro e dell'economia, con particolare riferimento alle nostre zone nello scritto di Laura Lai, e più in generale, con un'accento sulla precarietà del lavoro oggi, nella lettera di Livio Braida.
  r. v.

Il lavoro a chiamata è un'ingiustizia sociale
 di Livio Braida

La rubrica del Messaggero Veneto del 29 luglio riporta un intervento dell’Ordine dei Consulenti del lavoro di Udine sul tema del primato statistico dei voucher del Friuli Venezia Giulia, relativi al “lavoro occasionale accessorio”. Se spostiamo la questione dal piano statistico o da quello del diritto del lavoro, a quello del diritto costituzionale o a quello semplicemente “umano”, la prospettiva tuttavia cambia: dalla celebrazione di un “primato” si passa a quella di un funerale. Infatti un lavoro “occasionale” vuol anche dire fortuito, casuale. Allo stesso modo “accessorio” significa ciò che si accompagna a qualcosa di principale e necessario. Già associare il lavoro ai concetti di “caso” e di “marginale” di per sé mette i brividi. Ma stiamo al dunque. Or bene, se prendiamo il campo dei giovani di cui si parla nell’articolo, studenti in particolare, che durante l’estate possono usufruire dei voucher a 7,50 euro netti per buono, qualcuno potrebbe esprimere soddisfazione. A otto ore il giorno per 5 giorni, un giovane potrebbe guadagnare 300 euro la settimana, che fanno 1200 euro il mese. Se tuttavia il sistema dei voucher si estende agli adulti; se copre ore di “lavoro nero”, come accade di norma con i lavori stagionali (a quanto pare per nulla monitorati, per ammissione degli stessi interessati, riluttanti però a sporgere denuncia, per timore di perdere quel poco che già hanno); se questo stesso sistema significa “lavori a chiamata”, che possono arrivare o no, che possono inchiodarti a lungo nell’ozio a casa, o spremerti in azienda quando servi, in un concentrato di fatica; se tutto questo accade, si può dire che siamo al capolinea della società del lavoro, dunque al suo funerale. Non so se per fortuna o per merito, mi trovo oggi a godere di un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Ciò è accaduto fin da giovane e mi ha permesso di programmare un minimo la mia vita: relazioni umane, aggiornamento culturale, salute, acquisti, vacanze. Ebbene, malgrado ciò, il declassamento del ceto medio di questi anni ha fatto di noi dei working poors, dei lavoratori poveri. Il nostro stipendio è borderline, alle soglie della povertà relativa: basta un incidente d’auto, un dentista, una qualsiasi spesa d’emergenza a farci precipitare al di sotto di questa soglia, e contare l’ultimo euro per arrivare a fine mese, o impiccarci col consumo a debito. Se ciò è vero per quel che ci riguarda, come possiamo allora valutare i lavoratori a chiamata, quelli stagionali, i precari e così via, quelli di cui oggi tanto si parla, ma per i quali poco si fa? A mio avviso è bene chiamarli per quel che sono: un misero sottoproletariato, dei potenziali homeless, cui solo i sacrifici delle famiglie che li ospitano possono offrire un tetto e una maschera di dignità umana. Il “lavoro a chiamata”, a mio avviso, è una autentica ingiustizia sociale, una vera forma di semischiavitù. Infatti il lavoro non si misura in numeri, non è solo denaro, né deve farci sentire dei tappabuchi: è una attività essenziale non alla sopravvivenza, ma alla vita: è necessaria a creare, a relazionare, a crescere umanamente in una collettività, e a far crescere l’impresa come una seconda famiglia. Come la mettiamo se il lavoro è precario, sottopagato, “a singhiozzo”? Non riuscirò mai, in questo mondo, a realizzare con continuità le mie capacità di homo faber, non coltiverò relazioni umane proficue con i colleghi: soprattutto finirò per disprezzare l’impresa di cui ho bisogno, ma che mi tratta così, come, appunto, qualcosa di “occasionale e accessorio”. Ammettiamo pure che la mia vita sia qualcosa di occasionale, un divenire che non ha né scopo né fine: beh, di certo non accetterei fosse anche accessoria! Siamo nati per essere protagonisti nella nostra vita, non nel senso patetico, che vuole la “società dello spettacolo”, ma per persone che hanno il diritto di realizzarsi nei limiti di quello che possono dare. Ce lo hanno insegnato tutti, dal Cristianesimo, al Liberalismo, al Marxismo. Ora siamo al capolinea: sembra che nemmeno questa possibilità ci sia concessa. Così al telefono aspettiamo qualche elemosina, “occasionale e accessoria”, che prolunghi la nostra agonia.

Le difficoltà di una diplomata in chimica
 di Laura Lai

Leggendo l’articolo pubblicato il 28 luglio scorso dal Messaggero Veneto, a proposito del lavoro nel settore chimico, emerge, a quanto vien detto, che l’offerta di lavoro supera la domanda. Ora mi viene da chiedere, vista la mia esperienza: dove sono tutte queste opportunità di lavoro per chimici in Friuli? Io non ne ho trovato e non lo trovo. Mi sono diplomata all’Isis Solari di Tolmezzo nel corso per tecnici delle industrie chimiche-biologiche e sono stata a casa un’anno prima di trovare lavoro in un laboratorio di analisi a Udine al quale, per mia fortuna, non interessava se io avessi una laurea in chimica o esperienze nel settore. Già perchè, in questo settore e nella maggior parte delle aziende, cercano personale che abbia già esperienze e con laurea, quindi la ricerca si fa sempre più ardua. In più, penso di parlare per la maggior parte dei ragazzi che vivono in Carnia e che hanno conseguito un diploma in chimica, da noi quassù non c’è nessun tipo di azienda che si avvicini almeno un po’ alla chimica, ci sono due laboratori di analisi che però non possono assumere perchè troppo piccoli e per la carenza di lavoro. Le cartiere invece se assumono tecnici chimici prendono solo personale maschile per via del trasporto dei campioni. Di tutti i ragazzi che conosco diplomati in chimica all’Isis Solari di Tolmezzo, si possono contare sulle dita coloro che sono riusciti a trovare lavoro nel settore della chimica; io ero tra questi fortunati sino a poco tempo fa ora sono in disoccupazione e non riesco a trovare lavoro in questo settore particolare. Se si vuole lavorare si è obbligati a trasferirsi! So che bisogna fare dei sacrifici e bisogna spostarsi, io l’ho fatto, ma sarebbe ora che le aziende del settore chimico e/o simili che tanto cercano i tecnici o periti chimici, investano non solo verso la Bassa, ma anche qua da noi in Carnia o comunque nella zona pedemontana e avviassero qualche azienda in modo da dare lavoro a tutti i ragazzi che escono dalla scuola con diploma in chimica, perchè molti di noi non hanno la possibilità di trasferirisi o semplicemente perchè non vogliono lasciare la Carnia che ormai sta incominciando a essere dimenticata.

Chiesa e privilegi

Da Il Fatto Quotidiano di giovedì 18 agosto 2011

Tasse, i "santissimi" privilegi del Vaticano
 di Caterina Perniconi

Alberghi, bus e turismo religioso: le attività della Santa Sede esentasse costano allo Stato fino a 3 miliardi l'anno. La denuncia dei Radicali: "Non vogliamo l'ici per le chiese, ma se vogliono fare gli imprenditori allora paghino le imposte come tutti"
Alberghi di lusso con terrazze sulla Capitale, società che organizzano viaggi per i turisti della fede, scuole e ospedali. Tutto esentasse o quasi, grazie ai privilegi di cui gode il Vaticano. La denuncia del segretario dei Radicali italiani, Mario Staderini è chiara: con qualche ritocco alle esenzioni della Chiesa cattolica, lo Stato potrebbe risparmiare fino a 3 miliardi l’anno. Nel mirino del partito radicale, Ici, Ires e 8 x mille.

La legge istitutiva dell’Ici aveva previsto precise esenzioni per gli immobili destinati al culto e ad usi “meritevoli” (come le attività assistenziali, didattiche o ricreative). Nel 2004, la Cassazione ha dovuto precisare che tale dispensa poteva essere applicata solo fino a quando nell’immobile fosse esercitata in via esclusiva una delle attività “meritevoli”. Nel 2007 fu bocciato un emendamento socialista che proponeva di abbattere l’Ici per gli immobili della Chiesa adibiti a scopi commerciali e grazie a un provvedimento del governo di centrosinistra, adesso basta che non siano “esclusivamente dedicati” al commercio. Quindi sono ancora migliaia gli istituti religiosi in Italia che non pagano questa tassa, convertiti in veri e propri alberghi. E non solo. Basta un chiostro dedicato alla preghiera e qualsiasi immobile o attività può dirsi salvo dalla tassa. A pagare, secondo l’Associazione nazionale dei comuni italiani, sono meno del 10 per cento di chi dovrebbe farlo, con un danno erariale di circa 500 milioni l’anno. Il caso che ha fatto più volte parlare è il convento delle suore brigidine, nella storica cornice di piazza Farnese a Roma, diventato uno degli hotel tra i più gettonati dai turisti stranieri. “Per non parlare dell’incompiuto del Bernini a Trastevere – racconta Staderini – dato in concessione a una catena alberghiera che l’ha trasformato in una residenza 4 stelle, Villa Donna Camilla Savelli”.

Tra i privilegi a cui il Vaticano non rinuncia e che i radicali contestano c’è anche l’abbattimento dell’Ires del 50 per cento nei confronti degli enti di assistenza e beneficenza. Per arrivare al contributo dell’8 x mille del gettito Irpef dei cittadini, che supera i 900 milioni l’anno, e viene usato per il sostentamento dei sacerdoti, per interventi caritativi in Italia e nel terzo mondo, per le iniziative nelle diocesi e la nuova edilizia di culto.

“Noi non pretendiamo di rimettere l’Ici sulle chiese – spiega ancora Staderini – ma almeno sulle attività commerciali. Lo Stato, in un momento di crisi come questo potrebbe risparmiare fino a 3 miliardi l’anno e il Vaticano pagare con i profitti ricavati dalle attività come tutti gli altri imprenditori”.

Il turismo religioso viene valutato dai radicali un giro d’affari da 4,5 miliardi euro l’anno solo in Italia (e considerando esclusivamente i servizi di carattere ricettivo e di trasporto). Sono 35 i milioni di turisti che ogni anno partecipano ad attività di turismo di carattere religioso nel nostro paese, il 30 per cento dei quali viene dall’estero, impegnando 120.000 camere, pari al 15 per cento della capacità ricettiva nazionale. In Italia ci sono oltre 200 mila i posti letto gestiti da enti religiosi, per un totale di 3.300 indirizzi, con circa 55 milioni di presenze ogni anno.

Ma gli alberghi non sono l’unica fonte d’introito da turismo per la Chiesa cattolica. L’Opera romana pellegrinaggi, “un’attività del Vicariato di Roma, organo della Santa Sede, alle dirette dipendenze del Cardinale Vicario del Papa”, come si legge nel sito di presentazione, organizza da 75 anni tour per i pellegrini da e per tutto il mondo. Quasi esentasse, nonostante una sede in pieno centro a Roma, in via dei Cestari, e i 7 pullman gialli a due piani che imperversano nelle vie della Capitale, alla cifra di 18 euro a passeggero, noti alle cronache per la denuncia da parte dei lavoratori che venivano pagati in nero.

Il meccanismo, raccontato da Valeria Pireddu, una hostess dei bus di “Roma cristiana” al programma Le Iene, era semplice: lei prendeva un euro su ogni biglietto venduto, quindi non era assunta dal gruppo ma in pratica una libera volontaria. In teoria, invece, avrebbe dovuto emettere fattura anche per i 30-40 euro al giorno guadagnati. Che le avrebbero permesso trasparenza, contributi, ferie, maternità. Naturalmente non compresi nel lavoro che le era stato affidato.

“L’appiglio di Opr alla deroga derivante dai Patti Lateranensi relativa al servizio di trasporto è palesemente non corretto – conclude Staderini – in primo luogo perche le garanzie previste dalla citata legge fanno riferimento ai soggetti che si recano nella Città del Vaticano per finalità religiose, mentre non comprendono le attività di carattere commerciale quale il servizio di trasporto di linea turistica Roma Cristiana. Poi perché il servizio opera sul territorio della città di Roma e solo incidentalmente lambisce il Vaticano, al pari delle altre linee di bus a due piani, di cui ripercorre i percorsi e le fermate”.


venerdì 19 agosto 2011

Ancora sulle lobby: commento di Sara Sanviti al post " Lobby riconosciute dalla Regione"


A livello nazionale esiste già una "prassi" di valutazione della normativa in vigore: si chiama verifica dell'impatto della regolamentazione (VIR) ed è stata istituita con la legge n. 246/2005. Insomma, sempre una "figlia" della "destra italiana contemporanea" (DIC). Non ho mai trovato il tempo di approfondire questo argomento, pertanto non saprei esattamente esprimere, seppur brevemente, i criteri di valutazione degli impatti.
Ad ogni modo, la proposta regionale che viene descritta in questo post (v.), mi sembra davvero grottesca, per non dire che sarebbe l'ennesima manifestazione della sfrontatezza con cui la destra "legalizza" (come ha scritto l'autore del post) le sue pratiche palesemente scorrette e contrarie allo spirito di imparzialità che dovrebbe contraddistinguere l'intera attività amministrativa, compresa quindi quella di fare le leggi.Resto così dell'idea che l'applicazione dei criteri di Agenda21 restino ancora i più efficaci. Voglio però puntualizzare che la sinistra non è diversa: fa le stesse cose, ma non le legalizza e compie i suoi misfatti di nascosto, perché preferisce far credere che siano sempre gli altri, a farle. Preciso che mi esprimo con cognizione di causa: per me che mi occupo di problematiche di igiene ambientale (acque, rifiuti, emissioni), negli ultimi 20 anni circa non ho assolutamente percepito la benché minima differenza tra il comportamento dell'una e dell'altra (destra e sinistra).E voglio aggiungere, sempre esprimendomi con cognizione di causa, che in questa Regione non esiste una suddivisione in lobby, ma una vera e propria organizzazione mafiosa, unica e compatta, che si è costruita linguaggi e regole che addirittura sconvolgono le leggi della fisica oltre che essere un affronto alla decenza e, ovviamente, inibiscono lo sviluppo di qualsiasi spinta democratica. Ho sempre sentito dire che "la conoscenza è potere" e ho sempre assistito a pratiche contrarie alla vera trasparenza, quella che potrebbe permettere alle persone di effettuare scelte consapevoli e quindi di essere LIBERE.

 Sara Sanviti (*)


Tutti gli altri pagano: perché Loro no?


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mercoledì 17 agosto 2011

LOBBY RICONOSCIUTE DALLA REGIONE


Si sa che il Friuli Venezia Giulia è considerata una regione-tester, tuttavia non mi sarei aspettato di leggere un articolo come quello a firma di Antonella Lanfrit su Il Gazzettino di martedì 9 agosto, recante il titolo: Friuli, porte aperte alle lobby. Scrive di seguito la giornalista: " Lobby riconosciute per legge, perché i portatori d'interesse pubblico agiscano alla luce del sole e possano contribuire a produrre norme attuali ed efficaci. Vista dalla parte dei cittadini, un'iniziativa perché tutti possano sapere chi ha voluto una legge, quali siano i costi che essa comporta e gli effetti che produce. Sono questi i contenuti di un provvedimento normativo cui sta pensando il Pdl del Friuli Venezia Giulia che, anticipa il coordinatore regionale Isidoro Gottardo, a settembre presenterà una proposta di legge in materia. S'intitolerà " Norma sulla trasparenza legislativa e regolamentazione delle attività di rappresentanza degli interessi" ( il grassetto è mio, ndr ) e, nelle intenzioni, si aggiunge alle tre proposte di legge depositate in Consiglio regionale dal partito nei giorni scorsi per tagliare i costi della politica "che si contengono e si monitorano anche garantendo trasparenza ed efficacia all'attività legislativa" sottolinea Gottardo, riassumendo il senso di un documento che, se arriverà in porto, farebbe del Friuli Venezia Giulia una regione apripista nella regolamentazione degli stakeholders (v.)
In Italia l'idea non è nuova, anzi. E' dalla fine degli anni Settanta che in qualche ambiente si va auspicando un simile provvedimento, ma di fatto non è mai stato attuato. 
Da qui l'idea del Pdl di cominciare in ambito regionale, con lo stesso Gottardo, tra l'altro deputato del partito, che al testo ha lavorato in prima persona. Al centro dell'attenzione i portatori d'interesse pubblico, "siano essi rappresentanti di categorie economiche, di professionisti, persino i giovani", esemplifica. Per portarli a lavorare in piena evidenza, l'idea è quella di "creare un registro". Iscrivendosi nell'elenco, "hanno diritto ad accedere agli atti legislativi nel loro formarsi e di apportare proposte emendative, da concretizzarsi in emendamenti a disposizione dei consiglieri regionali".
Nell'ottica del Pdl, in questo modo si "può migliorare la qualità delle norme; favorire l'attualità dei provvedimenti con il contributo di tutti coloro che hanno interessi pubblici; rafforzare l'efficacia delle leggi". Un modo, inoltre, "per assicurare la trasparenza degli interventi sui documenti". Ma è sull'aspetto dei costi che Gottardo pone ulteriormente l'accento: " Tutti devono sapere chi ha voluto una determinata legge, per quali finalità e quali oneri essa comporta. Debbono risultare trasparenti i suoi effetti perché in questo modo è possibile anche una valutazione migliore della sua efficacia".
Il testo, assicura il coordinatore pidiellino, è già pronto e sarà depositato in sede di Consiglio regionale ai primi di settembre."


Certamente, per poter esprimere un parere meglio argomentato sarà necessario conoscere il contenuto della proposta nei dettagli, tuttavia mi lasciano perplesso le motivazioni addotte da Isidoro Gottardo per sostenere la validità di questa legge.
Mi sembra inutile affermare di voler evitare mazzette e bustarelle a destra e a sinistra se poi...le si legalizza!
In una società davvero democratica e socialmente matura non servono gruppi di pressione (v.) ma un confronto serio e il più possibile sereno tra le parti in causa, tenendo sempre come riferimento imprescindibile il rispetto dei Diritti del Cittadino.
Di più, si veda l'esito nefasto sulle scelte politiche e sulla vita sociale risultato della preponderante presenza delle lobby finanziarie americane ed europee in seno ai parlamenti (v. qui e qui ) e della loro influenza sui decisori pubblici.
Mi farebbe piacere conoscere l'opinione dei Lettori sull'argomento e, per ulteriori aggiornamenti, ne riparleremo a settembre.

 r. v.